Callagan aprì gli occhi e si trovò sdraiato con la testa sul pc con internet aperto su "Parabellum 9x19 proiettili" e stretto nella mano sinistra chiusa a pugno, il proiettile ormai riscaldato dal calor umano.
Callagan si alzò e si diresse verso il bagno, si fece una doccia, si cambiò, una spruzzata di profumo e uscì. Scese lo scalone di marmo e trovò una decina di persone che lo cercava alla Reception, accelerò il passo e si diresse nel salottino di relax e lettura. Arrivò un cameriere che gli chiese se per caso desiderasse anche mangiare qualche cosa. Callagan rispose una colazione qualunque, se fosse possibile cappuccio e brioches sarebbero bastati.
Qualche minuto dopo arrivò il cameriere con il vassoio della colazione, Callagan chiese di non essere disturbato da nessuno fino a che non lo avesse comunicato egli stesso. Giusto un'ora e mezza dopo Callagan uscì e i giornalisti lo assalirono, di nuovo.
Sarni lo aspettava nel salone.... doveva parlargli di cose molto interessanti, dato il continuo tamburellamento delle dita sul tavolo, una cosa che le persone fanno sempre quando sono nervose o stressate, secondo il libro di criminologia dell'università-. Callagan lo salutò e Sarni gli fece cenno di sedersi di fronte a lui. Era in divisa e i bottoni dorati risplendevano sotto le calde luci del salone e lo stemma del cappello lampeggiava.... Fuori, la volante parcheggiata, quindi era da solo. <<Vuole un caffè dottore? Un thè? Una brioches? Un tramezzino?>> <<No no grazie ho già mangiato. Lei piuttosto?>> <<Anche io. Devo parlarle.....>> <<Io anche: volevo chiederle una cosa, se fosse possibile mi dovrebbe accompagnare nel carcere dove è detenuto Demarlon, devo fargli una sola domanda.>> <<Va bene, la accompagnerò, ma le dirò quel che dovevo in macchina.>>.
Callagan si accorse solo in quel momento -non certo al loro primo incontro, nella confusione dell'omicidio- che il Commissario, sebbene fossero all'incirca coetanei dal momento che poteva avere 37 o 38 anni, lo apostrofava "Dottore" e gli dava del "lei".
Era inutile mentirsi, a Callagan piaceva... e molto.La portiera si chiuse, la chiave era rimasta nella toppa tutto il tempo, tanto chi avrebbe mai rubato un'auto della polizia? Callagan era seduto su dei comodi sedili di pelle e ammirava l'autoradio, la paletta, l'interruttore della sirena e dietro i sedili di plastica con il divisorio su cui egli aveva appoggiato la sua ventiquattr'ore di pelle The Bridge dono di laurea, quella in legge, da parte dei suoi genitori; la vecchia Alfetta fece fatica ad accendersi ed arrancò per i primi cento metri, poi Sarni accese la sirena. Di nuovo Callagan ebbe quella strana sensazione: il tempo era rallentato da quando la bitonale era partita e l'aumento di velocità come in un inseguimento gli aveva fatto capire che forse non aveva sbagliato facoltà; subito pensò che poteva fare il concorso ed entrare in polizia.... un futuro di certo non sprecato, sperava che il concorso in magistratura fosse andato bene, oppure poteva lavorare con la polizia come ora.....era di nuovo indeciso, i dubbi lo assalivano..IN o CON, cosa gli sarebbe piaciuto veramente? I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce roca da fumatore di Sarni: <<Dunque, le dicevo, ho parlato con il P.M. e mi ha detto che ora lei è ufficialmente parte integrante di questa indagine, sa...siamo riusciti a fare una specie di saltafosso dove lei risulta Consulente Tecnico del PM, quindi le ho portato una copia degli atti e delle carte, però lei deve mettermi al corrente di tutto quello che fa. Ah, e un'altra cosa: dato che sappiamo che lei è venuto in treno, il P.M. ha deciso di metterle a disposizione un'auto ministeriale targata polizia... non si illuda, niente Mercedes o BMW..solo una 166, sa..le classiche Alfa Romeo...poi un tesserino di collaboratore d'indagine e il blocco appunti della polizia di stato è un mio omaggio>> <<Allora dica al P.M. che lo ringrazio della sua gentilezza... veramente gentile.>> rispose Callagan lusingato.
La volante spense le sirene e si fermò in un parcheggio con un cartello che recava la scritta: "RISERVATO POLIZIA DI STATO". Dopo quasi un'ora di viaggio, davanti a loro si stendeva imponente l'immenso complesso della Casa Circondariale ...Callagan non ne aveva mai visto uno così grande: gli altissimi muri grigi erano pallidamente illuminati dal sole di agosto e il filo spinato sulle altissime cancellate impediva la visuale di un cielo azzurro come solitamente era in quel mese... ovunque sulle torrette secondini che facevano avanti e indietro a controllare ogni centimetro. Callagan camminava guardando le immense costruzioni: Lavanderia, sala mensa, campetto e soprattutto il carcere. Quell'immensa costruzione incuteva a Callagan un senso di insicurezza e forse di timore.
Entrarono in quell'enorme plesso carcerario e Sarni dovette lasciare al casellario la pistola.... attraversarono un enorme corridoio e poi si fermarono davanti ad un cosiddetto "TERMINALE" dove il commissario disse <<Sono il commissario Sarni, devo parlare con il detenuto Anthony Demarlon, è urgente.>> <<Chi è con lei?>> <<Il dottor Mark Callagan, è un avvocato, è qui con me.>> <<Deve firmare se vuole entrare>> Callagan si avvicinò al tavolo del terminale firmò e dopo una serie di pratiche burocratiche finalmente i cancelli si spalancarono.
Due secondini indicarono la strada per il TRANSITO, ovvero dove stavano i detenuti in attesa di trasferta. L'aria era cupa e malsana, trionfava l'odore di sporco e muffa e le chiavi del secondino tintinnavano durante li cammino lungo il corriodio poi svoltarono a sinistra e un portone verde apparve davanti a loro.
Quando la porta fu aperta, apparve loro una grande stanza, cupa e buia, subito Callagan riconobbe Demarlon: seduto in un angolo, leggeva, barba incolta e occhi smunti...quando alzò lo sguardo e vide Callagan, gli occhi risplendettero di una luce di sollievo e sicurezza. Callagan gli fece cenno di avvicinarsi e quando si fu alzato, Callagan chiese al secondino:<<Mi scusi, c'è una sala dove si possa parlare in privato?>> ed egli disse:<<Potete andare nell'anticamera qua di fronte, ecco la chiave... faccia forza, perchè è dura.>>
Si guardavano, Callagan e Demarlon, poi Callagan prese la parola:<<Dunque, vorrei evitare i convenevoli e di fare il simpatico: sono stato incaricato dal P.M. che si occupa dell'indagine di farle delle domande, io mi accontento di una sola: le piace il thè?>> <<Il thè? A me? No assolutamente......non bevo quell'acquetta sporca al gusto di denti di vecchia>> Callagan riprese: <<Uhm, ok va bene, un'ultima cosa.... lei non ha fatto le valigie quando è stato arrestato vero?>> <<Si, non ho avuto tempo...tant'è vero che la chiave della mia camera è al Casellario del primo piano..ho solo potuto chiudere porte e finestre prima che mettessero i sigilli>> Callagan aveva fretta di concludere perchè il desiderio di tornare all'albergo lo rodeva nel profondo:<<Va bene la ringrazio, ci rivedremo sicuramente, salve signor Demarlon>> <<Arrivederci dottor Callagan.>>
<<Commissario, si può avere la possibilità di entrare nella camera di Demarlon?>> <<Si certo, solo se entra da solo o con due agenti>> <<Perfetto, ci andrò oggi stesso>>.
Salirono in macchina e si allontanarono in fretta sulla statale 44.
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IL PROFUMO DELL'INGANNO
Mistério / SuspenseIl primo libro di una serie di indagini e casi che coinvolgeranno il giovane avvocato Mark Callagan. Alla baita Royal House Hotel, esclusivo albergo di montagna, tra le personalità di spicco che vi soggiornano, vi sono due alti capi della moda. Ma u...