Capitolo 3: Credere nella rivolta

129 22 13
                                    

Capitolo 3: Credere nella rivolta

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Capitolo 3: Credere nella rivolta

━━━━━ ● ━━━━━

Giugno 1944

Passò circa un mese dalla morte di Ljubo; il fatto era innominabile persino per Marian, e nessuno osava riportare indietro quegli orribili ricordi fatti di silenzio e cambiamenti improvvisi. Uno di noi, il più giovane ed esuberante, se n'era andato per sempre, ma per quanto fosse difficile da processare, questo non avrebbe fermato la guerra.

Inoltre, dopo quell'avvenimento Misha non era più stato lo stesso. Con gli altri parlava ancora meno del solito, ed era evidente come avesse perduto tutta la fiducia che riponeva in Marian; non partecipava più nelle missioni di gruppo, preferendo andare da solo o solo in mia compagnia.

Ma nessuno di noi aveva tempo per riprendersi emotivamente. Avevamo messo da parte quell'orribile episodio da qualche parte nei nostri cuori, sperando almeno che ci avrebbe dato coraggio.

A parte questo, gli ultimi tempi non erano stati molto movimentati dalle nostre parti. Il clima era stranamente tranquillo, ma noi tutti avevamo imparato a riconoscere la calma prima della tempesta. Ce n'erano stati tanti, di periodi del genere, a partire dal '39; tante date che non avremo mai più dimenticato.

Fu proprio quel pomeriggio che le cose iniziarono a prendere di nuovo la piega sbagliata.

Io e Misha eravamo appena tornati da una perlustrazione dei bassifondi della città. Portavamo con noi delle novità.

"Devo andare a Varsavia," esordì Misha, cogliendo di sorpresa tutti i nostri compagni, radunati intorno al tavolo mentre razionavano il cibo per i prossimi giorni. "Ho già deciso."

"Dov'è che vorresti andare?" esclamò Eliza, voltandosi verso di noi. Pian piano tutti gli altri staccarono gli occhi da loro lavoro, tranne Marian, che pareva essere disinteressato oppure già a conoscenza di tutto.

Misha si avvicinò al tavolo, deciso, prese dalla tasca dei pantaloni rovinati un foglio battuto a macchina tutto sgualcito e strappato, e lo mostrò a tutti.

Avevamo incontrato dei partigiani in procinto di partire per la Polonia, e alle nostre domande sul perché volessero rischiosamente spostarsi in un paese che nemmeno gli apparteneva, ci avevano dato un volantino, lo stesso che adesso il mio compagno stava mostrando agli altri.

"Abbiamo incontrato dei soldati che stavano per partire in Polonia," risposi, visto che il mio compagno non sembrava voler dire nulla. "A Varsavia c'è aria di rivolta."

Marian annuì: lui sapeva già tutto, ovviamente, ma evitai di puntualizzarlo per evitare di rendere i rapporti tra i due ancora più tesi.

"Stanno organizzando una rivolta da questa primavera," sbottò finalmente Misha, entusiasta. Lui era cresciuto a Budapest, però la sua patria restava la Polonia, e si sentiva naturalmente coinvolto in tutto quello che stava accadendo nel paese vicino. "Ormai nella resistenza sono... cazzo, sono quasi trecentomila uomini! È stato tutto organizzato alla perfezione, Varsavia insorgerà e faranno strage di tedeschi!"

ImperoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora