CAPITOLO 9

597 23 1
                                    

L'agente, che aveva detto di chiamarsi Mirabelli Luca, con estrema attenzione scollò il nastro adesivo dei sigilli e fece spazio a Callagan che girò la chiave nella toppa: con uno scatto metallico la porta si scostò e iniziò a cigolare. Quando si fu completamente aperta, si aprì ai loro occhi un disordine disumano che rispecchiava la vera personalità di Demarlon: caotica e superficiale. Callagan indossò i guanti e iniziò la perquisizione, la stanza era umida e dato il disordine si faceva molta più fatica a fare una perquisizione corretta e fino in fondo... Decise di iniziare dall'armadio dei vestiti: tra i completi tutti uguali c'era una valigia che si rivelò, una volta aperta, vuota. Frugò nelle tasche, ma nulla. Rovistò nel beauty case che stava in bagno: spazzolino, colonia, rasoio, schiuma da barba: nulla che gli servisse a completare il suo scopo.

Callagan pensava infatti che se c'era un proiettile di 9x19 Parabellum, in linea di massima doveva esserci anche una pistola da cui proveniva il proiettile; e se l'indiziato principale era Demarlon, doveva quantomeno possedere una pistola o una serie di proiettili in una scatola blindata, ma anche in un sacchetto....

 Stremato dalla vana ricerca cedette alla tentazione di sedersi sul letto sfatto, tirò un sospiro e con la testa fra le mani iniziò a chiedersi dove avesse sbagliato. Gettando le mani lungo il letto, con le dita urtò qualcosa di duro sotto il cuscino e alzandolo coronò il suo arguto pensiero: una pistola era appoggiata sotto il cuscino. <<Mirabelli!>> <<Comandi dottor Calllagan>> <<Venga qua! Non la avevate vista questa?>> <<Evidentemente no, dottore! Comunico al Commissario Sarni?>> <<Si, gli dica anche di sbrigarsi a venire qua.>>

Callagan estrasse con prudenza e mano esperta il caricatore e lo ispezionò; quante volte lo aveva fatto alla sessione di laboratorio di balistica forense, criminologia e balistica di laboratorio... contò i proiettili...c'erano tutti e sedici...quindi non ne mancava nessuno a meno che......

<< Callagan, ci sono!>> disse Sarni trafelato, il quale interruppe il pensiero complesso che Callagan stava costruendo. <<Oh, commissario la aspettavo! Venga, venga...anzi guardi qua!>> gli disse sventolandogli in faccia la Parabellum....<<Dunque...se Montreal ha ricevuto una lettera minatoria che conteneva un proiettile di parabellum che voi avete acquisito agli atti e Demarlon è il prinicipale indiziato, deve o meglio, può essere il proprietario della pistola da cui proviene il proiettile..mi segue?>> <<Si, fino qua ci arrivo....>> <<Però, controllando nel caricatore della SUA pistola..non ne manca nessuno e come dicevo...a meno che non ce ne sia un altro, sempre di Demarlon, a cui ne manchi uno..dobbiamo ammettere di aver fatto un clamoroso flopp.>>       <<Allora speriamo di non aver toppato..se no chi lo spiega al P.M. che abbiamo incarcerato chi non ha colpa?>> <<Su, poche chiacchere: cerchiamo un'eventuale scatola dove può essere l'altro caricatore, se c'è>>.

Dopo qualche ora, l'esito della ricerca fu negativo. Nessun altro caricatore da nessuna parte, quindi Demarlon era innocente, ma un colpevole doveva esserci, per forza. Decise con Sarni di non comunicarlo ancora al P.M., ma di cercare di fare chiarezza sulla faccenda. Dopo essersi accordati, mentre il commissario tornava al carcere per chiedere a Demarlon se possedesse armi e incaricava Mirabelli di compiere un accertamento su un eventuale porto d'armi di Demarlon, Callagan se ne andò dalla stanza, dirigendosi verso un luogo dove sicuramente avrebbe trovato Aghata Demartini: alla SPA.

 Aghata Demartini era appunto lì, sdraiata su un comodo lettino di vimini che leggeva "Vanity Fair"  con un paio di occhialoni con delle lenti spesse come fondi di bottiglia e di stile intramontabille ma alquanto vintage. Appena lo vide gli occhi le si illuminarono attraverso le lenti:<<Signor Callagan, yuhu, venga venga, si segghi!>> Lo stile della Demartini ricordava a Callagan un po' quello della Signorina Silvani di Fantozzi.

Callagan non potè dirle di no e si sedette sul lettino di vimini:<<Dunque signora Demartini, devo chiederle una cosa: Le piace il tè?>> <<A me? Ovviamente! Ha un gusto così aristocraticamente aromatico, così leggero e completo, rotondo...si si una vera delizia!>> <<E scusi, quale è il suo tè preferito?>> <<Bergamotto e gelsomino.... una vera delizia....ne vuole un po'? Cameriere!!! Cameriere scusi!!! Porti due tazze di tè bergamotto e gelsomino perfavore!>>.

Mentre la Demartini continuava a leggere Vanity Fair, Callagan estrasse d'in tasca il suo moleskine e scrisse:"Aghata Demartini: tè bergamotto gelsomino Poi a Callagan venne in mente un'altra domanda da porre alla donna: <<Signora Demartini, scusi l'impertinenza, mi sa dire con precisione marca e modello del suo rossetto?>> <<Ma ovviamente, sa..io mi tratto bene...dunque se non sbaglio è un CHANEL ROUGE ALLURE VELVET con tinta  46 LA MALICIEUSE...mi ci vuole sa....  eh si...sono anni e anni che me lo metto..da quando il maggiore Laverde mi ha detto che mi stava bene e mi accendeva il sorriso...ah...il maggiore Laverde, che uomo d'altri tempi...così alto, robusto...aitante...con quei baffetti mi faceva impazzire...e in uniforme poi...vuole vedere una foto? Oh aspetti ce l'ho qui, guardi guardi che bell'uomo...  >> <<Si signora, proprio un bell'uomo...Grazie...ora devo andare...ah un'ultimissima cosa...lei aveva motivi di astio con signor Montreal?>>
<<Io? Astio? Ma se lo conoscevo appena! Lo avevo conosciuto di vista martedì quando sono arrivata che mi ha dato una mano a portare la valigia in camera. Da come ho potuto valutarlo, doveva essere una persona gentilissima...come mi dispiace, pover'uomo! Che caro ragazzo ...assomigliava un po' al mio defunto marito, il maggiore Laverde... le ho già parlato di lui no? Oh che bell'uomo, che bello, che buono, che caro...>> <<Si me ne ha già parlato, ma mi fa sempre piacere parlare con lei...Grazie signora Demartini,buon proseguimento, a presto.>> Callagan le strinse la mano e se ne andò.
Si fermò poi ad un tavolino girato l'angolo e aggiunse alla nota di prima "Rossetto: Chanel rouge allure velvet 46 la malicieuse-----nessun movente di omicidio dichiarato". Callagan non era certo dell'ultima frase che aveva scritto, ma era presto per emettere un giudizio.

Dopo aver riposto il moleskine nella tasca si avviò verso il parcheggio e si diresse verso la "sua" macchina. Quando ebbe acceso il motore, subito fremette e un brivido leggero avvolse la parte destra della sua testa...poi il brivido passò, il piede premette vigorosamente l'acceleratore e la macchina si allontanò velocemente verso il paese.

IL PROFUMO DELL'INGANNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora