Ciao Francesco! Dobbiamo festeggiare il tuo rientro, stasera ti aspettiamo tutti al CFC... non puoi assolutamente mancare! :-) A dopo! Gio" Venerdì 23 febbraio 2007, una data che molto difficilmente riuscirò a dimenticare. Ero rientrato a Como da qualche giorno e, quella sera, avrei finalmente rivisto i miei amici, al Como Fashion Cafè, mitica discoteca nella quale potevo dire di essere cresciuto, visto e considerato che avevo cominciato ad andarci alla domenica pomeriggio, quando ero ancora un ragazzino. Quanto tempo era passato! Inutile dire che il rifiuto di Nicoletta ancora bruciava ma, il passare dei giorni e le mille cose che avevo da fare, stavano facendo sì che lo metabolizzassi. Anche se non era per niente facile. Ogni tanto, a casa o in ufficio, mi capitava ancora di scrutare il telefonino, colto dalla fortissima tentazione di chiamarla o di scriverle un messaggio... ma non ho mai ceduto. Anche perché, massaggio di Giovanna a parte, mi sentivo con la coscienza completamente pulita, insomma, le avevo anche chiesto di venire a vivere con me, cos'altro avrei potuto fare?
Fu così che decisi che, da quel giorno in poi, avrei dovuto pensare esclusivamente a me stesso. Per prima cosa mi presi il pomeriggio libero, era una bella giornata e avevo una voglia matta di farmi una "vasca" in centro, era da troppo tempo che mancavo nella mia città ed il fatto di esserci tornato in pianta stabile mi riempiva di gioia. Passai il pomeriggio a camminare, incontrando persone che non vedevo da tempo e che, con il loro calore, erano riuscite a farmi sentire di nuovo a casa. Trovo che non ci sia nulla di più bello che lasciare un buon ricordo di se nella gente, specialmente in una città piccola come Como che, per certi versi, è un po' un grande paese, nel quale tutti si conoscono.Ormai era quasi l'ora dell'aperitivo e decisi di andare a fare una sorpresa a Jonathan, uno dei miei migliori amici che, con il suo socio Max, ha un negozio diventato un vero e proprio punto di riferimento per tutti i locali della città e non solo, la JM Records.
-Non ci credo... Francèèèèèèèèèè!
-Ciao Jonathan, fatti abbracciare!
-Allora, com'è andata a Roma? Stasera lo sai che si festeggia... suoniamo noi al CFC!
-Certo che lo so... non vedo l'ora di tornarci, mi siete mancati tantissimo!
-Dai, che poi mi devi raccontare com'è andata in Giappone... devo vedere tutte le foto!
-Ah, a proposito del Giappone, questo è per te e questo... dallo a Max appena lo vedi!
Ecco, Jonathan era una delle poche persone per le quali dovetti scegliere con attenzione il pensierino e, siccome lui è appassionatissimo di telefonini, gli portai la copia di un cellulare giapponese. Mentre a Max, che aveva gusti molto simili ai miei, portai un Power Ranger di ultima generazione.
Ormai era quasi ora e, dopo aver cenato dai miei, andai a casa a prepararmi per la serata. Avevo un appartamento molto carino, in quella che ritengo essere la zona più bella della città, Villa Olmo. Era una sorta di loft, un open space di circa cinquanta metri quadrati che avevo letteralmente riempito con le cose a me più care: le foto più significative, i quadri che preferivo, i miei articoli più importanti, le locandine dei film che mi avevano particolarmente segnato, una montagna di giornali e poi... libri, libri e ancora libri. Non sapendo più dove metterli, cominciai ad impignarli in salotto, uno sopra l'altro. Una soluzione di ripiego, certo, ma che, con il passare del tempo, mi piaceva sempre di più, perché dava alla casa quel tocco di lucida follia che, per alcuni versi, rispecchiava la mia personalità. Infatti, uno dei complimenti più belli e ricorrenti che avevo ricevuto per la mia casetta era proprio che, chiunque ci fosse entrato, sarebbe riuscito a cogliere, in men che non si dica, parecchi aspetti del mio carattere.
Quella sera me la presi comoda, decidendo di rompere la frenesia dalla quale ero stato travolto nelle ultime settimane. Dopo essermi rilassato per qualche ora sul mio comodissimo divano, mi preparai ed uscii, era mezzanotte e mezza, l'ora del grande ritorno al Como Fashion Cafè era arrivata. Ad accogliermi trovai tutti gli amici che lavoravano nel locale, erano mesi che non li vedevo e, devo ammettere, che ero davvero molto emozionato. Percorsi i cinquanta metri che separano l'ingresso dal privè in oltre mezz'ora, continuavo ad incontrare gente, a stringere mani e, come consuetudine in questi casi, a ripetere decine e decine di volte la solita frase su dov'ero stato e cosa avevo fatto... prassi solitamente noiosa ma che, quella sera, non mi dispiaceva affatto, anzi! Una volta entrato nel privè andai ad abbracciare Jonathan e Max, che stavano dettando i tempi al locale con le note della loro musica e, dopo qualche istante, Andy, il vocalist, mi fece segno di guardare dietro di me... sul video-wall stavano proiettando una frase a caratteri cubitali dedicata a me, "Francesco is back!", a quel punto Andy cominciò a scandire il mio nome al microfono: "Un saluto particolare al nostro Francesco, che finalmente è tornato con noi... vai Francesco, e sappi che adesso non ti lasceremo più andare via!".
Che accoglienza... e chi se l'aspettava! Stavo magnificamente e Roma mi sembrava, ormai, lontana anni luce. Insomma, ero nella mia splendida città, con un lavoro importante, e sentivo, più che mai, l'affetto e la stima degli amici e delle persone che mi circondavano. In un sol colpo ero finalmente riuscito a buttarmi alle spalle tutti i dubbi e le incertezze che mi avevano fatto barcollare fino a qualche ora prima, sì, ero tornato ad essere il Francesco allegro e sicuro di se che tutti conoscevano. Tra un cuba e l'altro mi guardavo intorno... era pieno di bellissime ragazze! Moltissime di loro già le conoscevo e, per la verità, con molte ero anche già uscito, ma la carne al fuoco era talmente tanta... dovevo solo rimboccarmi le maniche e darmi da fare!