Capitolo 8

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«Che cos'è un serpente a sonagli?»

La domanda veniva da un bambino con due grandi occhi azzurri e un paio di denti mancanti. Anna abbassò il foglio che teneva tra le mani e osservò il suo piccolo interlocutore. «È un serpente con una specie di... sonaglietto sulla coda» spiegò. «Una specie di pallina: lui agita la coda e la pallina suona.» O almeno credo, aggiunse poi silenziosamente.

«E perché agita la coda?» chiese la bambina dai tratti andini seduta a terra con le gambe compostamente incrociate. Era piccola e grassottella e qualcuno le aveva pettinato i capelli in due graziosi codini neri che le restavano dritti in testa.

Prima di rispondere, Anna spostò lo sguardo sul terzo ragazzino che le era stato assegnato: era più grande degli altri due ed era incastrato in una sedia a rotelle. La sua gamba destra, ingabbiata in una sorta di impalcatura metallica la cui funzione era sconosciuta alla ragazza, era tesa davanti a lui. Poveretto, pensò la giovane con un moto di compassione nei suoi confronti. Era probabilmente troppo cresciuto per le fiabe e infatti pareva sonnecchiare, palesemente poco interessato alle vicende del Serpente a Sonagli e ai suoi litigi con la Stella Polare.

«Il serpente scuote la coda quando è arrabbiato» spiegò pazientemente Anna, tornando a rivolgersi alla bambina.

Quella le rivolse uno sguardo scettico. «Uhm... sei sicura?» la interrogò, puntandole addosso i suoi brillanti occhi neri. «Il mio cane scodinzola quando è contento, non quando è arrabbiato. Magari il serpente scodinzola perché così suona il... il sonaglio e lui può fare un po' di musica per i suoi amici.»

Beata innocenza, pensò Anna con un sorrisetto. «Be', però qui stiamo parlando di un serpente, non di un cagnolino. I serpenti fanno un po' schifo, sono freddi, invece i cani sono carini e coccolosi... no?» A parte il cane-coccodrillo che alberga da parte a casa mia: per decidere se è carino e coccoloso anche lui mi serve qualche ulteriore verifica empirica.

«A me piacciono i serpenti» bofonchiò il ragazzino sulla sedia a rotelle, aprendo un occhio appannato. «Sono fighi.»

Anna si rabbuiò. «Evita di usare certe parole» lo rimbeccò a bassa voce. «Ci sono dei bambini piccoli!»

Il ragazzino – Leonardo, se non ricordava male – alzò gli occhi al cielo e tornò a sonnecchiare.

«Beh!» riprese Anna, tornando a rivolgersi ai due bambini che le dedicavano un minimo di attenzione. «Vogliamo scoprirla, questa storia del serpente e delle stelle, oppure no?»

Quando i due piccoli annuirono con un movimento perfettamente sincronizzato, Anna riprese in mano la sua fotocopia e iniziò a leggere.

Una ventina di minuti più tardi – tanto le ci era voluto a leggere una paginetta, tra interruzioni e commenti vari – la ragazza si stiracchiò e si alzò in piedi. «Allora?» chiese, rivolta al suo pubblico. «Vi è piaciuta la storia?»

«Era figa» commentò mollemente Leonardo.

La ragazza lo fulminò con gli occhi. «Ma se nemmeno l'hai ascoltata!» sbottò. «Hai praticamente dormito tutto il tempo!»

«Bugia!» ribatté lui. «Ho ascoltato tutto, invece: parlava di un serpente che era geloso della stella polare e allora la mordeva, poi lei rimaneva paralizzata e lui mordeva tutti, anche i cacciatori. E poi lui è stato trasformato in una stella, anche se non ho capito bene perché.»

Anna arricciò il naso. Al di là del fatto che Leonardo l'avesse apparentemente apprezzata, doveva riconoscere che si trattava di una storiella abbastanza insulsa e nemmeno particolarmente adatta ai bambini. Perché diavolo mi hanno fatto leggere una storia che parla di bestie velenose e di gente che muore? La prossima volta chiedo che mi diano il Brutto Anatroccolo o qualcosa del genere! «Va bene, bambini!» disse. «Per oggi è tutto. Ci vediamo un altro giorno, ok?»

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