Il Bosco

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Come ogni  mattina, sul presto, mi incamminavo attraverso la campagna; amo fare lunghe passeggiate, quel giorno decisi di cambiare tragitto ed imboccai un sentiero che mi era poco familiare.
La mulattiera era sterrata, al centro c'era una striscia d'erba, ai lati, i solchi procurati dal passaggio delle ruote dei carretti.
M'inoltrai, allontanandomi sempre più dal paese, attorno a me c'erano solo campi, la stradina proseguiva dritta, verso un boschetto di pini; la cosa che trovai strana fu che, per quanto percorressi questo cammmino, non riuscivo a raggiungere la selva che era a pochi passi da me.
D'un tratto, senza alcun preavviso, la nebbia calò, improvvisa.
Mi guardai intorno: non vedevo nulla, mi voltai per tornare sui miei passi, seguendo la via a tentoni; anche se molto lentamente, sarei riuscito a ritornare.
Avanzavo, passo dopo passo, con cautela, le braccia protese in avanti, pensando con angoscia, a quelle persone cieche che vivevano questa spiacevole esperienza giorno per giorno.
Mi accorsi che un'atmosfera irreale mi avviluppava, c'era un silenzio anomalo: non un cinguettio, non un gracidare di rane, né un abbaiare di cane proveniente da lontano.
Mentre m'inoltravo a caso, udii dei bisbigli.
"C'è qualcuno?" chiesi ad alta voce "Mi sono perso, potete aiutarmi?"
Dei risolini risposero al mio appello.
Chiunque fosse, era dietro di me.
Mi voltai, con le braccia tentai di raggiungere coloro che mi stavano accanto, ma riuscii solo a fendere l'aria.
Qualcuno mi diede uno spintone, caddi a terra, le mani si graffiarono a contatto con i sassi.
Pensai si trattasse di ladri che stavano approfittando dell'occasione per derubarmi.
Mi tirai su.
"Non porto denaro od oggetti di valore con me." esclamai, poi mi diedi alla corsa che finì ben presto: andai a sbattere contro il tronco di un albero.
Stordito, ricaddi indietro, al suolo.
Aprii gli occhi e notai che la nebbiolina, che si era un poco diradata, mostrava lunghe ombre scure, informi: erano alberi; evidentemente mi ero diretto dalla parte opposta al cammino di ritorno.
Iniziai anche a  distinguere delle piccole luci rosse  che si avvicinavano a me.
Erano occhi, non riuscii a determinare, nitidamente, le loro fattezze, a causa della foschia.
Erano vari individui, alti un metro all'incirca, le loro sagome erano nettamente umane.
Qualcuno mi acchiappò per la collottola trascinandomi lungo l'erba. Mi sentii soffocare, gli altri sghignazzavano divertiti.
Mollarono la presa.
I miei vestiti erano ormai logori a causa del trascinamento. Raccolsi le mie ultime forze e diedi uno scatto, iniziai a correre all'impazzata ma qualcuno mi fece lo sgambetto; o forse inciampai in una radice.
Gli esseri dissero qualcosa in un idioma a me sconosciuto.
"Chi sono costoro? Dove mi trovo in questo momento? È tutto così assurdo ed irreale, mi sembra di essere capitato in un altro mondo." pensai.
Sedetti con il viso tra le mani:
"La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente, è la paura dell'ignoto." mi dissi "La nebbia si diraderà, forse è tutto frutto d'immaginazione; sì, è così!"

Santa Chtulhu Is Coming To Town Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora