10. Nebbia

820 62 239
                                    

10. Nebbia

Non tardai molto ad addormentarmi, tuttavia non mi trovai dove mi immaginavo, ossia nella stanza di Jason. Ero all'aperto, in un posto che stentavo a riconoscere e immersa nella nebbia mattutina, fitta e densa. Era una cortina umida che mi avvolgeva da capo a piedi e che limitava la mia visibilità a un metro scarso.

Mi sentii invadere dall'inquietudine. Captai un movimento di fronte a me, un lieve rumore di passi. Il mio corpo si preparò automaticamente a scappare, per fotuna avevo sostituito la gonna e i sandali con i jeans e le scarpe da tennis.

Proprio mentre arretravo di alcuni passi, dalla cortina spuntò Jason, il solo capo scoperto e l'espressione cupa. Non feci in tempo a provare il benché minimo sollievo, qualcosa non andava. In mia presenza si ricopriva raramente di pelle, credo immaginasse che mi facesse paura.

"Perché sei fuori Jason?".

Mi raggiunse in fretta, piazzandosi di fronte a me e guardandosi attorno.

"Mi hanno ordinato di venire qui per una riparazione", spiegò nervosamente.

Affilai lo sguardo, cercando di captare il perciolo come faceva lui. "E il guasto c'era?".

Riportò lo sguardo su di me. "Si, ma è irrilevante. Non mi piace".

"Allora andiamo via di qui".

Jason strinse le labbra. "Troppo tardi".

Mi voltai automaticamente verso la porzione di nebbia puntata da Jason. Una figura solitaria, totalmente coperta di pelle fece la sua apparizione a pochi metri da noi. Vidi Jason stringere i pugni e trasformare il suo splendido viso in una terribile maschera di odio e furia. Con tre passi si frappose tra me e lui, mettendo distanza.

Sentii un nodo formarsi nel mio stomaco. Gli avrebbero dato la caccia per sempre. Era terribile. Non c'era scampo.

"Christopher", disse Jason con sdegno.

La nera figura minacciosa scoprì il viso controvoglia, mettendo in evidenza il volto scarno e i penetranti occhi neri come carbone sul viso pallido, i capelli ricciuti e disordinati. Era più grande di Jason, sui quaranta. "Jason 245, puoi tornare al tuo alloggio", disse con voce roca e profonda.

Avrei dovuto essere lieta di sentire quelle parole, ma il mio umore e i miei stati d'animo erano legati a doppio filo con quelli di Jason e lui non si era rilassato, anzi, aveva istantaneamente coperto il viso di pelle e aperto le braccia come a farmi scudo e proteggermi dietro di sé. Proteggeva me? In un istante capii: aveva detto: puoi tornare al tuo alloggio, non potete.

Voleva me, il motivo della ribellione di Jason. Eliminatami tutto si sarebbe risolto. La sorpresa era tale da impedirmi di muovermi. Perché non ci ero arrivata prima? Stavo per lanciarmi verso Jason e afferrarlo in modo da sparire da lì, ma Christopher parlò di nuovo, facendomi immobilizzare.

"Mi tocca fare quello che tu non sei stato in grado di compiere. E dire che ci sei andato così vicino...Sia sul ponte che alla scogliera. Ci siamo fatti da parte perché sembrava che l'avresti eliminata con le tue stesse mani", disse lanciandomi un'occhiata intrisa di disgusto. "E invece non ti smentisci mai, sei il solito sovvertitore, ma credo che rientri nella tua natura". Fece due passi nella nostra direzione. "Sai, non capisco la sua ostinazione a volerti tenere in vita. Il problema non è lei", sussurrò indicandomi con la testa. "il problema sei tu, lo sei dalla nascita. Avrebbe dovuto darmi retta ed eliminarti".

Fu il massimo che potei ascoltare. Nella mia testa esplosero scintille di luce bianca accecante; scattai verso Jason. Ciò che non potei prevedere fu che invece di voltarsi e venirmi in contro, si lanciò a sua volta verso Christopher al quale sferrò due potenti pugni in pieno petto, facendolo volare nella nebbia fitta prima ancora che avesse il tempo di coprire il volto.

InversoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora