Prologo - Il ritorno di Emery

102 22 24
                                    


"It takes a lot to know a man

It takes a lot to understand

The warrior, the sage

The little boy enraged.

It takes a lot to know a woman

A lot to understand what's humming

The honeybee, the sting

The little girl with wings.

It takes a lot to give, to ask for help

To be yourself, to know and love what you live with

It takes a lot to breath, to touch, to feel

The slow reveal of what another body needs.

[...]

What are you so afraid to lose?"

"It takes a lot to know a man", Damien Rice*




Emery Wilson si raggomitolò sul sedile del pullman, toccando il suo riflesso sul finestrino con la punta delle dita.

Il paesaggio innevato del Sud Dakota, al di là del vetro, faceva sembrare la sua pelle più pallida di quanto già non fosse, mentre il grigio del cielo si confondeva con quello dei suoi occhi.

Fissava sé stessa e vedeva il vuoto, profondo e senza direzioni. Non aveva mai spinto lo sguardo in un abisso così grande prima di allora, e anche se sentiva la sorda necessità di fare ordine dentro se stessa e tornare là fuori, dove c'era la vita, servivano forze che lei non aveva.

La vergogna la schiacciava al suolo, terra alla testa, polvere alla bocca.

Ipswich, intanto, la aspettava in agguato a qualche centinaio di miglia lungo la route 29, certa come la strada che correva sotto di lei o come Sioux Falls alle sue spalle, immobile e per sempre perduta.

Te la sei cercata, Emery.

A quel pensiero, il primo che riuscisse ad articolare con chiarezza da ore, non riuscì a trattenere le lacrime. Ma quasi non se ne accorse.

«Signorina, tutto bene?» la donna di mezza età seduta al di là del corridoio la stava guardando senza nascondere la sua preoccupazione.

Emery annuì, ma non riuscì a parlare subito.

La voce le si strozzò in gola e dovette deglutire tre volte a vuoto, prima di riuscire a dire: «Solo una giornataccia.»

L'altra passeggera continuò a guardarla con un sorriso appena accennato che voleva essere di conforto, ma in quel momento Emery non avrebbe saputo come sopportare il contatto umano.

Si girò dall'altra parte, tirando su il cappuccio della sua logora felpa bianca e rossa, che aveva dai tempi del college.

Accarezzò l'indumento e guardò con affetto il logo della Sigma Tau Delta, chiedendosi che cosa avrebbero pensato le sue amiche della confraternita se l'avessero vista in quel momento, poi tirò giù il cappotto dalla rastrelliera e se lo avvolse attorno alle spalle.

Nonostante il calore che usciva dai bocchettoni del pullman, non riusciva a scacciare il freddo che le divorava le ossa: aveva la sensazione che qualcosa dentro di lei si fosse rotto, che il suo cuore fosse sprofondato in un silenzio eterno e che il sangue che le pulsava sotto la pelle fosse gelido e inutile.

Fuori, la neve cominciò a cadere.






*"Ci vuole molto per conoscere un uomo/Ci vuole molto per capire/Il guerriero, il saggio/Il ragazzino arrabbiato

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

*"Ci vuole molto per conoscere un uomo/Ci vuole molto per capire/Il guerriero, il saggio/Il ragazzino arrabbiato./ Ci vuole molto per conoscere una donna/Tantissimo per capire che cosa sta canticchiando/l'ape da miele, il pungiglione/ la ragazzina con le ali./ Ci vuole molto per dare, per chiedere aiuto/Per essere se stessi, per conoscere e amare ciò con cui hai a che fare/Ci vuole molto per respirare, per toccare, per sentire/Il lento rivelarsi di ciò di cui ha bisogno un altro corpo./ Cos'è che hai così tanta paura di perdere?"

Prima che torni l'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora