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< In che senso dovremmo vederci di meno Tae? >

Sentiva gli occhi dell'angelo scuoterlo, cercare risposte nel suo viso.
Non riuscì a sostenere il suo sguardo per molto.

< La cosa sta diventando più grande di me Jungkook. >

Dopo il discorso fatto a Yoongi, si era reso conto di essere stato incoerente. Gli aveva rimproveratoqualcosa che lui stesso stava avendo difficoltà a gestire.

< Non ti capisco. Io amo stare con te Taehyung.>

L'innocenza in quella frase lo scosse più di quanto pensava fosse possibile. Non c'era malizia nella voce del più piccolo, gli occhi grandi e scuri erano confusi e preoccupati.

Prima che potesse scansarsi gli si avvicinó veloce, le mani più pallide si strinsero su quelle del demone.

< Ho fatto qualcosa di sbagliato?>

< Tu non hai fatto nulla di sbagliato. >

A quel punto era impossibile far staccare i loro occhi, in cui entrambi stavano cercando delle risposte.
I loro corpi si cercavano, e fu naturale poggiare le loro fronti una contro l'altra, far intrecciare i loro respiri.

< Non voglio sporcarti Jungkook. >

Le labbra sottili e rosee dell'angelo si curvarono nel più dolci dei sorrisi, la mano si alzó ad accarezzare il viso del maggiore con la punta delle dita.
Non c'era bisogno dicesse altro.
Nella sua innocenza capiva più cose di quanti gli altri credessero.

< Oppure io posso pulire te. Con uno strofinaccio profumato. >

Una risata profonda scosse il suo petto, le mani lo lasciarono ma solo per poterlo stringere contro di sé, lasciando un bacio leggero tra i capelli soffici.

< Ti sei reso conto di aver detto una cavolata? Hai capito che ti mancherei troppo? >

<Cos'è questo linguaggio? Non è consono ad un angelo. >

Taehyung rise ancora, sempre più colpito dalla sua schiettezza così adorabile. Le mani di Jungkook accarezzavano nel mentre la sua schiena, le ali si stringevano su di loro per un altro tipo di abbraccio.

<Si Jungkook. Ho detto proprio una stronzata. Non posso stare senza di te.>

~~

Era ormai impossibile riuscire a staccare le labbra dalla pelle di Jimin.
Ogni scusa era buona per baciare la pelle morbida del suo collo, per stringerlo tra le braccia.
Erano in un angolo appartato de prato, all'ombra di un albero in fiore.
Jimin seduto tra le sue gambe, la schiena appoggiata contro il proprio petto.

< Yoongi! Mi fai il solletico.>

La risata del piccolo angelo lo portó a mordicchiare con i denti piccoli il lobo del suo orecchio, spostandosi poi a fare lo stesso sulla sua mascella.
Stava diventando davvero difficile non posare le labbra sulle sue.
Si rendeva conto di arrivare a fissarle con fin troppa insistenza.
Ma sapevano tutti cosa comportava un bacio. Era l'atto più intimo che due persone potessero commettere.
Più del sesso.
Nessuno sapeva bene cosa era successo a quelli che avevano trasgredito, che avevano indugiato in questo peccato.
Nulla di piacevole comunque.
E Yoongi non voleva rischiare.

D'altro canto Jimin non vedeva nulla di sbagliato in quello che stavano facendo. I suoi pensieri erano pieni del maggiore. Si svegliava alla mattina sorridendo nella consapevolezza di un'altra giornata insieme a lui.
La notte pensava al fatto che lo avrebbe voluto accanto.
Era un sentimento puro. Anche nella fisicità. Quelle farfalle allo stomaco, quei brividi causati dal suo tocco, erano così belli da non poter rappresentare nulla di male per il più piccolo.

< Domani c'è un'altra cerimonia. Ci sediamo vicini? >

Si fermó dal baciarlo ancora, alzando il viso per poterlo guardare negli occhi mentre l'altro si voltava nella sua direzione.

<Non hai paura che i miei compagni possano infastidirti? >

< Ci sei tu a proteggermi. No? >

Le labbra del demone si incurvarono in un sorriso, che a differenza del solito non avevano nulla di cattivo o malizioso.

< Sempre Jimin. >

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