Tre giorni. Tre giorni senza vedere Flavio. Tre giorni dalla sua "sorpresa" durante il nostro primo concetto. Tre giorni dal conoscere il perché io ero diventata la nuova chitarrista. Tre giorni da quando avevo capito che Flavio non era cambiato, che Flavio era sempre lo stesso. Tre giorni, ed ora lo stavo per rivedere.
Avevo deciso che la mia sarebbe stata una "vendetta" servita a freddo, una "vendetta" che non si sarebbe mai aspettato. Avevo accettato come al solito il suo passaggio e mi sarei comportata con lui come al solito. Come prima che fossi a conoscenza di tutta la storia dell'allontanamento del vecchio chitarrista.
Uscita dal mio portone, in legno, dipinto di verde, lo trovai lì. Nella sua macchina, aprii la portella e mi sedetti avanti, c'era la musica, come sempre. Era una costante la musica nella sua vita come nella sua macchina, la musica c'era. La musica lo rendeva diverso quasi al punto che dimenticassi di tutta la questione di tre giorni fa.
Mi accomodai sulla pelle fredda del sedile, l'inverno era ormai arrivato completamente, e anche se le temperature erano più alte del solito, il freddo si sentiva abbastanza. Mi salutò affettuosamente scoccandomi un bacio sulla tempia, non lo scostai, anche se avrei voluto farlo. Sì, avevo paura. Avevo paura che io fossi solo quella di turno, quella su cui la "pubertà aveva fatto un buon lavoro", quella da scopare e gettare. Io non ero quella. Io ero Greta, una ragazza semplice, che gli stronzi li rifiutava, li gettava via, non sapeva cosa farne. La strada fino allo studio fu breve, passata canticchiando Lucio Battisti, quel disco che metteva a ripetizione nella sua auto.
Scendemmo dalla macchina, non lo attesi, entrai nello studio e salutai gli altri, poi arrivò lui. Entrò dicendo - Oh se aspettavi non ti mangiavo - poi salutò gli altri con la solita pacca sulla spalla. Risposi sorridendo rumorosamente -Bhe con le cose che si sentono in giro, non si sa mai - Continuai ridendo. Eccola la mia vendetta cominciava in quel preciso momento. Come se la sua battuta fosse stata voluta.
Flavio
La passo a prendere. Come al solito. Era un appuntamento fisso portarla con me alle nostre prove, "per evitare i mezzi" le dicevo, ma in realtà era perché volevo averla vicino a me. Stavo bene con lei, c'era qualcosa che collegava le nostre menti. Si proprio le nostre menti. Avevamo entrambi quel mondo strano di pensare, quello che non tutti condividono, quello che ci rendeva simili. Simili: non uguali, perché nessuno era uguale a nessuno.
Le bacio la tempia non appena si accomoda vicino a me, noto che sorride. Forse era per la canzone, Lucio Battisti mi accompagna sempre, in macchina e nella vita in generale. Ma Forse, ed io speravo fosse per quello, sorrideva per la mia dimostrazione di affetto. Arrivati in studio esce prima di me, ed entra non aspettandomi. Strano. Poi la raggiungo e la sua battuta mi fa male "con le cose che si sentono in giro".
Cosa aveva sentito in giro? Cosa le avevano detto?
Greta
Le prove andavano avanti e nulla mi impedii di infastidire Flavio con delle battutine. Ad esempio stavamo provando una canzone con due chitarre, c'ero io solista, come al solito, e lui che accompagnava mentre cantava. Alla sua richiesta di fare un pezzo della sua canzone da solo, Alla fine era pur sempre la sua canzone, non mancò la mia battuta che gli ricordò di lasciare ad ognuno le proprie cose, e che appropriarsi delle cose degli altri a volte non va molto bene, anzi, non va bene affatto. La sua faccia ferita, ferì anche me, non lo nascondo, ma gli stava bene.
Andò avanti per molto quella situazione al punto che non finimmo neanche di provare che esasperato disse - Basta sono stanco. Chiudiamo qui oggi. - poi sorrise amaramente congedando gli altri e chiedendomi di restare dato che mi accompagnava lui a casa. Sapevo che in realtà me lo aveva chiesto per parlarmi.
Flavio
Prove, se così possiamo chiamarle, d'inferno. Tutto il tempo a prendermi per il culo, tutto il tempo, Tutto. Che poi così da un momento a l'altro, tutto okay fino all'entrata in studio. Era cambiata di botto, come se avesse saputo qualcosa e quel qualcosa mi preoccupava. Parecchio.
Erano appena usciti tutti, mi assicurai che la porta fosse chiusa, e mi apprestai a sistemare tutti gli amplificatori. Poi eccola lì la sua voce, così dolce e diversa da quella che proveniva dalla stessa bocca circa cinque minuti prima - Bhe ? andiamo via? - Si avvicinò a me e mi aiutò a spostare l'ultimo amplificatore, più pesante degli altri.
Fu proprio su quest'ultimo che mi accomodai - Noi dobbiamo parlare - enunciai indicandole il posto accanto al mio per farla sedere. - Parlare? - Chiese sorpresa, fintamente, lo percepivo dalla sua voce. - Si Parlare - conclusi io, guardandola negli occhi serio, impostando la voce.
Greta
Greta eletta come veggente quest'anno. Lo sapevo che avrebbe voluto parlare, ed ora eccoci lì sull'amplificatore, in procinto di chiarire qualcosa che forse per lui non esisteva più ma che invece pulsava nella mia testa. Sì proprio così. Mi si era infranto tutto tre giorni fa quando ho scoperto che Flavio non era mai cambiato.
- Parliamo allora - sibilo tra i denti quasi meravigliata della sua voce impostata e seria. - Cosa cazzo hai, Grè ? - Rieccola la sua voce, quella sua solita voce, che a sentirla, quasi mi cedono le gambe anche stando seduta.
- Clà, no Flà, bho come cazzo ti chiami - sbotto in preda ad un attacco di ansia, forse per quello che gli stavo per dire, forse perché avrebbe inteso che io provavo qualcosa per lui e che mi ero illusa di un suo cambiamento -Scusa.- riprendo respirando profondamente -È che dopo il concerto dell'altra sera un ragazzo, Claudio, il tuo ex chitarrista mi ha seguito - mi fermo un attimo. Lui non perde tempo - Cosa cazzo ha fatto quel coglione? - Riprendo interrompendolo - No Flà, il coglione sei tu - senza lasciargli il tempo di parlare continuai - Cosa cazzo ti viene in mente? Fare una puttanata del genere? Non hai più 14 anni Flavio. Lo facevi alle medie ma non ora. Sei un uomo. Fregare la ragazza ad un tuo amico, prima che collega? - Solo ora mi fermo riprendendo fiato e calmandomi. Forse avevo alzato troppo la voce, lo percepisco dal suo viso rosso, per l'imbarazzo o forse per la rabbia che gli avevo provocato dicendo quelle cose.
- Cazzo vuoi dirmi qualcosa? - sbottai portandogli le mie mani al collo della sua giacca e scuotendolo. Mi bloccò le mani - Cosa cazzo devo dirti? - Sbottò staccandomi le mani dalla sua giacca.
Il mio cuore faceva male a quelle sue parole acide - La verità... - sussurrai, al punto che forse non mi sentì neanche. - La verità - ripettetti con voce ferma questa volta.Da parte sua ci fu un sospiro rumoroso ma nessuna parola - Flà io avevo pensato che tra di noi ci potesse essere qualcosa. Io pensavo tu fossi cambiato, invece sei sempre quel pezzo di merda che eri. - dissi sul punto di piangere. Ma che cazzo mi prendeva?! Piangere per lui... Io non ero così. Mi alzai, mi fece risedere accanto a lui e cominciò a parlare -Grè vuoi la verità? Eccola. - si fermò un attimo e mi guardò negli occhi, riprese - Ho scopato con la fidanzata del mio ex chitarrista. Pensavo te l'avesse già detto quel coglione- Sbottò acido.
La nostra conversazione finì lì. Restammo seduti dieci minuti in silenzio poi mi riaccompagnò a casa come da programma.
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Una canzone che non so | Gazzelle
Fanfic🌕 Che ti ricordi di me, lo so Ma solo quando non ti calcolo 🌕Che ti innamori di me però Soltanto quando non ti calcolo 🌕Come quando ti spogli vado fuori di testa Ma vorrei sparire un po' 🌕Come quando ti arrabbi e strilli dalla finestra Una canzo...