9.Tutto un po' in disordine.

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Zack.

È ufficiale: ho perso la testa, cazzo.
In pratica, dopo aver passato la notte a fissare il soffitto, mi sono addormentato.

Clytia è riapparsa in stanza e lì non ho potuto far altro che rimanere fermo a guardarla.
Si è cambiata, mettendosi delizioso pigiama color cipria.
Una cosa tutto sommato sobria rispetto a quella specie di tuta a forma di coniglietto che mi sarei aspettato.
Avrei tanto voluto vederla in quella veste, ma per il momenti ho già altro su cui meditare.

Ha voluto che rimanessi.
Ci siamo baciati.
Tanto.
Ma non siamo andati oltre.
Dovevo essere educato.
E non ritirarmi nel mio guscio.
Un piano sicuro e affidabile.
Uno che si è sgretolato come terra seccata dal sole nell'attimo in cui l'ho
vista sdraiata al mio fianco, con la luce del mattino che brilla attorno ai suoi
capelli scuri come cioccolato.
È così bella che mi fa male al cuore.
Condividere un letto, guardare quelle sue adorabili labbra piene muoversi mentre dorme è più di quanto possa sopportare.

Avrei voluto baciarla ancora anche ora.
Il me sfacciato si sarebbe spinto anche oltre
Maledettamente oltre.
Abbastanza da ignorare determinate paure e correrle dietro.
Ma sono talmente fuori dal mio elemento che un tremito mi attraversa le dita, mentre me le passo tra i capelli e li tiro leggermente.
Aggrottando la fronte, mi pettino l'accenno di barba ricresciuta e fisso il soffitto.
È così che tutti mi vedono.
Un ragazzo bravissimo nel basket ma pessimo nelle relazioni umane e onestamente credo che anche Clytia sia d'accordo.
Sento il bisogno sfrenato di svignarmela.
Andarmene e non parlarle mai più.
Non so nemmeno cosa vedrei riflesso nello specchio, se mi guardassi ora.
Ho dormito nel letto con una donna sensuale e non l'ho neanche toccata.
Sfiorata.

Che ho che non va?

Mi sono svegliato con le gambe intrecciate a le sue più piccole e snelle.
Prima volta, decisamente.
Ricordi della notte precedente mi sommergono e sento la faccia bruciare, insieme a varie altre parti del corpo.
Mi irrigidisco subito, tutti i sensi all'erta, sondando, ascoltando, esplorando l'ambiente circostante.
I peli che coprono le mie gambe creano una frizione deliziosa contro il tessuto del suo pigiama.
Alla fine, mi sono addormentato con solo i boxer non sentendomi a mio agio con gli indumenti di suo fratello e soprattutto perché mi piace dormire senza niente addosso.
Ma questa è un'esperienza del tutto nuova.
Inspiro e colgo l'aroma di ammorbidente delle lenzuola e di qualcos'altro.
È quasi una piuma tra le mie braccia, ma, schiacciata contro il mio petto, è morbida e tonda in tutti i punti giusti.
Qualcosa che mi è già familiare.
È lei.
Conosco il suo profumo.
Non ho mai riconosciuto l'odore di un'altra persona prima d'allora.
Be', a parte della mia famiglia.
Labbra piene, imbronciate, rosee come petali che inspirano e una pelle che
profuma di lillà.

Mi districo senza svegliarla e poi giro la testa sul cuscino e sbircio a destra.
Un azzurro torbido illumina fiocamente la stanza, filtrando dalle tapparelle.
La studio nel barlume pallido dell'alba.
Adesso dorme con un braccio piegato sopra la testa, l'altro abbandonato lungo il fianco.
Almeno non mi abbraccia più come se fossi il suo cuscino preferito.
Sono libero.
Con la guardia abbassata sembra più giovane.
Mi prude il palmo dalla voglia di toccargli la faccia, sentire la delicatezza della sua pelle.
Avvicino il naso abbastanza da sentire il profumo di lillà tra i suoi capelli.
Reprimendo l'urgenza di toccarla, mi alzo dal letto lentamente.
Con una rapida occhiata al pavimento individuo i miei vestiti appallottolati.
Mentre mi vesto la guardo, sicuro che da un momento all'altro si sarebbe svegliata e avrebbe puntato quegli occhi color pastello su di me.
Il cuore batte a un ritmo selvaggio mentre infilo l'ultima scarpa, saltellando piano sull'altra gamba.
In piedi, recupero con attenzione il telefono dal letto e arretro, fino alla porta.
La aspro e mi fermo un secondo in quella direzione.
Il mio sguardo sfiora ogni bellissimo centimetro del suo corpo annidato tra le lenzuola.
Inspiro, il petto stretto in una morsa.
Con una mano appoggiata al muro per sorreggermi, mi sento invadere da un intenso sollievo perché non si è svegliata.
Tutti in casa stanno ancora dormendo e nessuno si sarebbe accorto della mia fuga.
Ma non provo solo questo.

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