Capitolo 6.

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CAPITOLO 6.

I giorni passarono lenti e Conan si era ripreso completamente dall'influenza.

Non aveva più avuto notizie da Gin e la cosa lo faceva stare peggio che mai facendo crescere in lui un enorme terrore.

Forse l'uomo non aveva preso sul serio quella sua richiesta ignorando quello che si stava smuovendo dentro di lui in costante contrasto con l'idea che aveva di dover proteggere la sua identità per non mettere in pericolo l'amica.

Quella mattina arrivato a scuola in completo silenzio non si accorse che aveva attirato l'attenzione degli amici che lo guardavano preoccupati.

Ai l'affiancò posandogli una mano su la spalla attirando la sua attenzione: «Tutto bene?»

«Non lo so...» ammise lui senza pensarci troppo aggiungendo: «Sono diviso in due»

«In che senso?» chiese lei perplessa.

«Sto lottando dentro di me con l'idea di restare ancora in questo stato e il desiderio di mandare tutto al diavolo e spiegargli la situazione» rispose Conan alla sua domanda senza pensarci troppo.

«Non fare l'idiota rischieresti di mettere in pericolo anche me se dovessi dirgli una cosa del genere» disse lei prendendolo per le spalle guardandolo terrorizzata aggiungendo: «Dammi qualche giorno e potrai incontrarlo personalmente per parlargli e raccontargli tutto»

«D'accordo...» disse lei senza pensarci troppo rassegnato ad aspettare qualche giorno.

Intanto Gin che non si era fatto sentire per qualche giorno decise di andare alla scuola di Conan tanto per vedere come stava.

Nel vederlo arrivare con gli amici un sorriso divertito comparve sul suo volto così decise anche se avventatamente di avvicinarsi prendendo di peso Conan per i fianchi: «Ehi, ragazzina non stroppicciarmi il ragazzino» 

Sentendo quelle parole Conan arrossì imbarazzato: «Ehm... Signor Gin, cosa succede?»

«Niente di particolare...» rispose lui mettendolo seduto sul muretto della scuola per poi appoggiarsi comodamente contro di esso: «Volevo vedere come stavi dall'ultima volta che ti ho visto. Vedo, però, che stai meglio»

«Sto molto meglio» ammise lui tranquillamente.

Ai prendendo coraggio disse: «Noi andiamo dentro, Conan»

«Va bene» rispose lui senza indugiare. Quando gli amici se ne andarono Gin disse: «Sai sei un ragazzino strano. Come fai a non avere paura di me?»

«Non so. Forse riesco a sentirmi tranquillo quando vedo che stai bene» ammise senza pensarci due volte.

«Non ho di certo intenzione di farmi sparare nuovamente sopra» disse tranquillamente lui guardandolo spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio: «Stavo anche pensando di scriverti per incontrarci, ma dovevi farti passare prima quella brutta influenza»

«Mi avrebbe fatto piacere ricevere qualche messaggio da te, ma immagino che gli impegni siano stati tanti in questi giorni» disse lui guardandolo sorridendogli.

Quel sorriso fece perdere un battito al cuore di Gin che si chiese: Cosa mi stai facendo ragazzino? Da quando in qua mi preoccupo per qualcuno che non sia io? Ho tempo per capire cosa sta succedendo, però, ho come la sensazione che potrebbe scomparire da un momento all'altro...

Chiuse quei pensieri in un angolo oscuro della sua mente ed il telefono nella sua tasca squillo.

Prendendolo notò il nome di Vodka sul display e si lasciò andare a un sospiro: «Adesso devo andare. Il lavoro chiama...» fece per andarsene, ma Conan, sceso dal muretto, gli mise in mano un biglietto sorridendogli nonostante l'imbarazzo di quel semplice gesto: «Buon lavoro, signor Gin»

Scappò poco dopo verso la scuola lasciando l'uomo senza parole.

Quando Gin guardò il biglietto nella sua mano leggendolo:

"xxxx xxxx xxxx xxxx

Questo è il mio numero

Ogni tanto mandami qualche messaggio.

Conan"

Un sorriso divertito comparve sul suo volto registrando il numero nel telefono per poi mandargli un messaggio mentre si avviava alla macchina dove lo attendeva Vodka:

"Non mi hai dato il tempo di risponderti ragazzino.

Divertiti a scuola con i tuoi amici.

Gin"

Conan arrivato in classe sentendo il telefono squillare lo prese per metterlo in silenzioso e notando il messaggio lo lesse davanti agli amici assumendo tutte le tonalità di rosso esistenti in natura per poi abbassare il volto ridacchiando divertito.

Quella giornata sarebbe stata lunga, ma ne valeva la pena di viverla divertendosi per quanto ancora poteva.

Ai per tutta la giornata scolastica lo prese in giro per la sua reazione ad un semplice messaggio.

Conan ebbe tregua solo quando rientrò a casa per mangiare, ma quando nel pomeriggio si videro per giocare al parco lei continuò a prenderlo in giro tanto che entrambi nonostante tutto si stavano divertendo, ma un po' le dispiaceva quando all'amico arrivavano dei messaggi che non portavano il nome dell'uomo facendolo intristire per qualche minuto.

Quella sera, tornato a casa poco prima del tramonto, stava per mettersi a tavola quando gli arrivò un messaggio.

Senza indugiare aprì il telefono leggendo il mittente si affrettò ad aprirlo:

"Oggi ti ho visto giocare al parco, ragazzino.

Ti sei divertito, vero? Comunque cerca di non strappazzarti troppo e quando fa freddo copriti. Non vorrei rivederti pallido come un fantasma"

Conan rimase spiazzato da quel messaggio tanto che per un momento non seppe cosa rispondere, ma poi gli scrisse:

"Sì. Dovrei proprio evitare di giocare così tanto il pomeriggio per non sudare e ammalarmi nuovamente.

Comunque mi sono divertito moltissimo.

Signor Gin, spero che il lavoro sia andato bene...

Buona cena e buona notte"

Inviato il messaggio si mise a mangiare tranquillamente.

Gin ricevuta la risposta al suo messaggio la lesse ridendo divertito attirando l'attezione di Vodka che lo guardò perplessò senza domandargli cosa l'avesse messo di buon umore per non farglielo perdere.

Senza indiguare l'uomo scrisse la risposta inviandolo.

Conan sentendo il telefono suonare all'arrivo della risposta non ci pensò due volte ad aprirla leggendola:

"Il lavoro è andato benissimo. Mi sono un po' annoiato a dire il vero.

Buona cena e buona notte anche a te, ragazzino"

Sorridendo divertito terminò la sua cena e canticchiando attirando su di sé l'attenzione di Ran e Goro sparecchiò la parte del suo tavolo per poi dire: «Io vado a terminare i compiti che ho lasciato indietro per giocare un po'»

«Va bene. Copriti bene per non prendere freddo» rispose Ran senza pensarci troppo.

«Lo farò...» rispose lui andando in camera mettendosi subito al lavoro su i compiti per poterli consegnare il giorno dopo.

Lavorò su di loro per due ore ed una volta che ebbe terminato li mise nello zaino per non dimenticarli, solo dopo andò a mettersi sotto le coperte tenendo il telefono vicino addormentandosi appena posò la testa sul cuscino. 

Aiutare un nemicoWhere stories live. Discover now