Ali

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Huma si era piazzata a casa di Can ed Emre. Can era nervoso e anche Emre, che aveva sempre avuto un rapporto migliore con sua madre, risentiva del difficile rapporto tra lei e suo fratello. Pochi giorni dopo il suo arrivo si presentò in agenzia accompagnata da un ragazzo: alto, magro, dai capelli rossicci e con la barba dello stesso colore. Huma disse che era il suo assistente. Tutti le credettero. Tutti, tranne Deren. Quel ragazzo aveva un rapporto troppo affiatato con Huma. Si chiamava Ali, aveva trent'anni e si occupava delle finanze della donna. Stava sempre al suo fianco, parlava poco e si guardava spesso in giro. Non faceva un passo se non era Huma a ordinarglielo. Can lo teneva a debita distanza e lo guardava sospettoso, come anche Emre. Guliz era rimasta affascinata da lui, come le capitava spesso davanti un bel ragazzo: cercava in tutti i modi di estorcere più informazioni possibili. Ma Ali continuava a parlare poco e a rispondere a monosillabi. Un giorno però Guliz rimase esterrefatta, perché fu proprio Ali a farle una domanda,e le chiese informazioni su Deren. La somiglianza fisica tra Ali e Can era sempre più evidente, tanto che in agenzia cominciò a circolare voce (e potete immaginare facilmente chi fu a spargere questo pettegolezzo, cioè la cara Guliz) che loro due fossero fratelli. Ali scomparve per qualche giorno: nessuno sapeva dove alloggiasse né quanto tempo sarebbe rimasto al fianco di Huma . Deren aveva notato i suoi sguardi, non era una stupida. E non le dispiacevano affatto. Ma quando cominciò a latitare dall'agenzia e provò a chiedere a Huma che fine avesse fatto il suo assistente, lei le rispose: "Stai al tuo posto Deren e non impicciarti di ciò che non ti riguarda!". Deren non si azzardò più a chiedere nulla e tornò alla sua routine. Fino a che una sera, di ritorno a casa, un malvivente cercò di rubarle la borsa. Cadde a terra e il manico le fu strappato di mano. Gridò e si alzò in piedi, accasciandosi subito dopo per un forte dolore alla caviglia. Sicuramente nel cadere con i tacchi alti aveva subito una slogatura. Un tizio sbucò da dietro l'angolo, fermò il ladro gettandolo a terra, gli diede un cazzotto in faccia e riprese la borsa. Quello scappò a gambe levate. Deren era rimasta a terra ,reggendosi la caviglia. Si avvicinò il ragazzo con la sua borsa e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Quando Deren alzò la testa lo riconobbe subito,anche se era abbastanza buio.

"A...Ali?!" 

"Ti senti bene? Prendi la mia mano,ti aiuto ad alzarti!"

"Ma ... allora non sei ripartito..."

"No,alloggio in un hotel qui vicino ...stavo facendo una camminata"

"Oh,beh ... è stata una fortuna che tu passassi proprio qui!" disse Deren dandosi una ripulita.

Ali sorrise e Deren appoggiò una mano sulla sua spalla, mentre lui la sorreggeva con un braccio per il busto.

"Ti accompagno all'ascensore? Non credo tu possa farcela da sola ..."

"Veramente l'ascensore è rotto" gli disse Deren, sconsolata.

"E il tu appartamento a che piano sta?"

"Al terzo, sono sessanta scalini. Ma non preoccuparti, mi faccio aiutare dal portiere"

"Il portiere? Quel portiere?" chiese Ali indicando l'uomo sulla sessantina, basso e tarchiato,con pochi capelli in testa, che sonnecchiava a bocca aperta su di una poltrona dietro la scrivania. 

"Sì, lui ... si chiama Mete" gli rispose Deren, sorridendo forzatamente.

"Guarda come dorme bene, tu avresti il coraggio di svegliarlo? Dai, ti accompagno io!" si offrì il ragazzo.

"Non vorrei rubarti tempo" gli disse Deren.

"Non ho nulla di meglio da fare..."

Iniziarono a fare le scale, ma per Deren era un supplizio: la caviglia si era gonfiata e le doleva moltissimo. Ci avrebbero messo un'eternità così ad arrivare al terzo piano. 

"Deren così non va: sali sulle mie spalle, dai!" le disse Ali.

"C...cosa?"

"Sali sulle mie spalle e ti porto io al tuo appartamento. Non puoi farcela, la caviglia si sta gonfiando sempre di più"

Deren ubbidì. In questo modo Ali riuscì a portarla davanti la sua porta in pochi minuti e la accompagnò sul divano.

"Beh, allora ...hai qualcosa per fasciarla? Riesci a muovere la caviglia o pensi ci sia bisogno di andare in ospedale?" le chiese Ali.

"No, non credo sia rotta. Dovrebbe esserci una valigetta del pronto soccorso dietro la porta del bagno. Dentro ci dovrebbero essere creme e fasce" gli rispose Deren.

Ali prese la valigetta e massaggiò sulla caviglia di Deren una crema per contusioni e slogature, fasciandola completamente. Da quanto qualcuno non si occupava di lei? Guardava quel ragazzo di cui non sapeva quasi nulla con un'infinita gratitudine. Intanto si erano fatte le 9:00 e il suo cellulare aveva preso a squillare.

"Deren, il tuo cellulare sta squillando..."

"Sì, sarà mia madre, la richiamo dopo ... posso offrirti qualcosa da bere, un bicchiere di vino?"

"No grazie, magari un'altra volta ... se stai meglio io adesso andrei" 

"Oh, sì ma certo! Non voglio trattenerti ancora ... hai già fatto tanto per me!"

"Non alzarti, vado solo alla porta ... hai bisogno di una mano per andare a letto?"

"No,grazie, credo che questa notte la passerò qui sul divano"

"Ok...allora io vado ... ti lascio il mio numero, chiamami se hai bisogno" le disse Ali cordialmente.

"Grazie Ali, davvero!"

Lo vide uscire, le fece un saluto alzandole la mano e si chiuse la porta alle spalle. Deren si stese sul divano e si addormentò sorridendo, dimenticando di richiamare sua madre.   

La linea dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora