02. L'Apocalisse iniziò di Novembre

73 20 4
                                    

Eva tocca il fondo in un giorno di Novembre. In testa ha il vuoto e le voci le sbattono contro le pareti del cranio. È bene tenersi tutto dentro e lasciarsi affondare dalla sensazione di essere sbagliati?

Cerca le parole per finire la sua settimana enigmistica. Sta facendo le parole crociate, e non riesce a mettere nella terza colonna una parola che inizia per P e finisce per a. È difficile, quando si hanno dieci lettere e nessun altro indizio, se non Lo è di chi ci si sente.

— Ma che razza di suggerimento è?

Non ha risposte perché non ha a chi fare le domande. Si guarda intorno e nota che fuori dalla finestra piove, con il vetro spalancato. Non ha ragione per chiudere le imposte, l'acqua entrerebbe ugualmente e lei non ha voglia di alzarsi. Alza il braccio con in mano la sua sigaretta solo per poter fare qualcosa. È divertente guardare fuori e non trovare rassicurazione nella natura, madre degli uomini. Una scimmia sorriderebbe ugualmente alla piantagione crescente di mostri di amianto in quella città.

C'è un malsano shampoo di bile che le sale su per la gola, sarà per la birra scadente che ingurgita al mattino, gelata. E ci aggiunge vicino una spolverata di pensieri, gli zuccherini di ricordi e il tocco di magico magone al petto.

Vorrebbe un bambino da coccolare e da poter tenere sempre insieme a lei. Avere un bambino sarebbe avere qualcuno con cui parlare, di cui prendersi cura, perché di se stessa non sa farlo. Vorrebbe urlare al mondo, ma i suoi polmoni sono contratti in una smorfia di sofferenza grigia, conditi con qualche foglia di tabacco di scarsa qualità e i mozziconi delle sigarette finite sotto il suo balconcino.

Eva tocca il fondo nel momento in cui, finalmente, le lacrime decidono di scendere giù dagli occhi incrostati di ricordi duri come mattoni. Scendono giù e bruciano le guance rosse, portando con loro il mondo. Ma i suoi occhi sono acquosi e non sanno di triste, no, non dicono niente, tacciono il dolore. Se lo tiene stretto perché non può parlarlo e deve tacerlo nel petto, in fondo, accatastato insieme ai brutti pensieri.

E se volesse pensarla così, il suo dolore è l'unico amico che ha. Non ha la forza di rialzarsi, quindi affonda ancora di più.

Rialzarsi costa fatica
agli occhi tuoi vacui
ma pieni di immensa e trista
vita.

JevaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora