CapitElo 1

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Non so esattamente questo cosa sia, una storia certo, ma la storia di cosa? Non è un fantasy, non è un romanzo rosa, non è un giallo e temo che potreste essere delusi dalla banalità dei concetti espressi.

Penso sia la millesima volta che comincio a scrivere un libro … Penso anche che sarà la millesima volta in cui lascerò un libro incompiuto ma trovo la cosa abba­stanza giusta visto e considerato che io scrivo per sfogarmi non per far leggere le mie storie agli altri, il che è paradossale se state facendo scorrere queste semplici parole davanti i vostri occhi e dentro la vostra testa. Ad ogni modo mi impegnerò per voi, cari lettori, a finire il mio racconto.

Ebbene si, trovo la scrittura uno sfogo enorme, molto più utile che prendere a pugni un maledetto sacco di patate o urlare addosso a qualcuno. Perlomeno credo sia  più sensato e infinitamente meno controproducente. Si evita senz’altro di far mele a sé stessi o a qualcuno che probabilmente non c’entra assolutamente nulla.

Eppure sono nata nel primo millennio in cui la scrittura,di conseguenza la let­tura,sono disprezzate all’ennesima potenza. Addirittura chi ama i libri si ritrova a dover negare tale passione  per non essere deriso. Ma spessissimo mi ritrovo a pensare, come si possa odiare ciò che con semplici parole è capace di trasportarti in altri mondi e in altri secoli, di farti conoscere persone che sono esistite o che mai nasceranno, di farti amare, piangere, urlare o soffrire.

Ovviamente un libro per considerarsi tale dovrebbe riuscire a  renderti parte integrante della storia o, quantomeno, farti dimenticare di essere un semplice e dozzinale lettore alle prese con delle banali lettere disposte in ordine apparen­temente casuale.

I libri sono probabilmente all’altezza dei sogni.

A proposito di sogni.

Sin da quando siamo piccoli ci insegnano che i sogni sono ‘’filmini’’ creati dal nostro cervello mentre dormiamo  di cui spesso noi siamo protagonisti e che sono, sempre soggettivamente, felici,  emozionanti ed essenzialmente ciò che vorremmo accadesse. Gli incubi, ovvero l’esatto opposto, tendono a essere pre­occupanti, terrorizzanti, angoscianti. I sogni sono belli e gli incubi sono brutti giusto?

Ebbene io non sono d’accordo...  

Mi spiego, a tutti è capitato di andare a letto rilassati e svegliarsi di soprassalto, magari con il fiato corto, perché ci è parso di cadere per le scale. Automatica­mente abbiamo pensato di aver fatto un incubo. Ma vi siete mai domandati cosa sarebbe successo se non vi foste svegliati? Una morte atroce? La rottura di una gamba probabilmente già a pezzi? Una semplice perdita di sensi? E se invece ci fosse stato il nostro amato fiabesco Principe Azzurro o la nostra candida e bel­lissima Biancaneve ad attutire la caduta? E se le scale fossero state ricoperte di uno scoppiettante strato di plastica di quelli che da piccoli amavamo e da grandi ci nascondiamo per far esplodere? Se tutto il dolore provocato da quel rovinoso rotolio non fosse stato solo semplicemente un sogno nel sogno, un’illusione nell’illusione? In quel caso avremmo comunque battezzato quello stranissimo e ingarbugliato filmino con ‘’incubo’’ o si sarebbe trasformato in un meraviglioso e quasi divertente sogno?

Al contrario, se un sogno non fosse mai stato tale? Se un’illusoria passeggiata con il Principe o  Biancaneve fosse solo l’antefatto di un tragico omicidio a san­gue freddo? Perché possiamo scampare a un incubo e non a un sogno? O meglio, per quale motivo la nostra mente ci induce a pensare che, per quanto sottile, ci sia una differenza, anche solo perché in uno ci svegliamo e nell’altro no?

Banalmente a volte abbiamo bisogno di credere in ciò che non abbiamo e che, forse, mai avremo.

Ma allo stesso tempo dobbiamo avere la certezza di poter sfuggire a quello che non vogliamo almeno mentre dormiamo.

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