– Lucia!
La ragazza apre gli occhi piano. Si riscopre arrabbiata. È una rabbia insensata, gelida. Non le appartiene. Eppure la sente bruciare sotto la pelle, sotto le dita.
Si guarda intorno e scopre che durante quel tempo qualcosa è cambiato.
– Il tuo sonno cambia questo posto. Siamo nel tuo Ponte – supplisce Dante. Lei lo guarda: ha gli occhi infossati, occhiaie nere e palpebre livide. La pelle è martoriata e i lividi hanno un colore malsano, quello che assumono quando stanno per sparire. C'è qualche cicatrice in più sulle braccia e sul viso tirato e un filo di barba che prima non c'era. Sembra più grande.
Più vecchio. Quanti anni avrà, pensa.
Quanti ne ho io?
Scuote la testa, e si tira a sedere scandagliando il posto dove si trovano. È una casa. Una casa che conosce sebbene non ci sia mai stata.
Sono in un soggiorno e poco a poco, l'arredo e le suppellettili prendono concretezza, facendo sfuggire uno sbuffo a Dante.
– Finalmente possiamo sederci su qualcosa di morbido! – esclama stanco. Nella sua voce c'è una nota di rabbia. La stessa che prova lei?
No, è diversa. La mia non mi appartiene.
– Lucia!
Entrambi sobbalzano al suono di quella voce. Dante salta dal suo posto sul divano, ruotando la testa a destra e a sinistra, fino a incrociare gli occhi di Lucia, che sta facendo lo stesso.
– Perché diamine sei dovuta scappare avanti! È tutta colpa tua, è tutta colpa tua! – continua la voce, ma nessuno oltre a loro sembra essere lì dentro.
A un tratto, l'aria si fa irrespirabile. Alle narici di Lucia giunge un odore pungente, talmente dolce da dare la nausea.
– È colpa mia?– chiede Lucia al vuoto. Dante si alza, le prende una mano e sembra colto dal panico quando la invita ad andare via.
– Cosa? Cosa è colpa mia? – domanda ancora, liberando il braccio dalla presa dell'altro.
– Sei morta.
Lucia alza gli occhi verso Dante, scruta il suo volto alla ricerca della solita indolenza. Ma i suoi occhi sono fissi nel vuoto, e sembrano riflettere un terrore confuso.
– Sei morta, Lucia. Non vedi? – le domanda, schietto, brusco. Lei abbassa lo sguardo davanti a sé e incontra il vuoto. Raggomitolata su se stessa, nel bel mezzo del pavimento, c'è una ragazza. Ha lunghi capelli castani, raccolti in una treccia lucida e tenta in ogni modo di usare le proprie lacrime per lavare via il dolore e il rumore del silenzio.
Tra un singhiozzo e un altro lascia cadere la foto che ha tra le mani. È la foto plastificata di una ragazza, sul retro una data di inizio e fine.
Una data di nascita e una data di morte. Lucia mette a fuoco il viso nella foto, e rabbrividisce.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato in quella visione. Riconosce la rabbia, ma dovrebbe essere sua.
Dovrebbe essere lei quella a essere arrabbiata con Eleonora.
Ma perché?
– Ele? – chiama piano, quasi un sussurro e i singhiozzi si arrestano.
Eleonora alza lo sguardo, e impallidisce quando le iridi verdi incontrano quelle così simili della sorella. Perde i sensi quando posa lo sguardo su Dante.

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Oblio
Historia Corta"In un'altra vita sono morta." Lucia sa che è l'unica della sua specie nella Città di Nuvole. Tra le persone senza volto che incontra ogni giorno, Eleonora è l'unica a somigliarle. Eppure Eleonora non va mai oltre la Cinta, rimane sempre in prossimi...