🧬 43. L'amore è amore

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Scena super tipica: l'avrete sicuramente vista in una qualsiasi serie TV ambientata tra le mura di un ospedale.

Le mie mani sono unite sopra le ginocchia, le mie gambe stanno tremando così velocemente che sembra sia seduto su un seggiolino eiettabile che sta per spararmi sulla Luna. E proprio in questo momento, una mano sguscia in mezzo alle mie e le stringe in un intreccio di dita.

Mi fermo, inclino il volto, torno alla realtà. 

È Fabio, è seduto vicino a me e mi sta sorridendo. È ancora truccato, fascinosissimo, ma si è tolto la parrucca, forse perché avrebbe un po' stonato in quest'ambiente spento.

È un contatto che gli costa imbarazzo, si nota, ma allo stesso tempo non lo può reprimere: mi vede soffrire e gli viene spontaneo comunicarmi che lui c'è, è qui per me. Gli sorrido appena, poi la porta si spalanca e mollo subito la sua mano, alzandomi in piedi con impazienza.

"Allora?" domando a mio padre, in un'aggressione verbale involontaria. 

Davanti a me c'è un uomo che già di default è perennemente confuso, quindi figuriamoci adesso che ha un grembiule sopra il completo da sposo macchiato di sangue. I suoi occhi cerulei salgono piano dal pavimento a me; ci mette un po' a rendersi conto di che cosa gli ho chiesto.

"Papà, porca troia!" e anche i miei difetti sono esacerbati dalla tensione, quindi non è veramente mia volontà percuoterlo, lo spintone mi esce quasi per sbaglio.

Papà approfitta per aggrapparsi alle mie spalle e mormorare un sollevato: "Sta bene".

"Oh, grazie a Dio!" commento, gettando la testa all'indietro. Solo che, purtroppo, non posso godermi la gioia, perché manca ancora la seconda parte della domanda: "E zia Ross?"

Già, perché lo 'sta bene' non era riferito a lei. 

Papà si sgancia passivamente dalla mia stretta e con la stessa verve si getta sul primo seggiolino libero che trova. Gli occhi miei, di Fab e della migliore amica di Ross sono puntati su di lui in una dilaniante attesa.

"No, Ross non sta altrettanto bene."

Ecco, ti pareva.

Zia Ross ha avuto un improvviso distacco di placenta e l'ambulanza l'ha tempestivamente portata nell'ospedale più vicino. L'emergenza era piuttosto grave, così tanto da convincere i medici a far nascere il bambino prematuramente. Se quest'operazione sembra essere andata a buon fine per lui, per zia invece ci sono state delle complicazioni e da quel che sappiamo, ha perso decisamente troppo sangue.

"Le hanno fatto un cesareo e la trasfusione, ma al momento non è cosciente" annuncia papà, le parole più pesanti della sua lingua. "Non sappiamo se si risveglierà."

Penso a Raffa e a Cate, che sono là dentro da qualche parte sin da quando siamo arrivati all'ospedale, nonostante i medici avessero urlato "Solo un accompagnatore!". Penso a come si stanno sentendo ora, allo sconforto che li circonda, al senso di disperazione. 

Penso a papà: perché? Perché gli capita sempre il peggio?

Quel che è successo, alla fine, non è nemmeno così raro. Anche una mamma più giovane avrebbe potuto incorrere in un incidente simile, però di sicuro l'età di zia Ross ha influito sull'intensità e la repentinità dell'accaduto. Eravamo tutti coscienti dei rischi, quando ha accettato di portare avanti la gravidanza, eppure non eravamo pronti all'emergenza.

Insomma, non nel momento del taglio della torta, non al suo matrimonio.

Non sempre a noi, cazzo.

"Come l'hai chiamato?" domando debolmente, cercando di distrarre papà mentre mi accomodo vicino a lui con gli occhi impietositi di Fab addosso.

"Che?" biascica lui, completamente su un altro pianeta.

DNA - Dovrei Non AmartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora