Capitolo 4

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Si sistema il cappuccio della felpa scura senza maniche sopra al cappellino da baseball incamminandosi verso i due ragazzi ispanici con una "AM" tatuata sull'avambraccio destro, che lo stanno aspettando sotto al lampione

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Si sistema il cappuccio della felpa scura senza maniche sopra al cappellino da baseball incamminandosi verso i due ragazzi ispanici con una "AM" tatuata sull'avambraccio destro, che lo stanno aspettando sotto al lampione.

«Era ora, wey», biascica Pancho, un ragazzo poco più basso di lui con i capelli rasati quasi a zero.

«Ho avuto da fare», risponde lui guardandosi intorno circospetto. È quasi mezzanotte, ma la polizia potrebbe sbucare da un momento all'altro.

«Allora? Ce l'hai la roba?», domanda impaziente Hector, un tipo con un piercing al sopracciglio.

Lui mette le mani nelle tasche della felpa.

«Sono 190.»

«Che?!», esclama stranito Pancho.

«Sono 190$ per 20 grammi», ripete impaziente.

«Amico scherzi?», si intromette spazientito Hector aggiustandosi i pantaloni a vita troppo bassa.

«L'ultima volta erano 170, wey», aggiunge Pancho.

«Il mio fornitore ha alzato il prezzo e io devo regolarmi di conseguenza. Se non vi sta bene trovatevi un altro spacciatore», il ragazzo li guarda dritto negli occhi sicuro di sé.

Non ha tempo da perdere.

E deve pagare l'affitto.

I due tipi ci pensano su per poi annuire scocciati e dargli i soldi.

«È siempre un piacere fare affari con te, Aaron», Hector sorride ironico.

Lui prende due bustine trasparenti dalle tasche porgendogliele e incassa il denaro prima di andarsene circospetto.

‧◦•❅•◦‧

«Jo, due cappuccini, un caffellatte e tre spremute!», grida Susy masticando rumorosamente il suo chewing gum annoiata.

«Susy, puoi fare tu le spremute?», chiede Jo indaffarata preparando il caffè.

Stranamente il locale è più affollato del solito, colpa di qualche turista pazzo e fanatico, che ha il coraggio di addentrarsi nel South Bronx per visitare la Port Morris Distillery.

Susy sbuffa ma inizia a spremere le arance.

«Scussa», un uomo alto con gli occhiali picchietta sulla spalla di Jo.

«Cappùcina», le dice con un forte accento russo. Poi indica il suo orologio da polso facendole capire di averlo ordinato già molto tempo fa.

«Ma certo, mi scusi tanto», gli sorride Jo dispiaciuta servendolo in due minuti.

Probabilmente Susy si era scordata di prepararglielo.

Poesia d'inverno ❅ Cuore di spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora