Prologo

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Le lacrime segnavano il viso pallido del ragazzo e il suo petto era scosso da violenti singhiozzi. Gli occhi azzurri erano gonfi e arrossati, il labbro inferiore era trattenuto dai denti che lo avevano spaccato e del sangue ne sgorgava, macchiando il mento di rosso.

Un uomo era in piedi davanti al ragazzo e lo osservava dall'alto, con un'espressione di totale disprezzo dipinta sul viso.

«Tim» disse l'uomo.

Il ragazzo si accucciò ancora di più, sembrando accartocciarsi su se stesso. Un fievole singhiozzo gli scappò dalle labbra e tremò di paura quando sentì l'uomo sbuffare pesantemente, un suono che poteva essere segno di biasimo o di divertimento. O entrambi.

L'uomo parlò ancora: «Mi fai schifo, ragazzino».

Tim non rispose, né si mosse. Rimase semplicemente in quella posizione accucciata, sentendo il panico afferrargli la gola, come in una morsa. Il dolore alla schiena lo costringeva a non muoversi, mentre il terrore lo costringeva a non alzare lo sguardo sul suo aguzzino, il quale aveva ancora la cinghia in mano e Tim non aveva nessuna intenzione di essere colpito ancora. 

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