- Ehi!
Lasciatemi stare. Non mi interessa. Non è male al buio, senza rumore, senza parole.
- Svegliati dai!
No... Per favore...
- No, no, no, non fare cazzate, svegliati, deficiente!
Ah... Non posso farci niente. Non che cambi qualcosa comunque; qui o lì fuori io non sono niente...
Apro leggermente gli occhi. Mi entra una coltellata di luce in testa. Brucia.
-Sei sveglio? Sei sveglio! Sei... sveglio?
-Sì, sì, Cristo...
Ci riprovo. Faccio ancora fatica, ma riesco a tenere le palpebre alzate. Comincio a vedere chi mi stava parlando. È in ginocchio. Mi fissa. I colori pian piano tornano dentro le linee. Vedo lentiggini. Seguono morbidamente un viso liscio, pallido, invernale. Sembrano stelle che guardino l'inchiostro della notte scorrere. Dietro il freddo si nasconde un leggero odore di tabacco. Lo sta soffiando dalla bocca. Dà più l'idea di non esistere quella bocca, tanto è chiara. Però due labbricine timide ci sono. Tremano un po' per colpa di Febbraio. Nel movimento mi lasciano spiare i primi due denti. C'è un piccolo spazio al centro. Ci passa davanti una mano. Prende una ciocca molla e la gira dietro un orecchio. L'altro invece è ancora coperto da ricci spessi. Le punte mi si avvitano fin sopra le guance. Fa un po' di solletico. Sposto alcuni di quei capelli con delicatezza, come se potessi spezzarli. Tornando sul viso quasi svengo di nuovo, per gli occhi. Quanto costa uno smeraldo? Pagherei qualsiasi cosa per quelli. Leggermente socchiusi, nascosti dal sole, a questa distanza, sembrano potermi mangiare. Questa ragazza mi piace davvero... Questa... ragazza... MAYA! Balzo sulle gambe in una frazione di istante. Quasi andiamo a sbattere. Per non prendere una testata deve fare uno scatto indietro. I suoi capelli li avevo ancora in mano però e lì hanno rischiato di rimanere per quanto li ho tirati. Lascio la presa più con la forza dell'infarto, che con quella dei muscoli e mi metto subito in piedi. Subito, senza aspettare un secondo, davvero. Per questo comincio a vedere nero e cado di schiena. Finisco seduto su una panchina. Fisso Maya con gli occhi sbarrati. Ansimo tanto da cominciare a ridurre i livelli di ossigeno mondiali. Mi aspetto urla, schiaffi. Si regge la testa per il dolore, adesso si alza e mi ammazza. Ora si alza e mi ammazza. Invece si mette a ridere. Si alza. Si siede di fianco.
- Mi stavo preoccupando. Andrea è corso da me gridando. Diceva che Diego ti avrebbe ammazzato. Non sapevo si fosse fatto un amico.
Continuo a fissare il vuoto.
- Poi ringrazialo, va bene?
Riesco a muovere solo le pupille. È rivolta verso di me, con una gamba accavallata sull'altra. È piena di fango all'altezza delle ginocchia.
- I pantaloni... – dico indicando il punto.
- Ma ti sei visto?
Mi guardo. Sono praticamente una statua di terracotta.
- Scusa per prima. Non è un bel periodo per me. Non è una giustificazione, ma i miei si separano. Non so bene come viverla.
- Mi dispiace.
- Non dire niente a mio fratello. Ancora non sa niente. Non avrei dovuto saperlo neanch'io pensa.
Riesce a forzare una risata.
- Come l'hai scoperto? - La notizia non mi lascia indifferente. Torno nella realtà. - Come ti senti?Anche i miei si sono separati anni fa. Col tempo andrà meglio.
- Senti te l'ho detto solo perché mi sento dispiaciuta, non voglio parlarne.
- Non mi conosci in effetti...
- Non ti conosco affatto.
A questo punto baciarmi dovrebbe essere il suo ultimo pensiero... Non lo fa infatti. Sono talmente malato anche solo a pensarci... Che mi prende? Beh, comunque ha ragione in quello che dice.
- Ti gira la testa?
- No, sto bene. Ma immagino che debba farmi vedere. Sarà un casino con Diego. Devo dire che mi ha picchiato, dovrà saperlo anche mio padre.
- Diego è un idiota. Se vuole è un ragazzo magnifico, poi manda tutto a puttane con queste stronzate. Per quanto mi riguarda faresti bene a denunciarlo, non si può permettere di prendere a botte il primo che passa.
- Vedremo cosa diranno... Direi di poter andare anche in mattinata. Non posso presentarmi a scuola così, tanto. Con questo ritardo poi.
- Ti accompagno.
- No, non importa, grazie. Davvero.
- Sì e se ti succede qualcosa mentre vai? Hai preso un colpo alla testa, non prenderlo alla leggera. Poi sono lercia anch'io.
Speravo andasse a finire così.
- Va bene. Allora dammi cinque secondi e andiamo a vedere gli orari dei pullman.
- Oh, adesso sì. Allora, io mi chiamo Maya.
- Sì lo so... Cioè... io sono *CENSURA*.
Passato qualche minuto sento l'imbarazzo cadere in fondo al mare, lontano.
- Maya?
- Mh?
- Hai una sigaretta?- Scusa mamma.
Ne accende una anche lei.
- Maya?
- Sì?
- Il tuo zaino è una merda.
Quasi si strozza tra la boccata di fumo e il riso.
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Io non mi chiamo John (Do - Re - Mi)
Romansa"Non ti conosco affatto." A questo punto baciarmi dovrebbe essere il suo ultimo pensiero...