8. per dieci sterline

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Sapore del miele. Odore dell'erba bagnata. Passi leggeri sul legno.

Mary sentiva le palpebre pesanti come non lo erano mai state, ma qualcosa la spingeva ad aprire gli occhi.

Immaginò di vedere la finestra spalancata e i primi soffici raggi fare capolino timidamente nella stanza gremita di fanciulle.

Eppure, vide una figura minuta che si protraeva verso quella finestra.

Mary l'avrebbe riconosciuta fra milioni.

Eppure, quando l'aveva vista, non aveva visto Jane, la piccola Jane con le trecce brune, ma uno spettro di ciò che era, uno spettro che era troppo simile a lui.

Si rigirò fra le lenzuola, chiudendo con forza gli occhi, cercando di scacciare l'immagine di quegli occhi azzurri.

*

Jane rimase sveglia a lungo.

Le sembrava impossibile non essere a Charlottesville, magari aspettando la solita colazione a base di tè e zuppa inglese.

Vittima di questi pensieri, si diresse nel bagno adiacente il dormitorio femminile e si sciacquò il viso beandosi della sensazione di freschezza data dall'acqua fredda.

Alle 6:30 del mattino arrivò Miss Pettigrew per svegliare le collegiali con l'impegno di venire a richiamarle alle 7:00 in punto per la colazione.

Jane indossò gli indumenti che aveva scelto la sera precedente: un paio di calzoni a fantasia scozzese sui toni del fumo di Londra e un maglioncino a collo alto, uno dei pochi regali da parte di sua madre.

Fatto ciò, si posizionò davanti ad uno specchio e si sistemò la chioma riccia, domandola con un'acconciatura raccolta.

*

La colazione fu veloce e Jane fu felice di poter bearsi del gusto di un buon tè inglese di ottima qualità.

Il té, per lei, era una tradizione: ogni dì doveva iniziare con due tazze di tè e solo a seguire avrebbe mangiato la sua solita colazione.

Ogni pasto, come seppe quella mattina, doveva essere preso dai collegiali direttamente dalle cucine e Jane fu contenta di avere una scusa per passare davanti a La libertà guida il popolo e poterla ammirare, anzi, folgorare con gli occhi nell'attesa.

Elizabeth, la ragazza dai lunghi capelli lisci del colore dell'uva matura, la salutò timidamente da alcuni tavoli di distanza, mentre mangiava una tazza di porridge.

Porridge.

Il solo nome le provocava il vomito.

La compassione che dalla punta delle sue dita arrivava a lei come un bacio volante.

Anche quello le avrebbe provocato vomito, se solo lei non fosse abituata a quella viscida sentenza che le cadeva sulle spalle.

Jane apprese anche che da lì ad un giorno sarebbe iniziata la scuola.

Quella mattina, infatti, era dedicata per tutti i collegiali all'acquisto del materiali scolastico e dei vari libri.

Jane sapeva che sua madre aveva versato una piccola quota per le spese, ma non sapeva quanto quest'ultima fosse piccola.

*

La piccola scala laterale al sentiero era affollata di collegiali, chi appoggiato al corrimano chi era direttamente seduto sui gradini.

Vide il ragazzo che aveva conosciuto la scorsa sera, Alexander Watson, seduto su un gradino poco distante da lei e giocare distrattamente con una stringa sciolta delle sue scarpe da ginnastica.

L'arte di esser giovani IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora