2 Il viaggio a Tokio (prima parte)

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"...Buon viaggio alle ragazze che ho avuto
e che trovino presto quel che non han trovato con questo disperato... ...Buon viaggio a tutti noi ragazzi
ci ritroviamo a parlare da soli ma non siamo dei pazzi..."

Ore 4.30 del mattino. Uhmmm... si accese l'iPod station che avevo in salotto, sulle note di Buon Viaggio, di Simone. L'avanzamento random non poteva trovare canzone più azzeccata per quel risveglio difficoltoso. Mi girai una serie indefinita di volte nel letto, avvolto dal tepore del piumone e da quella semi incoscienza tipica dei primi minuti immediatamente successivi al risveglio.
Gli occhi stavano per richiudersi e allora, con un colpo di reni degno di Buffon, reagii riuscendo ad alzarmi dal letto. Quello era il grande giorno, il giorno della partenza alla volta di Tokyo, avevo i minuti contati per svegliarmi sotto la doccia, prepararmi la colazione e fare la valigia che, come da tradizione, preparavo sempre all'ultimo momento per risparmiarmi menate su cosa portare o non portare. E se, come sicuramente sarebbe accaduto, avessi dimenticato qualcosa, beh, sarebbe stato un buon pretesto per ricomprarmela in Giappone.
L'unica cosa alla quale non potevo assolutamente rinunciare era la guida di Lonely Planet su Tokyo, ormai consumata, piena di orecchie e sottolineature, segno della voracità con la quale l'avevo letteralmente divorata nei giorni scorsi, cercando di scovare ogni singola cosa interessante da vedere. Oltretutto, il bello di quella collana editoriale, è l'ampio spazio che dedica alla vita notturna ed ai locali del posto cosa che, ovviamente, mi interessava in modo particolare.
Mentre l'acqua bollente della doccia mi scorreva addosso ed il vapore trasformava il bagno in una vera e propria sauna, cercavo di tornare lucido per fare mente locale sulle cose che avrei dovuto portare. In valigia, a scanso di equivoci, avevo già buttato il telefonino messo a disposizione dal Ministero, predisposto per la rete giapponese, l'immancabile doppia presa per la corrente (uguale a quella americana), il mio MacBook e la macchina fotografica. Grazie al cielo il materiale di lavoro l'avevamo sistemato il giorno prima io e Nicoletta, e sarebbe stato in un bagaglio a parte.
Dopo aver fatto tutto in fretta e furia riuscii, finalmente, a mettere la testa fuori dalla porta di casa. Chiusi, feci tre piani di scale con il mio mega trolley da circa un quintale ma, improvvisamente, la folgorazione. Avevo dimenticato l'iPod. Cazzo! Non sarei mai potuto andare in Giappone senza! Lasciai la valigia sulle scale e corsi come un disperato verso la porta di casa, entrai e staccai il mio gioiellino dalla sua dock station. Ok, adesso ero davvero pronto per partire. Erano le 5.28, dopo aver visto il luccichio dorato del sole risplendere sui sampietrini resi lucidi dall'usura del tempo realizzai che Roma fosse, di fatto, l'unica entità con un nome proprio femminile ad essere bella da perderci il fiato anche al suo risveglio.
Dopo pochi istanti il monovolume Mercedes del Ministero era sotto casa mia, spaccando il minuto. Da lì saremmo dovuti andare a prendere il resto della delegazione: il Sottosegretario Avuti, la sua segretaria Giovanna e, infine, la nostra interprete, Yolanda che, per altro, ero molto curioso di vedere. Facemmo il giro e, finalmente, arrivò il turno di Yolanda, che abitava sull'Appia. Quel nome m'intrigava molto, me l'ero immaginata attraente, magari con indosso un paio di quegli occhialini da vista rettangolari con la montatura in plastica che fanno tanto segretaria sexy, ma le mie fantasie si trasformarono immediatamente nel peggiore degli incubi.
Yolanda, infatti, forte della sua stazza per così dire... imponente, salì sul monovolume con la grazia della Sora Lella, ricambiando il nostro saluto con la simpatia di una zanzara dalla luna storta.

-Buongiorno a tutti quanti...

Disse con la sua voce nasale, voltandosi subito e prendendo posto nella prima fila di sedili, completamente sola. Io e Avuti ci guardammo negli occhi con aria sconsolata e Giovanna, la sua segretaria, si lasciò andare ad un sorriso appena accennato che sapeva tanto di presa per il culo.

-Ma chi l'ha trovata?

Chiesi con voce bassa all'Onorevole.

-La Dottoressa Battistoni, sono anni che organizza le trasferte per il Ministero, a suo dire è una delle migliori interpreti di giapponese sulla piazza... vediamo...

Ti odio da morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora