La pioggia non le era mai piaciuta. Anna si rigirò nel letto, allontanando con un calcio le coperte sudate e facendo sussultare Cassandra che si era rannicchiata ai suoi piedi, sonnecchiando come suo solito sul copriletto. Eppure non è così caldo... anzi! Notò la ragazza, scostandosi dal busto la maglia del pigiama. Era di cotone, ma in quel momento le sembrava pesante come piombo.
Sono meteoropatica, si disse, ascoltando lo scroscio leggero della pioggia di fine ottobre. Lentamente, Anna si mise a sedere e sospirò controllando l'ora sul suo cellulare: il problema non era solo la scarsa tolleranza nei confronti del maltempo. Il display dello smartphone la informava che erano le due e cinque, il che significava che erano passate tre ore e cinque minuti dal momento in cui era andata a letto.
Maledetta insonnia, pensò la giovane, stringendo tra le mani il lenzuolo. Si sarebbe dovuta alzare per andare al lavoro dopo meno di cinque ore e, se si conosceva, non sarebbe riuscita a prendere sonno prima di un'ora. Non senza aiuti, per lo meno.
Si alzò controvoglia e raggiunse il bagno senza nemmeno calzare le ciabatte, stringendo i denti quando la superficie fredda delle piastrelle le aderì alla pianta dei piedi. Eccoci qui, pensò, afferrando la confezione di benzodiazepine che il suo medico di base le aveva prescritto più di un anno prima. Non mi eravate affatto mancate, pastiglie.
Anna manovrò brevemente con il blister e poi si rigirò nel palmo della mano la piccola compressa bianca. Prenderla tutta o solo metà? Questo è il dilemma. La ragazza chiuse gli occhi per un istante e poi si guardò allo specchio. Si sentiva stanca. Sembrava anche stanca. Erano già un paio di notti che non dormiva bene, che sentiva un filo di ansia serpeggiare attorno a lei quando la sera si alzava dal divano e si apprestava a compiere la routine per andare a letto. È tutta colpa della pioggia, si disse ancora, cercando di trovare una spiegazione al malessere che, dopo un lungo periodo di tregua, sembrava essere tornato a tormentarla. Della pioggia e della solitudine.
Erano passati ormai più di sette giorni dalla prima e unica volta che aveva incontrato Sabrina ed Esther. Avevano avuto intenzione di incontrarsi più spesso, ma il mal tempo aveva fatto naufragare i loro piani: Sabrina odiava muoversi di casa quando pioveva e Frida aveva accusato un principio di raffreddore che aveva fatto precipitare nel panico Esther. Di conseguenza, niente uscite in compagnia. Non che quando fosse a Villanuova Anna avesse chissà quale vita sociale, ma la nuova routine fatta di casa, lavoro, supermercato e ancora casa stava iniziando a lasciare il suo segno nefasto nella psiche della giovane.
E poi, quando stavo a Villanuova avevo Lorenzo. Il pensiero del suo ex ragazzo e, di conseguenza, di ciò che aveva perso aprì una voragine di malinconia nel suo petto. Non le mancava Lorenzo, no: le mancava il fatto di stare con Lorenzo, di scherzare con lui, di preparare una torta insieme, di farsi un giro in bici in compagnia e di farsi coccolare acciambellata sul divano. Mi sento tanto sola, riconobbe, mentre lacrime trattenute a stento le inumidivano gli occhi. Mi manca la mamma, e Paolo e Francesco e Giulio ed Enea...
Inspirando a fondo per reprimere un singhiozzo, Anna si gettò in bocca la pastiglia di sonnifero e si chinò per bere un sorso d'acqua direttamente dal rubinetto. È roba leggera, questa, si consolò. Il dottore mi aveva detto di prenderla ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Non da dipendenza, a queste dosi.
Ma non era tanto quello, il problema. Estraendo tutto il contenuto della confezione di cartone, contò il numero delle pillole residue: quindici, un blister e mezzo. Ne ho per quindici giorni o, se sono brava, per un mese. Se fosse ricaduta nel circolo vizioso dell'insonnia, dove la paura di non dormire generava una tensione che rendeva effettivamente impossibile prendere sonno, quelle poche compresse sarebbero sparite rapidamente, e allora le sarebbe toccato recarsi dal suo nuovo medico di base per chiederne delle altre. Che bella presentazione: non mi ha mai vista e la prima volta che gli arrivo in studio è per chiedergli dei sonniferi. Mi prenderà per una depressa o una drogata.

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Yaroslav
ChickLitA quasi ventinove anni, Anna si trova di fronte a una scelta: lasciare la sua vecchia vita per ottenere un lavoro oppure rimanere disoccupata. Anche se a malincuore, Anna lascia Lorenzo, il suo ragazzo, e si trasferisce a più di duecento chilometri...