New York.
Perché in questa città piove sempre?
Cerco di correre evitando i tombini perché non vorrei mi si incastrasse il tacco, sono abituata ad usarle ma non sono Rihanna che riesce a camminare addirittura sulle grate.
Oggi era impossibile prendere l'auto, la gente sta protestando, mi era anche impossibile prendere un mezzo di trasporto perché il motivo dello sciopero è la paga troppo bassa per gli autisti, insomma, questo significa semplicemente che sono sfigata.
Mi fermo davanti all'entrata del grattacielo che mi trovo di fronte, cerco di lisciarmi il vestito e entro.
Mi raccomando, testa alta e non farti schiacciare da nessuno, sai quanto vali, non hai fatto 5 anni al college per niente.
Cerco di rilassarmi anche se è difficile, è il mio primo colloquio di lavoro da quando ho finito l'università e voglio che sia perfetto.
Prendo l'ascensore e quando sto per esultare grazie alla piacevole solitudine che mi circonda, un ragazzo e una ragazza mettono il piede in mezzo alla porta impedendole di chiudersi. Non capisco se sono fidanzati o se sono fratello e sorella. Lei sembra una ragazza normalissima, ma dalla postura e dal modo in cui mi ha squadrato si vede che è molto sicura di sé.
Lui è l'opposto, classico ragazzo pieno di tatuaggi che mi ha dato un'occhiata veloce.
"Chris sul serio ti sei fatto la segreteria di papà? Se lo viene a sapere ti uccide"
Oh sì parlate pure come se non fossi qui. Un altro dettaglio sul nostro ragazzo: si crede il classico playboy.
"Amy davvero osi farmi la predica? Ti sei fatta il figlio del suo migliore amico"
"Ops"
Avevo ragione a dire che lei è molto sicura di sé e a questo punto è evidente che sono fratello e sorella, se fossero fidanzati non credo che parlerebbero in maniera così tranquilla delle loro conquiste.
Torno a concentrarmi sul mio colloquio.
Andrà tutto bene.
Le porte dell'ascensore si aprono, fortunatamente per la mia claustrofobia, in meno di 5 secondi i due ragazzi sono già spariti. Chiedo informazioni per il colloquio e la segretaria, dopo avermi squadrata, mi fa sedere in una sala relax. Sembra che stiamo aspettando di andare da uno psicologo, per lo meno la quantità di ansia è la stessa, c'è solo una ragazza davanti a me, mi avevano avvisato che sarei stata l'ultima, meglio così, non ho dovuto aspettare troppo.
Dopo svariati minuti vengo chiamata e mi ritrovo in un ufficio enorme, davanti a me 3 persone: i 2 ragazzi in ascensore e il capo dell'azienda che a quanto pare è loro padre. Di male in peggio.
"Buongiorno, prego si accomodi, signorina Martin"
"Buongiorno"
Mi siedo cercando di stare il più composta possibile. Conosco questo uomo, so quanto è crudele e so che pretende molto. Ecco perché sono così determinata.
"Adèle Martin, si pronuncia così?"
Non usare i tuoi finti toni gentili con me, so come sei fatto, prima mi metterai a mio agio, poi cercherai di distruggermi.
"Veramente la E finale non si pronuncia"
"Il francese è l'unica lingua che non ho mai voluto imparare, perché presumo sia un nome francese giusto? Oh sì, non ci sono dubbi, il nome è francese e il cognome è proprio quello del grandissimo Francisco Martin. Perché non l'hai detto subito? Presumo tu sappia che io e tuo padre ci conosciamo, ti saresti risparmiata questo colloquio"
Sta solo cercando di mettermi alla prova, per vedere se approfitto della conoscenza che ha mio padre di questo uomo.
"Con tutto il rispetto, non pensavo che avrebbe fatto lei il colloquio"
"Oh a mio padre piace selezionare il personale"
Amy, mi pare si chiami Amy la ragazza. Mi guarda in maniera quasi rassicurante, evidentemente sa benissimo com'è suo padre, cerca di intimorirmi in tutti i modi ma in realtà non me ne faccio niente del suo sorriso rassicurante, non ne ho bisogno.
"Stavo dicendo, non pensavo che avrebbe fatto il colloquio e non pensavo che una segretaria o chiunque altro mi avrebbe collegata a mio padre. Sarò sincera, quando ho detto a mio padre che avrei fatto un colloquio qui, la prima cosa che mi ha detto è stata 'oh posso parlare io e farti passare tranquillamente' ma era proprio questo che cercavo di evitare, essere chiamata per una conoscenza. Speravo le sarebbe piaciuto il mio curriculum ma a quanto pare non è sufficiente. Se vuole assumermi semplicemente perché conosce mio padre io rinuncio"
"Il suo curriculum è davvero perfetto, ma non era ciò che cercavamo, o meglio, ciò che intendo è che il curriculum è semplicemente un foglio di carta. Il motivo per il quale faccio io i colloqui, è che cerco persone con carattere oltre a persone competenti e mi hai appena dimostrato di averlo perciò penso proprio che uno dei due posti sarà tuo"
Cerco di contenermi dal mettermi a urlare, faccio un finto timido sorriso e gli stringo la mano. Amy sembra essere contenta mentre quell'altro, Chris se non sbaglio, mi guarda come se avessi ucciso il suo cane, pazienza.
"Domani può cominciare a lavorare, venga di nuovo qui e la farò accompagnare nel suo ufficio, arrivederci e, salutami tuo padre"
Chiudo la porta alle mie spalle e finalmente posso lasciarmi andare in un mega sorriso. Ce l'ho fatta. Vado verso l'ascensore tutta felice ma come prima, il tipo blocca la porta e entra.
"Sai che hai convinto mio padre con quel teatrino vero?"
Schiaccio il tasto del piano terra.
"Quale teatrino? E poi, con quale confidenza mi parli?"
Cerco nella borsa una sigaretta che accenderò non appena sarò fuori, non ho certo intenzione di fumare qui.
"Quel teatrino, fare la finta santa, sapevi che ti avrebbe riconosciuto e ti eri preparata tutto. Furba"
Sorrido perché infondo è la verità ma non lo ammetterò mai a uno sbruffone del genere.
"La prossima volta, invece di fissarmi la scollatura come un maniaco, dai un'occhiata al mio curriculum. Scoprirai che mi sono laureata a pieni voti, che conosco perfettamente 4 lingue e che quando ho vissuto in Francia ho svolto stage per le più importanti compagnie francesi a soli 17 anni, quindi, prima di venire da me con quel tono, signor figlio del capo, leggi"
Le porte dell'ascensore si aprono e me ne vado prima che dica qualcosa, solito snob dalla puzza sotto il naso. Una volta fuori accendo una sigaretta e chiamo mio padre.
"Papà, sono passata, ha capito che sono tua figlia ma ha detto che mi ha assunto perché mi reputa intelligente e capace"
"Sapevo che ce l'avresti fatta, sono molto felice"
"Grazie. Dove sei oggi?"
"Tokyo, domani torno a casa per qualche giorno, devo lasciarti, ho mollato una riunione per risponderti"
"Ti voglio bene"
Lo sento annuire ma non mi risponde, attacca. So quanto è difficile per lui dirmi che mi vuole bene, ma me l'ha mostrato tante volte quindi mi va bene così.
Tiro fuori un'altra sigaretta, in realtà stavo cercando di smettere ma oggi me la merito.
Mi vibra il cellulare e un numero sconosciuto mi chiama, sarà qualcuno che vuole fare gli scherzi telefonici ma siccome oggi sono felice, ho proprio voglia di rispondere a tono tanto per rallegrarmi la giornata.
"Pronto?"
Non sento nulla dall'altra parte del telefono, solo una persona in affanno. Cerco di concentrarmi sulla voce e mi cade l'accendino dalle mani.
"Maman, c'est toi?"
Mamma sei tu?
Perché sembra la voce di mia madre?
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Tears Are The Words The Heart Can't Say
RomanceEstratto dalla mia storia Ero seduta sul bordo della vasca, con la pelle ancora bagnata, ricoperta di brividi. Non volevo asciugarmi, il freddo che percepivo in quel momento lo volevo sentire fin dentro le ossa, volevo vedere le mie labbra diventar...