Cap.30

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Tre settimane dopo...

Sono passate circa tre settimane dall'attentato alla palazzina in mezzo al deserto. Tre settimane che ci alleniamo con questi ragazzi, che li vessiamo, tre settimane in cui la mia spalla è guarita, ci siamo confrontati, io e Ivan abbiamo simulato dei corpo a corpo, abbiamo sudato, discusso, a volte sorriso. Raramente, lo ammetto. Ma la situazione si è decisamente alleggerita rispetto all'inizio. E il fare ció per cui sono nato, ovvero addestrarmi, combattere, mi ha risvegliato da una sorta di torpore ed ora come ora sono decisamente tranquillo. Non rassegnato. Ma tranquillo. Sto mostrando ad un ragazzo come impugnare un fucile di precisione cercando di restare il più fermi possibile quando sulla palestra cala il silenzio. Sento dei passi alle nostre spalle. Lentamente mi volto. Ci sono Dimitri, Yaroslav e poi c'è lui: Andrè. Andrè che si guarda intorno, Andrè che cammina decisamente bene anche se è sciupato rispetto a prima dell'attentato, Andrè che vede Ivan andargli incontro e gli sorride. E si abbracciano. Dimitri che osserva la scena. E poi si staccano. E Andrè si gira e vede me. Lui, Dimitri, Ivan e Yaroslav si avvicinano a grandi passi "Aleksej" mi richiama Dimitri, chino il capo "Mio signore" poi alzo lo sguardo e lo pianto in quei due occhi color ghiaccio che non vedo da settimane "Bentornato, Andrè", allungo una mano predisponendo quello che è un patto di non belligeranza, lui non toglie gli occhi dai miei nemmeno un attimo, mi stringe la mano e dice semplicemente "Grazie". Poi si stacca. Ivan interviene, iniziando a spiegare in lungo e in largo ad Andrè come abbiamo lavorato in queste settimane e soprattutto cosa è stato modificato e migliorato. Li seguo da dietro quando mi sfugge l'occhio ed intravedo uno degli abitanti del villaggio che mi fá cenno, è in quel posto perchè addetto alla pulizia della palestra e dei locali adiacenti. Mi avvicino, scopro che è un giovane sui trent'anni, non appena gli sono di fronte mi aggredisce verbalmente senza farsi sentire peró dagli altri "E così ora sei diventato il loro cagnolino! Ti siedi anche su comando? Tu fai la bella vita e intanto tutta la popolazione è costretta a vivere qui, lontano da tutto ció che ci appartiene, lontano dai luoghi dove siamo nati e cresciuti. E noi non c'entravamo nulla. Ma tu. Tu mi fai schifo, assoggettarsi così al nemico e prostrarsi addirittura. Non ti ricordi più il vecchio Harel? O le ragazze. O le persone morte nel cortile. A te non interessa niente." Mi ferisce. Mi ha ferito. Ma rispondo "Tu non sai niente di me. Niente. E se non vuoi morire ti conviene tornare al tuo lavoro e non proferire verbo" e mentre finisco la frase mi blocco sconcertato perchè Andrè ha visto tutta la scena, avanza verso di noi e d'un tratto e la sua espressione insospettisce Yaroslav che ci sta per raggiungere "Stai zitto o ti ammazzano" dico al volo al paesano, incurante della presenza di Andrè "C'è qualche problema Aleksander?" Interviene Yaroslav che ci ha raggiunti mentre Dimitri si sta intrattendendo con Ivan "No mio signore" chino il capo. "Questo ragazzo era solo curioso di sapere come stesse il nostro comandante e se si stesse riprendendo. Andrè si sta rimettendo in forma rapidamente." Andrè si gira e mi fissa, poi incrocia lo sguardo del paesano "Grazie per tutta questa premura. Ora torna a lavorare." Si volta e si dirige verso Dimitri, aspetta che lo raggiungiamo e lo sento chiedere "Mio signore ho una richiesta" "Dimmi, Andrè" "Vorrei uscire a cavallo. Con Aleksej." Dimitri guarda me, poi lui, assottiglia gli occhi "Non ho nulla in contrario ma state lontani dai confini. Aleksej, puoi prendere Aleka, falla sgranchire." Detto ció Andrè mi fa cenno di seguirlo fuori dalla palestra, usciamo e "Forza vai a cambiarti, ti aspetto alle scuderie". Mi avvio verso le stanze, mi cambio e vado verso le scuderie, pensando a cosa Andrè abbia in mente dato che sono certo che questa uscita non sia casuale. Arrivo e trovo Aleka sellata accanto ad un bel castrone grigio scuro. Andrè mi si avvicina da dietro facendomi sobbalzare e passandomi accanto mi dice "Forza, monta in sella." Salgo e partiamo al trotto, uno di fianco all'altro, verso l'aperto. La tenuta, come vedo ora dall'esterno, è un grande palazzo nel bel mezzo del niente, pure la vegetazione è rada in questa zona, ecco spiegato perchè nella città dell'attentato eravamo in pieno deserto. Non capisco dove mi trovo. In ogni caso non importa poi molto. Andrè mette il suo castrone al galoppo e lo seguo. Più ci spingiamo a ovest e più il paesaggio cambia. In fondo si scorge una sorta di foresta, la raggiungiamo, Andrè si volta verso di me e mi chiede di smontare. Lo faccio. Si avvicina e mi prende dalle mani le redini di Aleka per legarla ad un albero ma lo fermo "Perchè non hai detto nulla? Tu sai cosa davvero ha detto quel ragazzo" si volta guardandomi negli occhi e dice una cosa del tutto inaspettata che mi colpisce in pieno "Perchè io e te siamo costantemente in debito l'uno con l'altro." Gli lascio le redini e lui va a legare i cavalli. Dopodichè si avvicina e mi dice con chiarezza "Lá dentro sarei morto, avresti potuto lasciarmi al mio destino e non l'hai fatto. Sarebbe stato scontato per tutti ma per te no. Grazie." Lo guardo e deglutisco. Continua a fissarmi. "Ti ho portato qui perchè volevo che assaporassi un pó della libertá che provo io quando vengo in questo posto. Perchè nonostante siamo costretti a stare in quel palazzo, a combattere guerre non nostre, c'è sempre uno spiraglio di bellezza, basta solo coglierlo." Lo guardo negli occhi azzurri, abbasso lo sguardo e sorrido. "Hai ragione" dico semplicemente. D'un tratto lo sbuffo di Aleka mi mette in allerta. Guardo oltre il bosco e divento improvvisamente serio "Monta in sella Andrè." dico mentre anche lui si mette in allerta. Saliamo, iniziamo ad avanzare al passo tra gli alberi, all'improvviso un pssssh squarcia il silenzio, è un proiettile, devio Alexa al volo e va a colpire l'albero vicino a noi. "Galoppa!!" Urlo. Io e Andrè partiamo al galoppo, usciamo dalla foresta ed ecco da dove arrivano gli spari. A quello che intuisco essere il confine ci sono una decina di militari armati. Ci puntano.

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