Risvegli

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Greta

Alla fine avevo ceduto, mi dispiaceva un botto farlo dormire per terra mentre ero io a dover dormire per strada. - Dai Flà resta qui, tranquillo! - sussurrai la notte prima affinché lui rimanesse a dormire con me, bhe non mi dispiaceva ma temevo avesse potuto farmi qualcosa.

Il sonno ci raggiunse presto, forse la birra molto forte, forse la stanchezza, forse un po' tutto o forse una casualità. Lui si addormentò dal suo lato del letto e io dal mio, o meglio quello che avevamo stabilito in precedenza che mi appartenesse. In problema nacque al risveglio quando notai di essermi spostata verso il centro del letto e che allo stesso modo aveva fatto Flavio.

Ci trovavamo al centro, dove si univano i due materassi che formavano il letto matrimoniale, entrambi. Il suo braccio mi cingeva i fianchi e i suoi piedi erano attorcigliati ai miei. - Ma... - sussurrai tra i denti provando a girarmi e notando che la presa era molto stretta.

- Flà ma che cazzo fai? - alzai la voce, sapevo fosse sveglio e la sua risata nel mio orecchio me lo confermò. -Buongiorno - sussurrò poi facendomi rabbrividire. - Sei coglione! - urlai alzandomi di scatto dal letto e notando che, per fortuna, ero ancora "vestita". Bhe indossavo ancora il suo pantaloncino e la sua felpa, gentilmente offertomi la sera precedente.

- Scusami, ma non ho resistito - sussurrò lui triste - Ti avevo detto di non toccarmi - gli urlai ancora contro, con lui ancora nel letto ed io in piedi dal mio lato dello stesso. - Oh no, ma cosa hai capito?- riprese lui - Forse avevi freddo ma hai cominciato a pregarmi "Flavio, abbracciami" - concluse facendomi il verso. - Non ci credo - sbuffai portandomi le mani tra i capelli

Flavio

Fai bene, volevo dirglielo ma non potevo ammettere di aver ceduto. Era così bella con le mie cose addosso, nel mio letto, a poca distanza da me. Era addormentata, lo percepivo dal suo respiro pesante. Non persi tempo, le afferrai i fianchi saldamente, il non sentire la sua voce mi diede la conferma: era addormentata. La tirai verso di me e la strinsi al mio petto. Non emise suoni, fui io a baciarle la parte coperta dai suoi capelli che profumavano di lei, di dolcezza, di Greta. Avessi potuto avrei creato sicuramente un profumo per lei, ma un profumo che aveva il suo odore, quell'odore che era in grado di mandarmi a fanculo il cervello. Quell'odore che mi generava pensieri, pensieri tutt'altro che casti, ma andava bene così, o almeno, me lo facevo andare bene, me lo facevo bastare.

- Grè dobbiamo stare tutta la mattina ad urlarci conto?- Gli domandai snervato, poi mi alzai dal letto, e la raggiunsi in cucina, dove si era diretta continuando a sbraitare qualcosa in modo nervoso. - Non è successo nulla. - conclusi avvicinandomi - Ho capito, tra di noi non c'è nulla. Ma io i miei amici li abbraccio, e tu sei una di quelli - le toccai la spalla ma si scostò velocemente, alzai le mani in segno di resa.

Mi preparai in silenzio in camera, le lasciai il bagno, così aveva tutto lo spazio che voleva, io nel frattempo mi beavo dell'odore di lei che era rimasto in quella camera.

Greta

Quella sua constatazione mi fece male, però ero stata io a volerlo: noi eravamo solo amici. Mi lasciò il bagno per cambiarmi e prepararmi, poi saremmo andati alla ricerca di una ferramenta per sistemare la questione "chiavi".

- Flà sono pronta - dissi accomodandomi in cucina, avevo gli stessi vestiti della sera prima, speravo quella questione si fosse risolta al più presto.

Poi lo vidi uscire dalla sua stanza, quella che per una notte era stata anche la mia stanza, pronto: indossava dei jeans chiari, una felpa nera, e i suoi anfibi dello stesso colore. Era a dir poco bellissimo. Era bello nella sua semplicità, era bello perché era così dannatamente Flavio, così dannatamente proibito.

- Andiamo - sorrise, raggiungendomi, prendendo la sua giacca, anche questa di jeans, e le chiavi. Queste poi le mosse davanti ai miei occhi, a ricordarmi la mia situazione critica. Mentre usciva dalla porta ridendo lo colpii amichevolmente sul braccio e -Stupido- Gli sussurrai.

Flavio

A quel contatto, del tutto amichevole, rabbrividii. Era lo stesso brivido che mi aveva scosso quando questa notte l'avevo abbracciata. Era bella, in un modo tutto suo, in quel modo particolare, sapeva sconvolgerti anche avendo addosso gli stessi vestiti della sera prima, di lei non potevi farne l'abitudine, lei non riusciva a stancarti. Era proprio quello che io adoravo di lei.

Entrammo in macchina, evitai di fare il gentiluomo, in un'altra occasione avrei sicuramente aperto la Portella dell'auto, ma non lo feci, Entrò da sola così come feci io. - Andiamo dalla ferramenta qui dietro? È un mio amico, risolverà tutto in fretta!- poposi io, alludendo al suo problema delle chiavi.

Greta

Bhe non potevo che accettare. Era scontento che io volessi tornare a casa - Certo! - esclamai io - Voglio la mia casa, le mie cose - sbuffai.

Partimmo e notai il sorriso che comparve sulle labbra di Flavio, quando misi il broncio terminando la frase, poi in un batter d'occhio arrivammo alla ferramenta, il ragazzo all'interno era gentilissimo e, come già mi aveva preannunciato lui, era amico di Flavio. Si impegnò al massimo per risolvere il problema ma non ci riuscì: era necessario osservare il portone e in quella mattinata non avrebbe potuto farlo: avrei dormito per un altro giorno da Flavio.

Usciti dalla ferramenta realizzai che mi sarebbero serviti dei vestiti per il giorno dopo, allora fu Flavio ad offrirsi volontario, mi disse che mi avrebbe immediatamente portata in un negozio di cose vintage, dove potevo sicuramente trovare qualcosa di mio gradimento. Ecco cosa mi piaceva di Roma: la vita, i monumenti e i negozi vintage.

Era molto vicino a dove ci trovavamo noi, non impiegammo tantissimo ad arrivare ed impiegammo meno tempo ad entrarci. Era bello, molto piccolo, ma bello. L'odore mi ricordava molto quello di un profumo che mia nonna utilizzava spesso quando ero più piccola.

Mi misi subito alla ricerca di pantaloni e felpe e ne trovai tantissime, approfittai della situazione e ne comprai di più, le avrei utilizzate sicuramente, coloratissime e larghe, le mie preferite in assoluto. Nella mia ispezione trovai anche una cosa che avrei comprato per Flavio: un paio di occhiali da sole. Secondo me erano stati fatti proprio per lui, avevano la montatura dorata e i vetri scuri, proprio come quelli che utilizzava solitamente a tutte le ore del giorno, fregandosene se fuori ci fosse il sole o la luna.

Insistette per pagare ma non glielo permisi. Neanche per quello che avevo preso per lui, pagai tutto io e riuscimmo. Entrati in macchina presi il mio piccolo regalo per lui e glielo porsi -Fla, questo è per te - dissi mostrando il cofanetto rosso, che la commessa alla cassa mi aveva accuratamente sistemato - Ma che?- chiese sbalordito. Non se lo aspettava ed io sorrisi - È un piccolo pensiero, nulla di che, Non appena li ho visti ho pensato a te- A quella descrizione non perse tempo. Aprì il cofanetto e prese tra le sue esili dita quegli occhiali da sole e li posizionò sul naso - Greta, ma sono bellissimi - sorrise guardandosi allo specchietto retrovisore della macchina. Poi posò la sua mano sulla mia coscia quasi a ringraziarmi ulteriormente e ripartì.

Eravamo in notevole ritardo, e suscitammo una serie di dubbi in tutti gli altri ragazzi della band, quando arrivammo alle prove in quella mattinata. Non potemmo che scusarci ma sicuramente non mancarono le loro risatine rivolte al nostro arrivare in ritardo, insieme. Ma noi eravamo sicuri che fra noi non ci sarebbe mai stato nulla, null'altro che amicizia.

Una canzone che non so | GazzelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora