Capitolo 38

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Jungkook si svegliò nel primo pomeriggio, in una delle camere profumate alla vaniglia dell'attico di Taehyung. Sbuffò, seppellì il volto nel morbido cuscino e, ringraziando i suoi hyung per non averlo svegliato facendo troppo rumore, pensò alle parole confuse dei suoi amici la sera precedente, parole che quasi non ricordava ma di cui il senso generale continuava a martellargli nella testa provata dalla notte passata quasi interamente sveglio.

Confessarsi. Andare da Yoongi e, come se ce ne fosse ancora bisogno, rendere manifesti i propri sentimenti, dichiararsi. La cosa che però né Taehyung né Jimin sapevano era quanto conoscessero il reciproco amore, e quanto l'idea che il castano si fosse proprio innamorato di lui lo facesse sentire in colpa, tra tutti i ragazzi con cui avrebbe potuto avere a che fare, di certo migliori di lui.

Non doveva confessarsi, doveva semplicemente ammettere di essere uno stupido, di chiedergli se avesse davvero la forza di lottare con lui, per loro, se non fossero solo parole sussurrate ad un ragazzo che si credeva addormentato ma se potessero diventare anche fatti, certezze. E doveva chiedere scusa, implorare il perdono di una persona che, benché cercasse di difendere, stava già facendo soffrire così tanto. Quanto lo avrebbe fatto soffrire, si chiese stringendo il cuscino al petto, se fossero stati insieme?

Troppo, dannazione. Possibile che i suoi amici non capissero che lui lo voleva solo proteggere?

Emise un verso di pura frustrazione, stringendo il lenzuolo sotto di sé, ma si immobilizzò non appena sentì la porta aprirsi.

«Kook, sei sveglio principino?» lo prese in giro Jimin, entrando a passi misurati nella stanza. «Come stai? Senti tanto il post sbornia?» domandò con interesse, sedendosi sul bordo del letto.

«Uno schifo. Non posso seppellirmi qui? È morbido...»

Il biondo rise, scompigliandogli i capelli in un gesto fraterno. «Assolutamente no! Non puoi stare qui a dormire, soprattutto perché tra poco io e Tae ti porteremo a riprenderti il tuo uomo.»

«Cosa cazzo...?» sebbene il tono fosse confuso, si tirò su di scatto, allarmato dal fatto che nel discorso fosse apparso Yoongi. «Cosa cazzo c'entra, lui?» perché non potevano semplicemente tenerlo fuori dalla sua vita? Si sarebbe distrutto ancora per un po', poi avrebbe cercato di guarirsi le ferite da solo, ma tutto sarebbe passato, nessuno si sarebbe più ricordato del fatto che lui amasse qualcuno.

«Meno tempo fai passare più probabilità ci sono che non lo adocchi qualcun altro. È un bel tipo, e lavorando in un posto affollato come una caffetteria chi sa cosa potrebbe succedere...»

«Vaffanculo.» borbottò Jungkook, dandogli uno spintone al quale Jimin rispose con una risata. «Non fare apprezzamenti su Yoongi, so già quanto sia unico, cazzo. Non posso rovinarlo...»

«Vatti a fare una doccia, bambino geloso, ché puzzi come non so cosa. E, fattelo dire, anche così lo stai rovinando, Kook. Non è vero che se ami qualcuno devi lasciarlo andare, se lo ami devi tenertelo stretto, perché da lui deriva la tua felicità. Quindi, ti prego, smettila di distruggerti pensando che non te lo meriti o che potresti fargli del male, Yoongi è forte, e credimi se ti dico che non saranno di certo degli stupidi commenti omofobi a spaventarlo. Tu lo ami, Kook...»

«Hyung, io... da che parte si comincia? Cosa devo fare? Come? Rovinerò tutto, lo so... hyung, ho paura.» ammise prendendosi il volto tra le mani, vergognandosi di quelle sue sensazioni. Ma lì non era Jeon Jungkook, il figlio del famoso Jeon, il modello acclamato a livello mondiale.

Lì era Jungkook, era un ragazzo di vent'anni che non aveva ancora mai amato, troppo spaventato dai giudizi del mondo, che stava chiedendo consigli al suo migliore amico, ad un migliore amico che gli mise un braccio attorno alle spalle prima di stringerlo in un abbraccio caldo e sincero, che non avrebbe fatto altro che bene alla sua anima tormentata.

Gold - {Yoonkook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora