Capitolo 4

417 18 2
                                    

Mi avevano lavata, profumata e vestita con un vestito dalla stoffa così morbida e leggera che sembrava quasi inesistente.

Mai nella mia vita avevo visto tutto quel lusso. Mai nella mia vita avevo ricevuto un trattamento simile.

Ero stanca, volevo solamente tornare a casa, da Leo volevo rivederlo, riabbracciarlo... Che stavo facendo? Davvero volevo dormire con il Sultano? Solo l'idea mi da il vomito. Non potrei mai tradire Leo. Dovevo inventarmi un modo per ucciderlo al più presto possibile.

I miei pensieri vennero interrotti d'un tratto.

Un uomo entrò nella camera su cui ero stata lasciata.

Senza fiatare mi prese per un braccio e mi trascinò via.

Non fiatai, non serviva un genio per capire dove mi stessero portando.

Camminammo per un paio di minuti, salimmo due rampe di scale per poi arrivare davanti ad una porta.

L'uomo l'aprì senza troppi complimenti e mi spinse dentro per poi richiuderla alle sue spalle.

Una camera da letto.

Un'enorme letto a baldacchino sovrastava metà della stanza così sfarzosa. Era tutto perfettamente perfetto da far venire la nausea.

Non volevo, non volevo trovarmi lì.

Quello non era il mio posto.

Volevo solamente fuggire via da quest'incubo.

Non avrei mai fatto niente con lui. Avrei preferito la morte.

Si, preferivo morire piùttosto che passare la notte con quell'uomo.

Quell'uomo famoso in tutte le terre, fino allora conosciute, come il crudele, meschino ma affascinante giovane.

Il giovane che, ogni volta che conquistava una terra, si portava in camera le più belle fanciulle per poi dimenticare della loro esistenza.

Mi bloccai all'istante nell'udire un'altra porta, alla mia destra, aprirsi per poi richiudersi.

Il sultano. Alto, occhi azzurri come il cielo impenetrabili, capelli color biondo scuro e sorriso beffardo stampato in volto.

L'uomo si avvicinò cauto al letto, togliendosi ciò che portava sulle spalle rimanendo a petto nudo.

Il mio cuore fece un triplo salto mortale, finendomi in gola.

Deglutii forzatamente cercando di ricacciarlo al suo posto.

Dopotutto, le voci che giravano non erano del tutto false.

Era bellissimo, non avevo mai incontrato un uomo così diverso da me a tal punto di risultare...bello.

Il sultano si avvicinò a me, senza batter ciglio.

Feci qualche passo indietro.

''Vi ho vista fuori, avete un bel caratterino...'' mi provocò.

Alzai un sopracciglio ''E mi venite a dire che mi avete mandata a chiamare, solo perchè ho un bel caratterino?'' chiesi strafottente.

Fece un'altro passo avanti, così come io ne faci un'altro indietro ritrovandomi contro la parete.

''Ah bè non solo per quello...'' ridacchiò lui guardandomi, soffermandosi qua e là.

Sentii viso prendere il colore del fuoco.

''Preferisco incontrare la morte'' sibilai la fra i denti. Il sultano rise sommessamente ''Allora eccomi, sono la morte'' rispose alzando un sopracciglio.

''Non ho intenzione di fare nulla, con voi'' ripetei chiaramente.

''Peccato che non mi serva il vostro consenso'' ridacchiò lui.

Non risposi.

''Sai perchè sono sempre rimasto affascinato dalle donne ucraine?'' chiese come se stesse parlando più a sè stesso che a me.

Non fiatai, passò lo sguardo dai miei occhi ad un punto non molto definito, oltre la mia spalla.

Avvicinò la mano al mio viso, alzandomi il mento con un dito e continuando ''Sono così diverse da quelle turche eppure...voi non sembrate neanche ucraina'' sorrise lui arrotolando una ciocca dei miei capelli e portandosela al naso per sentirne il profumo.

''Bè, voi venite descritto come un uomo affascinante eppure non lo siete, la gente si sbaglia'' lo provocai altezzosa.

Il volto dell'uomo si avvicinò pericolosamente al mio che girai verso un lato.

''Se fossi in voi non tirerei troppo la corda, rischiate di spezzarla'' mi soffiò lui tirando appena la retina che portavo sui capelli, strappandola e lasciandomi ricadere i miei capelli rossi sulle spalle.

Iniziò a percorrere la mia guancia, passando dal collo per soffermarsi sulla spalla dove spostò leggermente la stoffa leggera del mio vestito lasciando scoperta un buon pezzo di pelle.

''Cosa volete da me?'' quasi urlai esasperata.

''Tu cosa pensi che io voglia?'' controbattè lui come se la cosa fosse più che ovvia.

''Bene allora fate quel che dovete fare.Non aspettatevi che io ne sia felice!"

Dovevo andare a letto con lui, eppure non ci riuscivo. Continuavo a pensare a Leo,non potevo tradirlo, non potevo. Ma per uccidere il sultano, avrei dovuto avvicinarmi maggiormente a lui. Non avrei avuto pietà, come lui non l'ha avuta mandando i suoi uomini ad uccidere gente innocente.

Mi iniziarono a pizzicare le mani, dovetti trattenermi per non picchiare l'uomo davanti a me che mi stava facendo esasperare.

Odio, rabbia, tristezza. Non provavo nient'altro.

Quando mai gli Ottomani lasciavano vive le persone che non gli servivano più?

Il sultano sorrise allontanadosi da lei ''No.'' sibilò semplicemente.

Assunsi un'espressione stranita ''No?'' ripetei incredula.

''No, sarebbe troppo seplice'' si avvicinò nuovamente a me ''Sono a conoscenza delle mie qualità, sarete voi a pregarmi.Sarete voi a supplicarmi, sarete voi a volermi ancora, ancora e ancora'' mi soffiò ad un'orecchio sorridendo.

Scoppiai in una sonora risata ''Aspettare che sia io a pregarvi..'' mugugnai marcando l'ultima parola ''...è come aspettare che nevichi''

''Vedremo'' sorrise semplicemente lui, mostrando i denti bianchissimi.

Si avvicinò al letto ''Sono stanco di tutti questi giochetti, vieni a dormire'' tornò serio e neutrale.

Non mi mossi, non mi sarei mai avvicinata a quell'uomo.

Mi squadrò qualche secondo prima di soffiare sull'unica candela presente in camera ''Fai come ti pare, domani mattina, appena avrai male dappertutto te ne pentira'' sbuffò mettendosi a dormire.

Strisciai a terra portandomi le braccia al petto.

Io che pregavo quel rude sultano di....? Non sarebbe mai successo.

Mai.

Neanche a costo di morire.

Iniziai a pensare ad un modo per ucciderlo, perché di fare sesso con lui non se ne parlava neanche.

...

Magnificent CenturyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora