Capitolo 2

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CAPITOLO 2.

La mattina dopo quando si alzò per andare a scuola era praticamente a pezzi.

Dopo aver fatto colazione uscì di casa trovando poco dopo nella cassetta della posta una lettera in una busta nera.

Notando che era indirizzata a lui l'aprì con cura per poi prendere il foglio al suo interno leggendolo.


"Ragazzino, hai fatto un ottimo lavoro medicandomi la ferita.

Ci vedremmo presto. Ho lasciato nel tuo borsone una valigia, ti farò sapere quando verrò a prenderla lasciandoti il luogo e l'orario in un'altra lettera con busta nera"


Un sorriso comparve sul suo volto mettendo il foglio in tasca dopo averlo rimesso nella sua busta.

Ran notando la cosa gli domandò: «Chi ti scrive?»

«Nessuno di particolare...» ammise lui tranquillamente avviandosi verso scuola.

Non si chiese come Gin avesse fatto a trovare il suo indirizzo perchè sapeva bene che l'aveva letto sull'etichetta che portava attaccato allo zaino, però, era molto felice di sapere che lui stesse bene nonostante tutto quello che era successo in passato sapendo anche che se l'uomo avesse scoperto la sua vera identità sarebbe stato in pericolo.

Arrivato a scuola s'incontrò svogliatamente con gli amici ed entrò in classe.

Per tutta la durata delle lezioni rimase a osservare fuori dalla finestra rispondendo alla domanda delle maestre ogni volta che gli chidevano qualcosa quando lo vedevano più interessato a quello che succedeva fuori dalla finestra.

Durante l'intervallo vide la macchina nera di Gin e Vodka passare da quelle parti, ma vide solo uno dei due in macchina per questo motivo si disse che non avrebbe rivisto il biondo molto presto.

Sì lasciò andare a un sospiro rassegnato sedendosi sul muretto della scuola appoggiando la schiena contro la colonna vicino al cancello d'entrata guardando il cielo mettendosi le cuffie nelle orecchie per provare a rilassarsi.

Nonostante tutto i suoi pensieri erano rivolti a Gin.

Non capiva come potesse essere così confuso e dannatamente preoccupato per chi gli aveva dato quel veleno che l'aveva fatto tornare bambino, eppure, non poteva non pensare a lui.

Ai vedendolo assorto nei suoi pensieri si mise seduta sul muretto dandogli un colpetto alla gamba attirando la sua attenzione.

Conan si tolse le cuffiette dalle orecchie guardandola: «Ai, cosa succede?»

«Stai attirando troppo l'attenzione degli altri. Iniziano a chiedersi cosa ti stia succedendo» gli rispose lei senza pensarci troppo.

«Mi dispiace. Ho bisogno di tempo per riflettere e snodare la matassa di sentimenti contrastanti che sento dentro di me» disse lui giocando con i bottoni della sua giacca.

«Ieri è successo qualcosa di particolare?» gli domandò la bambina senza pensarci due volte.

«No. Niente di particolare» rispose lui alla sua domanda.

«Allora cosa ti confonde?» chiese lei ancora più curiosa.

Conan sospirò per un attimo prima di ammettere: «Ero certo che mi piacesse una persona, ma con il tempo che passa mi sto accorgendo che non è proprio così. Unico problema non voglio farla soffrire, ma voglio anche capire se con l'altra persona che mi piace ci sarà mai una possibilità»

Aiutare un nemicoWhere stories live. Discover now