Pas de Deux

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Passarono alcune settimane, poi alcuni mesi.

Era già quasi un anno che stavano insieme "ufficialmente" se così poteva essere detto.

Entrambi, privatamente, convenivano che era stato l'anno migliore della loro vita. Sembravano non essere mai sazi della reciproca compagnia, e sebbene ciascuno avesse deciso di conservare alcune attività personali, avevano iniziato a vivere insieme quasi da subito.

Aziraphale aveva mantenuto la sua libreria, chiaramente: era sottinteso che non avrebbe mai rinunciato ai suoi libri. Aveva però creato una sezione più "fruibile", in cui la gente si poteva sedere a leggere, magari gustando un buon the. La libreria era sempre stata accogliente, e una volta messi al sicuro le sue prime edizioni ed i libri a cui teneva maggiormente in sezioni che agli umani apparivano noiose e ostiche, quel luogo divenne un piccolo ed elegante punto di ritrovo per giovani (e meno giovani) intellettuali della zona di Soho.

Aziraphale e Crowley avevano convinto il proprietario del negozio accanto a venderlo a loro. Crowley avrebbe usato la coercizione ma Aziraphale non glielo permise, quindi l'anziano signore ormai prossimo alla pensione si trovò un generosissimo assegno sotto il naso in cambio. Così si erano allargati, e mentre l'angelo aveva aperto quella nuova sezione con libri che permetteva di toccare e addirittura comprare, Crowley vi aveva trasferito le sue piante, in modo da potersene occupare più facilmente. Così, in quella parte del negozio, tantissime lussureggianti piante di ogni genere si godevano la luce che filtrava dai riquadri delle grandi vetrate. Il demone le terrorizzava ancora, ma sotto la supervisione dell'angelo, che di tanto in tanto sgattaiolava in quella parte del negozio per eliminare le piccole macchie che inevitabilmente si formavano sulle loro foglie, nessuna di loro era stata gettata nel trita rifiuti.

Anche per le piante era stato l'anno migliore delle loro vite.

In qualche modo le loro abitudini si erano incastrate e accordate, come in una musica, e le loro personali note si fondevano adesso in un'unica melodia.

Una notte di Settembre giacevano nel loro letto, e Crowley stava scivolando nel sonno. Si addormentava quasi sempre per primo, mentre Aziraphale rimaneva spesso a leggere o ad osservarlo anche tutta la notte. Aveva gli occhi chiusi, ed era appoggiato con la guancia al braccio dell'angelo, che lo cingeva dolcemente.

Erano in quella posizione da un po', ma a Crowley era rimasto un briciolo di coscienza ancora. Quel tanto che bastò per sentire il sussurro di Aziraphale, gentile, morbido come lui, come ad accompagnare il suo sonno in una ninna nanna.

"Ti amo Crowley...".

Un millisecondo dopo, il demone era completamente sveglio, pietrificato.

Glielo aveva detto. Certo, l'angelo non sapeva che lui fosse sveglio, questo era ovvio, ma glielo aveva detto.

Lo amava.

A ben pensarci era implicito che si amassero, ma non se lo erano mai detti. Probabilmente si amavano dall'alba dei tempi, quando il mondo era ancora giovane. O almeno così pensava Crowley, che suo malgrado era stato colpito da una specie di colpo di fulmine (quando ancora queste cose non esistevano) quando si erano parlati la prima volta, migliaia di anni fa nell'Eden. Il fatto che Aziraphale avesse osato sfidare Dio così apertamente, dando via la sua spada di fuoco agli umani semplicemente perchè era preoccupato per loro, e il modo in cui gli aveva parlato senza curarsi che lui fosse uno dei Caduti, lo avevamo davvero folgorato.

L'amore comunque era rimasto sopito molto a lungo, e lui vi aveva ceduto lentamente, fino ad accettarlo completamente solo in tempi relativamente recenti. Forse negli ultimi duecento o trecento anni aveva saputo con certezza che amava quello che avrebbe dovuto essere il suo peggior nemico, e che quindi il sentimento che lo legava a quell'affettato angelo non era solo una improbabile amicizia, ma ben di più.

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