Capitolo 4

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Anna rientrò alle cinque e mezza del pomeriggio – mezz'ora più tardi del solito – e, prima di parcheggiare l'auto, perlustrò rapidamente i dintorni, constatando con soddisfazione che non c'era traccia dell'Audi nera.

Perfetto! Pensò, infilandosi con un sorriso tra due innocue utilitarie bianche. Canticchiando tra sé e sé, la ragazza recuperò le borse della spesa e poi si avviò verso casa. Non appena ebbe varcato la porta d'ingresso, Cassandra le si fece incontro miagolando, la lunga e flessuosa coda nera che vibrava di gioia. «Ciao, patatina mia» la salutò Anna, prendendola il braccio e dandole un bacio sulla testolina lucida. «Dov'è finita la tua sorella antipatica?»

Non vedendo da nessuna parte Calliope, la ragazza prese a sistemare il cibo che aveva appena acquistato, stipandolo ordinatamente nella credenza e nel frigorifero. Sono stata proprio brava, si disse, sentendosi estremamente fiera di sé. Ho comprato un sacco di frutta e di verdura e gli unici surgelati che ho nel freezer sono le lasagne e il minestrone che mi ha dato la zia Clara. Sto finalmente diventando un'adulta responsabile!

Dal fondo della seconda borsa della spesa, Anna estrasse una confezione dei croccantini preferiti dalle sue gatte. «Cos'abbiamo qui?» canticchiò, scuotendo un paio di volte la scatola di cartone. Con un vocalizzo deliziato, Cassandra tentò immediatamente di arrampicarsi sulle gambe della giovane, piantando le unghie nel cuoio spesso degli stivali che indossava e, pochi istanti più tardi, il muso tricolore di Calliope sbucò da sotto il divano.

«Ah, eccoti lì, disgraziata!» l'accolse Anna, chinandosi per versare una piccola porzione di crocchette nelle ciotole delle due gatte.

Mentre le due bestiole mangiavano – con evidente entusiasmo l'una e con smaccata degnazione l'altra – la ragazza si mise a carponi sul pavimento e sbirciò al di sotto del divano dal quale era sbucata Calliope. Oh, porca vacca! Pensò con un gemito, notando che la parte inferiore del suo divano nuovo recava già i segni delle unghiate che la gatta tricolore gli aveva inferto nel corso di una singola giornata lavorativa. «Sei proprio stronza» borbottò, guardando con astio il più minuto e ostile dei due felini. Devo assolutamente trovare un modo per limitare i danni, altrimenti nel giro di un anno dovrò far sistemare la metà dei mobili, pensò, rialzandosi e lasciandosi cadere su uno dei cuscinoni di stoffa ruvida. Come aveva fatto sua madre a contenere i vandalismi di Calliope, quando ancora vivevano tutte nella stessa casa? Non ne aveva idea, ma sapeva che, da quando le due gatte avevano raggiunto l'età adulta, i divani di Daniela non erano stati danneggiati in alcun modo.

Lasciando scorrere uno sguardo vagamente desolato lungo i confini del suo appartamento nuovo di zecca, Anna si chiese quante fossero le cose che aveva sempre dato per scontate e che ora, raggiunta l'indipendenza, avrebbe dovuto imparare a fare da sola, senza più poter contare sul sostegno della mamma. Non posso essere messa poi così male: a cucinare me la cavo, pensò, iniziando a tenere il conto sulle dita distese. Per i piatti, c'è la lavastoviglie. La lavatrice è a prova di idiota. Il ferro da stiro intendo usarlo il meno possibile – il segreto sta nello stendere bene. I pavimenti e il bagno li ho sempre lavati io. Che altro c'era da fare?

Bah! È inutile preoccuparsi adesso: dovrei avere tutto sotto controllo, almeno a grandi linee. Adagiandosi a occhi chiusi contro lo schienale imbottito, notò che non erano nemmeno le sei, il che significava che aveva almeno un'ora per rilassarsi e dedicarsi a se stessa. Avrebbe potuto leggere il libro che giaceva da troppo tempo abbandonato sul suo comodino, oppure avrebbe potuto prendersi un po' cura del proprio corpo e farsi un minimo di manicure, ma la verità era che era troppo stanca per fare sia l'una che l'altra cosa. Non era abituata a lavorare e, sebbene il lavoro d'ufficio che aveva svolto durante il giorno non era certo il più pesante del mondo, arrivava alla sera stremata e con ben poche energie residue.

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