Quella sera l'autostrada in direzione di Milano era stranamente libera, ero stramaledettamente in ritardo e, una volta uscito dalla full immersion del lavoro, cominciai a pensare e ripensare a quello che era accaduto poche ore prima, con Sylvie. Non ci stavo con la testa. Dovevo assolutamente cercare di calmarmi, altrimenti avrei rischiato di compromettere quella credibilità che mi ero sudato in anni di carriera, ma non c'era niente da fare, non riuscivo a togliermela dalla mente, era diventata un'ossessione che mi stava corrodendo dentro, ad una velocità supersonica. Dopo qualche minuto mi venne in mente di riaccendere il telefonino, non avevo voglia di sentirla ma, forse, Avuti mi aveva cercato per dirmi qualcosa, oppure i miei erano preoccupati per non avermi sentito. L'autostrada vuota mi permetteva di andare come un pazzo, in fin dei conti era anche quello un modo per tentare di sfogarmi. ... bip bip... bip bip... Afferrai nervosamente il telefono con la mano destra, sicuro che fosse lei, che cercasse d'imbonirmi per l'ennesima volta con una delle sue solite frasi fatte. Sì, era Sylvie, con poche righe che mi fecero improvvisamente stringere un nodo in gola: "Sono in bagno, mi sono tagliata le vene. Quando mi troveranno sarò in una pozza di sangue e poi scopriranno che ero incinta e poi leggeranno la lettera...".Opzioni, chiama, chiamata vocale.
-Tim, informazione gratuita, il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile...
Cominciai a sudare, e tremavo come una foglia. Ora il black out era totale. Clac, il mio interruttore si era spento. Uscii a Saronno e tornai indietro, 180, 200, 220 all'ora, abbagliavo a chiunque mi trovassi davanti, tutti si spostavano guardandomi dal loro finestrino come si guarda un invasato, ma per me non esistevano nemmeno. Sylvie era in bagno, stava morendo, dovevo arrivare da lei il prima possibile, a qualunque costo. Quegli interminabili minuti portarono alla mia mente il film degli ultimi mesi, dannandomi l'anima, inducendomi a pensare che se il mio Amore era arrivata ad un gesto così estremo, beh, la colpa era solo ed esclusivamente mia. Giunto alla barriera di Como sud, sfrecciai in men che non si dica in direzione del casello più vicino, ormai ero arrivato, dovevo fare il prima possibile. A quel punto una macchina mi tagliò la strada, schiacciai con tutta la forza che avevo in corpo il pedale del freno e girai lo sterzo a destra, per un istante pensai di essere morto. Basta. Finito. Invece, Dio solo sa come, riuscii a schivarla.
Arrivato sotto casa feci fatica ad infilare la chiave nella serratura, tanto tremavo, entrai e vidi immediatamente la porta del bagno sporca di sangue, cercai di sfondarla ma non c'era niente da fare. Urlavo talmente forte che sembrava che la mia gola stesse per squarciarsi.−Amore, ti scongiuro, apri questa porta!
−Vai via, vai via, vai viaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Gridò lei.
In quel momento credo proprio di aver toccato il fondo. Vedevo il sangue, temevo per la sua vita ed ero impotente. Cominciai a piangere istericamente, seduto per terra, con la testa tra le braccia, urlavo frasi sconnesse, ero completamente fuori di me, insomma, io stavo impazzendo e quella maledetta porta non si apriva...