Capitolo 42

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Iniziò come un bacio semplice, dolce, pieno di gratitudine. Un contatto di labbra quasi bambinesco, confuso ed impacciato a causa del troppo entusiasmo, della foga di Yoongi. Fu Jungkook, dopo aver messo le mani sui fianchi del castano per stringerlo meglio a sé, ad occuparsi di quel bacio, a trasformarlo in qualcosa di più calmo e tranquillo, pieno però dei medesimi sentimenti.

C'erano le lacrime sulle labbra di Yoongi, lacrime di gioia, lacrime che avevano un sapore diverso da quelle di dolore, lacrime che fecero sorridere Jungkook dopo quel semplice e dolce contatto, dopo quello sfiorarsi timoroso, così accennato da non sembrare reale, tanta era la paura che, se quel bacio si fosse trasformato, se lo avessero approfondito come entrambi i loro cuori chiedevano, non sarebbero stati in grado di contenere le emozioni, i sentimenti che provavano, quella tempesta irrazionale che non era terminata, bensì si era solo arrestata, una quiete temporanea e fragile, spezzata persino da quel bacio tanto imperfetto ed impetuoso quanto perfetto e desiderato.

Avevano passato due soli giorni lontani, separati, due giorni che per Yoongi erano stati l'inferno materiale, concreto, l'essere intrappolato sul fondo di un abisso che per anni aveva cercato di prenderlo prigioniero, senza alcuna vita di uscita se non la morte. Per Jungkook, invece, si era trattato della distruzione del suo animo, demoni che divoravano quell'anima che il castano era stato capace di schiarire, alleggerire, demoni che lo soffocavano, stringendogli la gola fino a non farlo respirare, togliendogli l'appetito, la tranquillità, ogni forma di fiducia in se stesso e negli altri.

Avevano passato due soli giorni lontani, ed in quei due giorni il modello aveva avuto così tanta paura di dimenticarsi la sensazione del corpo dell'altro sotto le sue mani che strinse i suoi fianchi forse troppo forte, prima di portare una mano ad accarezzargli dolcemente la guancia, accertandosi che quello in braccio a lui fosse davvero il suo angelo.

«Hai visto che ci avrei pensato io?» sussurrò con un ampio sorriso. E sussurrò perché non c'era tono di voce migliore di quello per un momento tanto delicato, un momento in cui tutto sembrava fermo, immobile, la fotografia di un perfetto istante che comunicava amore.

Il pianista non rispose neanche, non a voce, gli occhi traboccanti di sentimenti troppo profondi ed ampi per poterli contenere dentro un corpo tanto fragile e magro, sentimenti che esplosero facendolo agire nuovamente in modo impulsivo ed irrazionale, un bacio che il corvino questa volta era pronto a ricevere, che cambiò ogni singola cosa.

Fu come il primo bacio. Si scoprirono con attenzione, timore, un po' di impulsività sempre contrapposta alla calma forzata con cui cercavano di comportarsi per non rovinare quel momento fin troppo prezioso, un lungo discorso che entrambi erano tanto codardi per poterlo pronunciare a parole. E non gridarono, non si urlarono addosso di amarsi, non ancora, erano ancora troppo spaventati, Jungkook da un rifiuto, Yoongi dall'essere allontanato un'altra volta, bensì si baciarono fino a rimanere senza fiato, assuefatti da quel contatto, dipendenti da quel gesto di cui in quei pochi giorni erano andati in astinenza e di cui si nutrirono, riempirono gli animi come disperati, disperati che si calmarono grazie alla reciproca presenza, a quell'abbraccio, a quelle carezze, a quelle grida silenziose che avevano riempito le loro orecchie fino a renderli sordi di niente che non fossero le rispettive preoccupazioni, richieste, necessità, amore.

«Jungkook...» bisbigliò Yoongi sulle sue labbra, ancora unite alle proprie, gli occhi socchiusi, le mani allacciate dietro al collo del modello, che lo stringeva di rimando, così vicini che ad ogni respiro agitato i petti si sfioravano, respiravano insieme la medesima aria piena di attese e preoccupazioni.

Il corvino non ebbe bisogno d'altro per comprendere cosa ci sarebbe stato dopo. Aveva cercato di allontanarlo per tanto, troppo tempo, in un modo o nell'altro aveva fallito ogni volta procurando sempre più dolore all'unica persona che avrebbe solo voluto proteggere, ma il gesto che sarebbe seguito, ciò che sarebbe successo dopo, avrebbe negato ogni possibilità di allontanarsi un'ultima, terribile volta. Non ci sarebbe più stato nessun Jeon Jungkook, non sarebbe più stato solo, invulnerabile, ci sarebbe stato quel ragazzo dai capelli castani ad essere la sua più grande debolezza, tutto ciò che avrebbe dovuto proteggere, per cui avrebbe dovuto lottare.

Gold - {Yoonkook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora