Capitolo 8

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Il contatto delle sue labbra morbide con le mie mi fece rimanere sconcertata per qualche secondo, ferma ed immobile, prima di realizzare cosa stesse succedendo.

Non riuscivo a connettere la testa su quel momento, non sapevo se fosse realtà o frutto della mia strana fantasia.

Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, il mio cuore sapeva che era tutta questione di tempo.

No, io non volevo eppure non mi dispiaceva, eppure qualcosa di lui mi attirava in modo strano, in modo non giusto. In modo sbagliato.

Lui portò una mano sulla mia guancia attirandomi più a sè ricevendo come risposta le mie proteste provando a dimenarmi scalciando e spingendolo.

Non sapevo nemmeno io il motivo, ero solo a conoscenza che dovevo lottare, non potevo cedere. Io non dovevo cedere.

Portai le mani sulle spalle di lui cercando di spingerlo con quanta più forza avessi in corpo, tutto inutile, il suo viso schiacciato contro al mio non aveva intenzione di spostarsi di un solo millemetro.

La lingua del ragazzo entrò nella mia bocca facendomi sussultare. Malik sorrise appena alzando gli angoli della bocca convinto di avermi in pugno. In fondo, nessuno poteva resistergli.

Rimasi sbigottita nel sentire quello strano contatto che mai avevo provato prima, ma non mi diedi per vinta e morsi forte le labbra di lui, sentendo in pochi istanti il sapore salato del sangue sulla lingua, facendolo indietreggiare di colpo, ancora ansimante.

Malil si portò una mano sul labbro inferiore notando qualche goccia di sangue rosso vivo uscirgli dalla piccolissima ferita provocata dal bacio/morso.

Rimasi ferma a fissare quel volto, deglutendo a fatica.

A quel punto mi aspettavo di tutto, perfino di morire.

Fece un mezzo sorriso ''Hai un modo strano di dimostrarmi quanto ti piaccia'' disse prima di prendere in mano il pugnale ''Facciamo che questo lo buttiamo via'' sussurrò lanciandolo nell'altro lato della stanza provocando un rumore metallico che mi fece rizzare la pelle. D'un tratto i nostri sguardi si incrociarono, le sue pupille si dilatarono improvvisamente, potevo leggere il suo desiderio ardente. A quel punto  iniziai a pensare seriamente a quel ragazzo, aprendo gli occhi e vedendolo da una nuova prospettiva.

Stavo spudoratamente mentendo a   me stessa. Lo volevo. Lo volevo dal dannatissimo momento in cui lo vidi entrare in quella sala.

Lo desideravo come non avevo mai desiderato nessun altro.

Avevo avuto l'assaggio di ciò che poteva offrirmi, sapevo che non era giusto, ma in quel momento non mi importava nulla.

Lo volevo solo per me. Non mi bastava un solo bacio.

Solo per quella notte o chissà quante notti ancora.

Finchè lui mi avesse voluta. Sapevo che non potevo piacergli in quel senso, sapevo di non poter provare nulla nei suoi confronti, se non l'attrazione fisica, ma sentivo qualcosa crescermi dentro e ardermi ferocemente, qualcosa che mai avevo provato prima.

Non mi importava del fatto che era ciò che voleva lui. Non mi importava del fatto che lui mi avrebbe solo usata. Non mi importava di cadere nella sua trappola.

Non mi importava di come sarebbe apparsa agli occhi delle altre persone. Nemmeno di Denisa, nemmeno di Leo.  Il desiderio oscuró la mia mente, non pensavo più niente... più a nessuno.

Sentivo caldo, un caldo insopportabile addosso.

Guardai ancora per un paio di istanti gli occhi scuri del ragazzo, vendendoci dentro la stessa fiamma di passione.

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