26. Don't Worry

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Nel momento in cui Chelsea si svegliò, la testa le martellava terribilmente.

Fortunatamente c'era qualcosa a darle un po' di sollievo. Qualcuno le stava tamponando la fronte con della stoffa bagnata con acqua fredda.

La ragazza sentiva la bocca orribilmente secca, provò a portarsi le mani alla testa, dove le doleva, ma non ci riuscì, qualcosa la teneva ferma.

A quel punto spalancò gli occhi e si dimenò, provando a liberarsi, ma notò della corda che le teneva le mani e le caviglie legate alla sedia. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri di chi stava cercando di lavarle via il sangue dalla fronte, perché era proprio sangue quello che la ragazza vedeva nella pezza che teneva in mano.

<<Richard...>>, sussurrò osservando il ragazzo biondo che le stava davanti con incredulità e spavento.

<<Chelsea, ti sei svegliata...Mi dispiace ti abbiano fatto così male.>>, le disse lui avvicinando ancora lo straccio al suo viso, ma allontanandolo nel momento in cui lei si scostò impaurita.

<<Dove sono e...perché...>>, chiese lei con un filo di voce guardandosi intorno. La stanza era minimale, con una semplice scrivania, su cui stava una piccola statuetta e un lettino

L'espressione di Richard sembrava dispiaciuta mentre la guardava.

<<Ti hanno preso, sei nell'ala est>>, le disse.

In quel momento Chelsea riuscì a ricordare e lo guardò con gli occhi sgranati.

<<Tu...sei tu che mi hai preso>>, gli disse con un tono di voce leggermente deluso dal comportamento di quello che aveva creduto un amico.

Richard si passò la lingua sulle labbra, incerto su cosa dire. Spostò lo sguardo dietro alla spalla, forse per assicurarsi che fossero soli, per poi riportarlo su di lei.

<<Diciamo di sì...Ho collaborato - prima che lei potesse dire qualcosa, si affrettò a parlare - M-ma non per mia volontà. - a questo punto abbassò notevolmente il tono di voce - vedi, mi stanno usando e io non ho altra scelta, ho dovuto farlo>>, quando finì la guardò nuovamente negli occhi, con sguardo implorante.

La ragazza lo guardò per qualche secondo, l'espressione e gli occhi lucidi del ragazzo confermavano la sua versione. Non stava mentendo.

<<Che cosa sta succedendo?>>, sospirò lei appoggiandosi allo schienale della sedia e permettendogli di avvicinarsi nuovamente. Nel momento in cui ricominciò a fare pressione sulla tempia della ragazza, questa fece una smorfia di dolore.

<<Non posso parlare. - sussurrò lui - Ti fa molto male?>>, le chiese poi.

Lei scosse la testa, poi si raddrizzò di scatto.

<<Michael...c'è Michael, lo hai visto?>>, domandò guardandolo speranzosa.

Richard annuì, ma abbassò lo sguardo.

<<Sì, l'ho preso io. Ma dubito che te lo lascino vedere...>>, le spiegò.

Ci fu un altro momento di silenzio in cui il riccio si prese cura di lei. Doveva ammettere che quelle attenzioni non le sarebbero dispiaciute se soltanto non si fosse trovata lì e senza uno straccio di informazioni.

<<Chelsea, qualunque cosa accada devi stare attenta a...>>, il ragazzo non riuscì a finire la frase, perché in quel momento la porta di aprì, facendo entrare un ragazzo accompagnato da due uomini.

Richard si raddrizzò immediatamente alla vista dei due.

<<Sta arrivando, biondino. Non servi più, torna pure a studiare o a fare quello che fai di solito quando non rapisci studenti>>, nonostante la sua espressione annoiata, il suo tono tradiva un po' di divertimento.

𝗕𝗹𝗼𝗼𝗱 𝗧𝘆𝗽𝗲: 𝗡𝗲𝘄 𝗚𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora