. ๑✧˙ soulmates (i do remember)

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Se non fosse stato per la luna piena, nessuno sarebbe stato capace di condurmi in questo posto. Era da anni che non ci mettevo piede, ma l'ho sempre ricordato in ogni suo dettaglio.
Non c'era bisogno di tornare qui prima. Il momento è arrivato, ed è solo ora. Sento che è li, che mi sta aspettando, ma non do peso a quella presupposizione.
Il mare è calmo questa notte, le onde si infrangono gentilmente sulla sabbia creando un'atmosfera dolce e malinconica; sembra una materializzazione della mia mente. Stupide leggi dell'universo.
Vorrei non dover trovare sempre un significato dietro agli eventi a cui assisto.
Guardo il mare e l'unica cosa che riesco a fare è ricordare, ricordare quella sera di primavera, quel venticello fresco, quella ragazza dai capelli d'oro.
Le mie mani sono strette attorno alle mie ginocchia, forse per abbracciarmi e farmi sentire meno piccola in questo mondo, forse semplicemente per abbracciare il passato e lasciare che torni a far parte di me.
Vorrei potermi catapultare in quelle nottate, ma l'unica cosa che mi è concessa fare ormai è ricordare. E finchè la mia mente me lo concederà, io lo faró sempre.

Se chiudo gli occhi riesco quasi a percepire l'aria salmastra di quella sera, la hit dell'estate dei primi anni 2000, l'eco prodotto dalle voci dei miei coetanei.
Ero invasa da una sensazione strana, come se qualcosa di importante stesse per accadere a mia insaputa in qualche posto nel mondo. Stavo aspettando qualcosa, senza sapere che cosa.
Qualcosa mi aveva portata ad allontanarmi: non mi piacevano le feste e tantomeno i posti affollati. Preferivo rimanere in riva al mare, ammirare la sua immensità, lasciarmi cullare dai suoi suoni. Ero incantata dalla luce della luna riflessa sulle onde, dall'atmosfera magica creata dalle stelle che fungevano da perfetta cornice a quel quadro che avrei tanto voluto riprodurre su tela.
Poi, dei passi. Ero parecchio distante dalla festa, immersa nell'oscurità, chi avrebbe potuto cercarmi lì? Mi voltai pensando di trovare il volto delle mie amiche con sopra stampata un'espressione di rimprovero, ma quello che invece incontrai furono invece un paio di occhi curiosi, vivaci, dolci.
Non conoscevo quella ragazza, ma ero sollevata dal fatto che anche lei, come me, non dovesse amare molto le feste e volesse ammirare la vena poetica dell'acqua e di quel cielo colmo di risposte a domande che non pensavi ti saresti mai posta.
La ragazza si sedette al mio fianco: stessa posizione, una felpa blu con la cerniera aperta lasciava intravedere una maglietta scollata, dei bracciali al polso.
Rimasi a fissarla per qualche istante, poi decisi che avrei posato lo sguardo sulle conchiglie a terra vicino a noi nella speranza di trovare qualcosa da dire per non rovinare il momento.
'È bello qui' aveva rotto il silenzio lei. Il suo accento lasciava intendere che non fosse originaria degli South Shields.
'Non trovi? Oggi il mare è più affascinante del solito. Ti attira, ti attrae, ti persuade, ti conquista' le avevo fatto notare.
'Hai ragione. Il mare mi ha sempre affascinato. Il modo in cui si scontra sulla riva senza badare a dove andrà a finire, che cosa andrà a colpire. Non trovi che sia così infinito da dare la sensazione di non avere un punto di arrivo? È sempre in viaggio, sempre in movimento'
La guardai voltando il viso nella sua direzione. I suoi lineamenti erano dettati, aveva uno sguardo vispo, a tratti sfuggente. I capelli le ricadevano sulle guance.
Era immersa nella contemplazione di quella vista mozzafiato; e forse lo ero anch'io.
'Non ci ero mai venuta prima' confessó poi, dando vita ad uno scambio di battute.
'Sei nuova di qui? Non ti ho mai vista in giro'
'Mi sono appena trasferita. Prima abitavo nel nord'
Questo spiegava i suoi lineamenti dettati e l'accento stretto.
'Come ti chiami?' le chiesi curiosa.
'Perrie Louise. Ma tu puoi chiamarmi Perrie'
'Non avevo mai sentito questo nome su una ragazza prima'
Lei rise, divertita dalla situazione 'In effetti, nemmeno io'
'Io sono Jade Amelia. Ma puoi chiamarmi Jade'
Ricordo come cercai di non far suonare la mia pronuncia troppo geordie e farmi capire, ma il mio uscí come il solito Jeed che rifilavo a tutti.
'Jeed?' sorrise lei accigliandosi.
'Jade, puoi chiamarmi Jade' dissi scandendo la parole questa volta.
'Si, lo avevo capito' ridacchia lei 'È solo che eri buffa mentre ti sforzavi di pronunciarlo bene per me'
Silenzio, ancora. Silenzio pacifico. Silenzio assordante. Silenzio infinito. Sguardi fugaci che percorrevano la distanza tra me e lei, un sorriso, e poi un altro. Ancora silenzio.
'A cosa pensi?' chiese poi Perrie 'Non sei di molte parole'
Era il suo modo non troppo offensivo di dirmi che ero noiosa? Non di compagnia?
Alla tua bellezza, avrei dovuto risponderle, ma sarebbe stato strano.
'Al fatto che le mie amiche si staranno chiedendo dove sono'
'Sarebbe un problema farti trovare qui con me?' Quella domanda mi fece riflettere.
'Non credo. Ma loro non comprendono il mio bisogno di staccare la spina da tutta quella vita. Io ho bisogno di pace'
'Staró qui con te allora. Finchè troverai la pace di cui ho bisogno'
Da quando sei qui ho trovato la pace, urlavano i miei pensieri. Ma non riuscivo a capire come fosse possibile concepire un'idea simile. Mi spaventata fosse così veritiera.
Conoscevo questa ragazza da una manciata di minuti ma la sua presenza sembrava eterna nella mia vita; quasi fossimo fatte della stessa sostanza, quasi fossimo la stessa persona, un'unico cuore, un'unica mente, un unico corpo.
'La sento anche io, Jade' sorrise lei guardandomi.
'Che cosa?'
'Quella linea che ci unisce. Quella sensazione di conoscerti da sempre'
Non dissi nulla, la guardai soltanto.
'Non guardarmi così' sorrise poi 'Fa paura anche a me, sai?'
Come può leggere nella mia anima? Nel mio cuore? Nei miei pensieri?
'Mi sembra di conoscerti da sempre. Di averti sempre portata dentro di me, nonostante io non ti conosca nemmeno' ammisi.
'E se invece ci conoscessimo da prima che ogni cosa esistesse? Guarda il cielo Jade, solo lui saprà darci le sue risposte' disse lei posando la testa sulla mia spalla.
Quel contatto con lei mi portó indietro con la mente, in un tempo che non sapevo collocare, in quella che sembrava essere un'altra dimensione, un'altra vita, una vita con lei che mi era stata privata, che non avevo potuto trascorrere, che non avevo potuto lasciar essere.
Una scarica elettrica ci attraversó ed entrambe sobbalzammo guardandoci intensamente.
'Jadie' sussurró la ragazza.
'Pez' risposi io senza sapere come avevo fatto a ricordare il modo in cui ora mi era venuto spontaneo chiamarla.
Ricordi sbiaditi viaggiavano nella mia mente 'Ti ricordi di me?'
Annui, anche se non sapevo bene che cosa avrei dovuto ricordare. Per lei era lo stesso? Sapevo di stare ricordando qualcosa. Una sensazione simile all'amore, alla pienezza, alla gioia, all'infinito.
'Mi ricordo di te' dissi, mentre intendevo 'Aiutami a ricordare'. Ma non ce n'era bisogno. Nei suoi occhi leggevo tutto quello che eravamo state, senza poterlo essere. Tutto quello che avevo perso e ritrovato solo ora, in un'altra vita.
Com'era possibile?
Io sono te, tu sei me. E se noi siamo noi, cosa sono io senza te? le chiesi. Lei non rispose, mi prese la mano e sembró dirmi soltanto Non siamo nulla l'una senza l'altra, ma ora ti ho ritrovata e insieme siamo tutti e ancora oltre.
Ci addormentammo insieme in riva al mare e al mattino, al mio risveglio, di Perrie non c'era traccia.  Era stata davvero lí? Il mio cuore gridava che non poteva essere altrimenti. Ancora una volta, l'avevo sentita scomparire da me, avevo percepito la mia anima sbranata bruciare senza lei accanto. Quella inquietudine così familiare tornare a far parte di me.
Perrie, Perrie, torna qui urlava Sei parte di me. Ma di lei, nessuna traccia.
Non l'avevo più rivista dopo quella sera. Non avevo più sentito parlare di lei e non l'avevo nemmeno cercata. Sapevo che non l'avrei trovata, che si sarebbe nascosta e che forse, soltanto sognando, un giorno si sarebbe fatta riconoscere tra una folla di mondi interiori a noi sconosciuti.
Me la sono semplicemente portata nel cuore, come un rimpianto a cui non riusciamo a conferire pace, un ricordo che non possiamo abbandonare nonostante tutti i nostri tentativi, perché lo riportiamo a galla ogni volta che lo riviviamo nel tentativo di eliminarlo.
Non ho mai saputo piú nulla di lei, non so nemmeno dove si trovi adesso.
Ma io ricordo. La ricordo.

Sapevo che sarei tornata qui un giorno, che avrei trovato il coraggio di affrontare quei ricordi che mi sembrano appartenere a un altra vita ma a cui sono così legata, quasi fossimo anime gemelle io e lei. Quasi ci conoscessimo da sempre. Quasi sapessi cosa pensa, come sta, cosa prova.
E mi manca, mi manca parlare con lei e avere qualcuno simile a me accanto con cui condividere il buio della notte.

Il mare è calmo, il cielo colmo di costellazioni, la notte giovane e piena di riflessioni da afferrare al volo.
Ed ora qui, seduta nella stessa posizione di quella sera, mi volto istintivamente come feci anni fa e vedo una figura esile dirigersi verso di me.
I suoi passi sono lenti ma, non appena mi nota, sobbalza e rimane ferma per qualche secondo, per poi riprendere il suo cammino come se la mia presenza la facesse sentire di nuovo piena di vita. E no, non può accadere, mi sforzo di ripetere nella mia mente. Guardo i lunghi capelli biondi ondeggiare e mi chiedo come sia possibile riconoscere qualcuno che abbiamo visto una sola volta nella nostra vita, ricordarne ogni dettaglio perfettamente.
Anime gemelle, sussurra il mio cuore. Possibile che lei sia qui, ora? Possibile che anche lei si sia recata qui oggi, proprio come me? Con la stessa speranza? Con la stessa malinconia? Per ricordare? Per rivivere tutto quanto? Mi stava aspettando come io ho aspettato lei per anni?
La ragazza si siede: felpa grigia, maglia nera, qualche bracciale in meno. Questa volta è lei a non guardare me, ad evitare ogni sorta di contatto visivo, mentre io la fisso incredula.

Poi, la storia si ripete. Tutti i ricordi riaffiorano a galla e la doppia perdita dell'altra metá del mio cuore mi colpisce dritta nella mente: ci siamo perse per ritrovarci; questo è ciò che ci è stato concesso, uno spazio per ricongiungerci e vivere ciò che ci era stato negato.
Mi sento completa con lei al mio fianco, piena. Sento di essere me e lei, lei e me. Sento di far parte di una stessa origine, di una stessa sostanza. La sua visione angelica mi abbaglia, illumina la mia anima dalle sue tenebre. Lei è luce, io sono il buio. Non esistiamo l'una senza l'altra. Coesistiamo, ci doniamo vita a vicenda.
La guardo: sta fissando il cielo. Lei sa? Anche lei lo sente, questo filo che ci unisce ancora come quella sera? Anche questa volta è lei a rompere il silenzio, con poche parole soltanto

'Ciao Jadie. Ti ho aspettata per anni, sempre qui. Sapevo che un giorno saresti tornata'

Jerrie One Shots | Daddy And Soft AuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora