Capitolo 6: Minho still doubts you

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La visita era così inaspettata che una delle vecchiette rischiò di farsi andare il suo tè di traverso.

Quando Minho spalancò la porta dell'appartamentino di sua nonna, la trovò intenta in uno dei suoi soliti comizi con le vicine -tra le quali riconobbe l'immancabile indovina del piano di sotto-, uno di quelli in cui tutte quante bevevano tè e mangiavano biscottini al massimo delle loro capacità, e si scambiavano gli ultimi pettegolezzi del vicinato, senza trascurarne uno. Spesso Minho, da bambino, si era trovato invischiato in quelle riunioni, e vi era rimasto solo perché, accidenti a loro, le vecchiacce erano delle cuoche fantastiche. Ora, nonostante quei dolcetti immersi nella glassa lo tentassero moltissimo, era lì per tutt'altro motivo.

-Nonna, posso parlarti un momento?- quando tutte si girarono verso di lui nello stesso momento, aggiunse un leggero –In privato, per favore-.

Sua nonna, con un bricco di tè fra le mani e un fazzoletto verde in testa, gli lanciò un'occhiata penetrante. –Loro possono aiutarti più di me- annunciò serafica, poggiando la teiera sul tavolo e invitandolo a prendere una sedia e ad unirsi a loro. Maledicendo quella pazza della vicina che aveva convinto sua nonna di essere capace di insegnarle a leggere nel pensiero, il ragazzo la assecondò.

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, proprio nel momento in cui aveva deciso che ormai era lì, tanto valeva andare fino in fondo, e aveva allungato la mano verso il vassoio dei dolci, una delle nonnine glielo aveva tolto da sotto il naso e aveva esordito con un –Allora, com'è?-.

Minho era così occupato nel cercare di capire come fregarle il vassoio che non si sentì rispondere con un 'Chi, scusi?', ma sentì fin troppo bene il –La tua Stella, carino. Il motivo per il quale sei così stravolto-.

A quel punto, Minho decise che doveva proprio prestare attenzione, e alla sua faccia stralunata, sua nonna, che aveva fatto alzare un'altra signora per sedersi accanto a lui, gli arruffò i capelli e rise. –Pensavi fossimo nient'altro che un gruppo di vecchia pazze, eh?- non aspettò la risposta del nipote, e continuò. –In realtà, sei tu ad essere troppo facile da leggere. Hai scritto tutto in volto, proprio qui- diede un buffetto al naso del ragazzo, che si lasciò sfuggire un sorriso.

-Cosa devo fare? Lui mi piace, ma non so se sono in grado di conciliarlo con la mia vita-.

-Devi scegliere, caro. Certe cose hanno la priorità su altre-.

Minho fissò sull'anziana che aveva appena parlato due occhi grandi e tormentati. –Ma io non sceglierei lui. Non ancora, sicuramente, e forse mai. Quando ero con lui non ne ero sicuro, ora sì. Non voglio abbandonare una vita che amo per un rapporto che non so neanche quanto durerà. Mi voglio... Mi voglio troppo bene per farmi questo-.

-Sai che il rapporto tra due anime gemelle dura per sempre, vero?-

-Quella è solo la regola standard, nonna. Nessuno mi vieta di essere l'eccezione-.

-Sembra quasi che tu voglia esserlo per non doverti prendere la responsabilità di deludere quel povero ragazzo.- l'intero comitato si scambiò uno sguardo dintesa. –È calato il sole- fece notare improvvisamente la vicina fattucchiera, cambiando bruscamente argomento. –È meglio che tu vada a farti un giro sul balcone, Minie, e che tu ti schiarisca un po' le idee- gli suggerì sua nonna, con un sorriso sornione. Lui stava per ribattere che non ci teneva ad uscire fuori al freddo solo per vedersi addosso una coperta nera di cielo, ma si ricordò che almeno in teoria ora sarebbe stato in grado di vedere uno spettacolo diverso.

Ed era stato così: ora capiva Felix, che pur disprezzando chi gli aveva fatto quel dono, non riusciva a privarsene e rimaneva nottate intere con il naso all'insù: quello spettacolo di luci e galassie colorate era ciò che di più bello avesse mai visto in vita sua. Mentre cercava di allontanare il pensiero di due occhi scuri altrettanto belli, sentì la portafinestra scorrere, e sua nonna materializzarsi accanto a lui con un sacchetto di biscotti alle mandorle.

-Come si chiama, tesoro?- gli chiese la donna, gentilmente.

-Jisung-.

-E ti vuole bene?- sorrise all'espressione usata dalla donna, ma nondimeno annuì.

-Che cosa ti frena, allora? Sei così giovane, non molte altre persone sono fortunate come te. Avete ancora tutta la vita davanti-.

-Tu come hai fatto quando hai incontrato nonno?-

-Come ho fatto?- la vecchietta alzò lo sguardo al cielo, cercando forse con sguardo malinconico quello dell'amato ormai cenere da molto tempo. –Non ho dovuto davvero fare nulla, Minie. C'era qualcosa che mancava nella mia vita, e lui ha riempito quel vuoto-.

-Riempito quel vuoto- ripetè lui, pensieroso. –Ma io adoravo la mia vita già prima di incontrarlo. E ora che c'è ho solo paura di cosa succederà-.

-Ti sono piaciute le stelle quando le hai viste, tesoro?-

-Sì, certo, ma cosa c'ent-

-Ognuna di loro, Minho- lo interruppe la donna, stavolta seria –È un'entità che ti conosce e ti vede, e sa quello che sta facendo. Vi hanno visti entrambi soli, e hanno capito che avreste potuto alleviare l'uno la solitudine dell'altro. Hanno fatto in modo che vi poteste incontrare, e hanno cercato di far sì che l'uno vedesse nell'altro quello che vedevano loro. Un'anima gemella non è costrizione e non è catene, Minho. Chiedi al tuo amico come sta, dopo che la sua Stella ha deciso di potersi permettere il lusso di scegliere-.

-Nonna questo mi sa di costrizione, sai. Dover scegliere per forza, pena la sofferenza di qualcun altro o il tuo malessere-

-Io con te ci rinuncio- sospirò lei. –Ma ti chiedo solo una cosa: pensa a quel povero ragazzo, che probabilmente in questo momento si sta chiedendo dove sei e se mai tornerai da lui, e prova a dirmi che anche solo l'idea del suo dolore non ti fa soffrire nemmeno un po'-.

Minho chiuse gli occhi, e immaginò Jisung che piangeva. Gli occhi pesti e rossi, la chioma fatata arruffata, dei grossi lacrimoni che gli solcavano le guance, il mento che tremava e le spalle scosse dai singhiozzi. Quando li riaprì, non servì che sua nonna gli dicesse che ce li aveva lucidi.

-Era questo che intendevo- disse la vecchina, apprestandosi al alzarsi per tornare dentro. –É inutile stare qui a parlare di quanto la sua presenza sia superflua nella tua vita, quasi un fastidio, quando correresti scalzo in strada per un suo broncio anche se lo conosci da così poco. È così che funziona, mettitelo in testa. L'universo non ha tempo per le tue paranoie-.

Minho sorrise al ritorno della nonna-sergente a cui era abituato. Dopo che la donna se ne fu andata, lui appoggiò il mento alla ringhiera e rivolse lo sguardo verso l'alto. –Forse sono solo paranoie, forse no. Nel caso, immagino che andare a quella serata venerdì non sia poi una così brutta idea, vero?-

Nessuna stella gli rispose, mai ormai non ce n'era bisogno. Si alzò dalla sedia, provocando lo stridio delle gambe di legno sulle mattonelle, e tornò al caldo.

YOUNGBLOOD - minsung.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora