1.Providence, I'm back

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<<Non si chiuderà.>>, dichiara per l'ennesima volta Quentin a braccia conserte.

<<Invece io ti dico di sì.>>, ringhio mentre spazientito, mi guarda cercare di chiudere il borsone.

Con un gesto piuttosto teatrale mi siedo sopra, - peggiorando la situazione -, per disincastrare la zip.

<<Mio Dio Lyn, togliti. Ci penso io.>>, afferma bruscamente dopo aver perso definitivamente la pazienza. Mi alzo spostandomi, così da permettergli di tentare di chiuderlo. Ovviamente riuscendoci al primo tentativo.

<<Lo sapevo: è maschilista!>>, ribatto sbuffando, rassegnata.

<<Il borsone è maschilista?>>, ripete incerto di aver capito bene.

<<Esatto; era da più di dieci minuti che provavo a chiuderlo, e magicamente, quando è arrivato un bestione lui si è chiuso! Pff, se questa non è la giusta definizione di maschilismo allora i dizionari sono tutti da buttare.>>.

Rido mentre scuote la testa ormai convinto di avermi persa del tutto. Sposto una ciocca di capelli davanti al viso mentre lui si mette il borsone in spalla e poi esce dalla mia camera, dicendo che mi aspetta di sotto. Chiudo le finestre e afferro il mio cellulare, prima di dare un'ultima occhiata alla mia camera.

L'anno scorso io e Damen partivamo per il college, entusiasti per l'inizio di questa nuova avventura, o meglio, forse solo io, dal momento che Damen era di tre anni più grande di me. Esattamente come oggi, abbiamo finito di preparare i borsoni, e poi siamo andati dritti a Providence, dove ci aspettavano già Quent e Lottie. Quest'anno invece è Quentin che si è preso la briga di aiutarmi con le valigie.

Scendo anche io in cucina, notando la figura alta di Quent sulla soglia, con ancora il borsone in spalla, che osserva mia madre intenta a cucinare un omelette, con scarsi risultati.

<<Come diamine è possibile che non cuoce!>>, si lamenta passandosi nervosamente una mano fra i capelli biondi, arruffandoli.

<<Non mi reputo un'esperta in cucina, però a parer mio, accendere i fornelli potrebbe rivelarsi un ottimo aiuto.>>, mi intrometto facendole prendere un colpo.

Si gira verso il fornello e senza proferire parola lo accende.

<<Grazie.>>, sospira sedendosi a tavola.

<<Siete già in partenza? Credevo che i corsi cominciassero lunedì.>>, sottolinea continuando a tenere gli occhi fissi su di me; come se stesse provando a leggere la verità dentro le mie pupille. Peccato per lei che sono una bravissima attrice quando si tratta di mentire, anche se a lei non importa veramente.

<<Andiamo già oggi, così rinfreschiamo gli appartamenti e ci sistemiamo meglio. Poi anche Lottie sarà lì.>>, spiega Quentin.

<<Capito.>>, si limita a dire schiarendosi la gola. Dentro la stanza c'è un fortissimo odore di alcol, ma so che se glielo facessi notare lei mi strillerebbe contro arrancando scuse e poi oggi non ho proprio voglia di mettermi a discutere con lei.

Vado verso la macchina per il caffè, per riempire due tazze per il viaggio. Ognuno rimane assolto nei propri pensieri fino a quando un odore di bruciato mi distrae dai miei pensieri. Scatto come una molla, ricordandomi delle uova sul fuoco e prendo la spatola per girarle, anche se ormai sono da buttare.

Mia madre neppure se ne accorge, e continua a fissare il vuoto davanti a lei.

Sospiro incamminandomi verso Quentin.

<<Noi andiamo.>>, la avverto.

<<Mamma...>>, mormoro richiamandola all'attenzione.

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