Diagon Alley

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Tim lanciò un'occhiata alla finestra della stanza in cui alloggiava e che divideva con Ed. Erano appena arrivati al Paiolo Magico, un pub che divideva il mondo magico da quello babbano. Il viaggio con la Passaporta era stato orribile e il ragazzo sperava di non dover ripetere l'esperienza, ma Chadwick li aveva già avvisati che avrebbero dovuto usarne un'altra per arrivare allo stadio dove si sarebbe tenuta la Coppa del Mondo di Quidditch. Sarebbero stati al Paiolo Magico solo un paio di giorni, giusto il tempo che i maghi avrebbero utilizzato per far sì che –una volta fossero arrivati i The Cursed Children- i ragazzi della band non subissero gli effetti degli incantesimi anti-Babbani.

Erano le tre del pomeriggio e Tim si sentiva stanchissimo a causa della differenza del fuso orario. Dalla finestra un muro divideva il cortile del pub dalla strada, ma questa era totalmente diversa da una qualsiasi strada babbana.

L'assenza di macchine era la cosa che colpiva di più il ragazzo, più della folla di maghi e streghe che camminavano, indossando mantelli di tutti i colori e cappelli a punta.

«Ehi».

Tim si voltò sentendo Ed entrare nella stanza, chiudersi la porta alle spalle e sedersi su uno dei due letti.

Ed era il bassista del gruppo, aveva capelli mossi di un colore biondo cenere e occhi grigi. Si conoscevano da quando erano bambini, da quando con Blake avevano iniziato a suonare per scherzo. Uno scherzo che era sfociato in una brillante realtà.

Inizialmente Tim cantava e suonava la chitarra, poi avevano conosciuto Alan e, da allora, le cose erano cambiate. Vlad aveva proposto ai ragazzi di iniziare a "fare sul serio" e loro, che avevano solo dodici anni, dissero di sì. Tim non aveva mai immaginato di diventare un cantante famoso, ma lo era diventato dopo l'uscita del loro primo album. I The Cursed Children erano in cima alle classifiche.

«Allora, fico eh? La magia...» stava dicendo Ed, per poi ridacchiare e scuotere la testa.

«Vero» rispose Tim, avvicinandosi al letto libero e sedendosi con le gambe incrociate. «Però i maghi dovrebbero trovare un modo per viaggiare in modo meno traumatico. Voglio dire, la Passaporta è istantanea ma l'idea di ripetere l'esperienza già mi fa torcere le budella».

Ed scoppiò a ridere e annuì.

«Ti ricordi la prima volta che siamo stati a Londra?» domandò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli biondi.

«Non me la scorderei neanche per tutti i soldi dei maghi» rispose Tim, sorridendo.

Ed sospirò, poi disse: «Beh, tutto questo lo dimenticheremo».

Già, lo avrebbero dimenticato. Tim stese le gambe sul materasso e si lasciò cadere all'indietro. Quel letto era comodo.

Cornelius Caramell, dopo aver pronunciato quella cifra esorbitante, li aveva avvertiti che tutti loro, dopo aver ricevuto la ricompensa, avrebbero dovuto dimenticare l'esistenza della magia. Con un incantesimo di memoria, aveva detto, sia i ragazzi che Vladimir sarebbero stati convinti di aver partecipato ad un evento babbano.

Quando Vlad aveva espresso le sue perplessità a riguardo, il Ministro della Magia gli aveva spiegato tutto nei minimi dettagli e, solo dopo un altro attimo di esitazione da parte del manager, avevano definitivamente accettato.

«Un paio di giorni qui a Londra, poi arriveremo allo stadio e inizieremo con le prove» disse Ed, sdraiandosi anche lui sul materasso.

Tim annuì, troppo stanco per parlare. Aveva una strana sensazione riguardo tutto quello... e non era una sensazione positiva. Non lo sconvolgeva più di tanto essere lì, in una camera del Paiolo Magico, il pub invisibile agli occhi dei babbani. Ma aveva il presentimento che tutta quella storia non sarebbe finita bene ed era questa sensazione che lo accompagnò nel sonno, dove gli incubi lo fecero agitare nel letto.

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