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La piccola e pittoresca stazione di Provins era, quasi, del tutto priva di vita. Non c'erano molti designati viaggiatori in quel pomeriggio di domenica, persino i dipendenti erano assenti e Irèné dovette acquistare e oblitare i loro biglietti direttamente presso una delle macchinette che si trovavano sparse per la banchina della stazione.
Edith si era offerta di accompagnarli e il fratello aveva cercato in ogni modo di mostrarle la sua gratitudine per quel suo gesto.

Dopo quella discussione con Valentine e lo scambio di battute ambigue con Martin, il giovane non aveva potuto fare a meno di contare i minuti che lo avevano tenuto separato dalla partenza, nella speranza di chiudere il prima possibile quel disastroso weekend.
Non sempre finiva per scappare via da casa dei genitori, non ogni volta che li andava a trovare; ma quei due giorni in particolare si erano rivelati più pesanti del previsto.

-Verrai alla Rievocazione?- gli chiese Edith, mentre si accedeva una sigaretta, guardandosi intorno nella speranza di non scorgere qualcuno sbucare fuori all'improvviso, beccandola in quella sua attività clandestina.
Nessuno, a parte Irèné, era a conoscenza di quel suo vizio.

-Hai già preparato un costume anche per me?-
-C'è quello da principe, lo stesso che indossavi ai tempi del liceo-
-Non credo che mi vada più bene- rispose il giovane, scuotendo la testa, felice di avere una valida scusa da propinarle.

-Papi, cos'è la rivocasone?- domandò Bèatrice, arrampicandosi sulle sue gambe, per poi sedersi in grembo al padre.
-La Rievocazione...- disse il giovane, scandendo per bene la parola. -... è un evento importante. Una grande festa, dove tutto il paese si aiuta a ricordare il passato, vestendo gli abiti e facendo le cose che facevano i vecchi abitanti di Provins-
-In che senso?- chiese Fabien.
-Tipo... ci saranno i cavalli, principi e principesse, nobili e i giochi con i falchi-
-Eh, ma i giochi con i falchi li facciamo sempre- protestò il bambino.

-Davvero ci sono le principesse?- domandò Bèatrice entusiasta, battendo le mani davanti al viso, mentre un sorriso le incurvava le labbra.
-Tu potresti essere una principessa!- esclamò Edith e il fratello le rivolse un'occhiataccia. -Il fatto che tu non voglia partecipare, non significa che puoi tenere fuori i bambini dall'evento. Tu appartieni al nostro paesino e, adesso, anche loro. Perciò è giusto che partecipino, che aiutino a portare avanti le nostre tradizioni-

Il fischio del treno, in arrivo nella stazione, interruppe la loro conversazione.
Edith sollevò entrambi i pollici con fare trionfale. Gettò la cicca di sigaretta sui binari mentre il treno si fermava.
La banchina iniziò a popolarsi di qualche sporadica persona che scendeva dal mezzo, giungendo alla propria destinazione.

Edith salutò con trasporto i nipoti, baciò velocemente una guancia di Irèné per poi rivolgersi verso due anziane signore, aiutandole a scendere dal treno, scambiando con loro saluti e chiacchiere: afferrò i bagagli delle due, caricandoseli entrambi, per poi tallonarle fuori dalla stazione.
Irèné salì a bordo del treno e trovò presto una cabina per sé e i figli.

L'inizio del viaggio fu abbastanza tranquillo e silenzioso: Fabien e Bèatrice si addormentarono nel giro di pochi minuti, lasciando il padre da solo con i propri pensieri.
Il giovane prese a giocare con il cellulare, mentre il figlio utilizzava una sua spalla come cuscino e l'altra gli si acciambellava accanto, stringendogli un lembo della giacca, tanto forte da farsi sbiancare le nocche della piccola mano.

Il gioco che aveva preso a fare si rivelò troppo facile, tanto che si rese conto di aver permesso alla mente di estraniarsi dalla sue azioni, dandole la possibilità di vagare lontana da lì e dalla concretezza di quel momento.
Gli si palesò tra i pensieri un viso di uomo, pallido, dagli occhi chiarissimi e vuoti, privi di ogni emozione. Le labbra tese ed esangui...

PRÈS A TOI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora