Capitolo 7: Minho likes to sing along with you

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Quando spinse la porta davanti a sé per entrare nel locale, Minho pensò che non credeva possibile che un posto del genere esistesse al di fuori di un film.

Il posto in cui Jisung e Changbin si sarebbero esibiti quella sera era un locale al piano terra di un edificio del centro storico, il cui interno era completamente diverso dalla facciata stuccata che svettava verso il cielo in bella mostra. Si trattava di un largo spazio pressochè quadrangolare, con il bancone che prendeva un'intera parete, i lampadari che altro non erano se non lampadine montate all'interno di bottiglie di birra vuote, e che contribuivano a creare le luci basse, elemento fondamentale per l'atmosfera soffusa che c'era. I tavoli erano sparsi un po' ovunque, l'unico spazio lasciato libero era quello davanti al palco, dove Minho prevedeva la gente sarebbe presto corsa a scatenarsi.

Felix, dal canto suo, si limitava a guardarsi intorno con gli occhioni sgranati. Non era mai stato in un posto del genere, uno in cui c'è poco da mangiare e molto da bere, e non sapeva ancora se ciò che vedeva gli piaceva. Aveva un motivo per essere lì, come ce l'aveva Minho, quello era certo. Peccato che il Motivo di Minho non era appena salito sul palco con indosso una camicia rossa e un'improbabile sciarpa a righe bianche e nere.

Minho rise di cuore quando vide Felix imbambolato, che fissava quella sua Stella di cui non aveva mai sospettato questo lato nascosto. Tromba che aveva appena imbracciato, togliendola dalla sua custodia, e tutto il resto.

Jisung, grazie al cielo, era vestito in maniera più consona, ma gli aveva fatto l'occhiolino prima che la musica partisse, e Minho si era letteralmente sentito diventare bordeaux. Per fortuna le luci basse nel locale avevano fatto in modo che nessuno lo potesse vedere.

Saltò fuori che i due ragazzi suonavano con alcuni musicisti. Una sorta di band, composta da un batterista, un bassista, Changbin con quella benedetta tromba, due coriste e Jisung, che proprio nel momento culmine della musica tradizionale che gli altri stavano suonando, aveva impugnato il microfono come un pugnale e si era esibito con qualche strofa rap scritta di suo pugno.

Era facile e divertente stargli dietro e seguire il suo ritmo, era facile e divertente perdersi in quell'atmosfera in generale. Minho si sentiva parte di qualcosa di magico, di una storia fantastica i cui personaggi, i ragazzi in piedi accanto alla porta con i capelli colorati e le giacche di pelle, la signora di mezza età in un lungo vestito blu che si era alzata e da sola aveva cominciato a ballare davanti al palco, la barista ventenne con un anellino al naso che preparava i suoi ordini ondeggiando la testa a ritmo di musica, lo stesso Felix, che batteva le mani a tempo con occhi brillanti, erano tutti governati dal ragazzo sul palco che si tirava indietro con una mano i capelli blu già sudati e sorrideva, un sorriso pieno che scopriva tutti i denti e assottigliava gli occhi, mentre saltava tra le coriste vestite con costumi tradizionali in contrasto con i suoi jeans strappati, mentre andava a dar fastidio a Changbin che lo mandava velocemente a quel paese senza perdere il controllo della tromba, mentre in un attimo era accanto al batterista, fingeva di menare un colpo al piatto e quello lo scacciava via bonariamente con la bacchetta.

Dopo un'oretta, a spettacolo finito, Minho poteva tranquillamente dire di aver passato una delle serate più belle della sua vita. Non aveva bevuto neanche un goccio della birra che Felix gli aveva chiesto di condividere, non si era alzato a ballare nemmeno una volta: era rimasto seduto ad uno dei tavoli accanto al muro, con le dita che tamburellavano ritmicamente sul legno e gli occhi fissi su una persona sola. Non poteva dire di essersi pentito di quella sera, neanche per un minuto.

-Ehi, Jisung-.

L'interpellato si voltò. Era seduto fuori insieme a tutti gli altri, che si godevano la loro sigaretta o il loro liquore mentre lui era lì, seduto senza nulla in mano, quando si alzò per salutare Minho. Cercò di dargli un veloce bacio, ma l'altro optò per un abbraccio: lo strinse forte e gli appoggiò la testa sulla spalla ossuta.

-Sei stato molto bravo-.

-Grazie mille. Felix cosa ne ha pensato?-

-Oh, sai anche tu cosa Felix ha guardato tutto il tempo.- se il concetto non fosse stato esaustivo di per sé, Minho accennò eloquentemente con la testa all'angolo in cui Changbin e pareva immerso in una fitta conversazione con il suo migliore amico.

Jisung sorrise. –Ovviamente. Allora, ragazzi- esclamò, attirando l'attenzione dell'intero gruppo. –Questo è Minho-.

-È la tua Stella?- chiese quello che sembrava essere il batterista, e Minho si vide scivolare visivamente nel panico prima ancora che Jisung avesse aperto bocca per rispondere.

Lo era? Certo che sì. Era pronto a fare il fidanzatino davanti a tutti? No, purtroppo quello no. Poteva anche aver deciso di tenere a quel ragazzo più di quanto gli fosse mai importato di chiunque altro, ma non voleva che tutto il resto del mondo lo venisse a sapere in quel momento e in quel modo. Neanche riusciva a dirlo a parole al diretto interessato, il meglio che riusciva a fare erano sporadici gesti d'affetto. Già si immaginava a dover negare il sì che Jisung avrebbe dato come risposta e a doversi vergognare nel fornire spiegazioni che non erano chiare nemmeno nella sua testa, quando-

-Non proprio. Ci siamo appena conosciuti, non ce la sentiamo di fare tutto di fretta. Tanto abbiamo tempo, no?-

Un coro di approvazione seguì le sue parole e Minho lo guardò con gli occhi sgranati. L'altro lo attirò per la vita e gli chiese all'orecchio: -Ho detto la cosa giusta?-.

Minho scosse la testa, incredulo, e seppellì il viso nella folta frangia blu. –Oddio, sì. Non so come, non sapevo neanche io qual era la cosa giusta, però sì, l'hai fatto. Come ci riesci?-

-Mi esercito per essere perfetto per te, un giorno-.

-Ma smettila!- Minho gli rifilò uno scappellotto sul braccio, ma stavolta non potè proteggere il rossore sulle sue guance dagli occhi voraci del suo migliore amico. –Cosa vedono i miei occhi- Felix fece finta di strofinarseli, ghignando –Lee Minho che arrossisce. Ragazzo mio, hai fatto miracoli- disse, rivolgendosi a Jisung. Quest'ultimo si passò una mano tra i capelli, sorridendo imbarazzato, e Minho decise che quella strana empatia che il suo migliore amico stava fissando con il quel ragazzo non gli piaceva. Per decidere invece se gli piaceva la sensazione di caldo al petto che quell'idea, quella di Jisung e Felix che diventavano amici e andavano d'accordo, gli provocava, decise di darsi un altro po' di tempo.

Mi sembra giusto dare qualche informazione sui retroscena: nel momento in cui sono entrata in questo locale di un paesino in Repubblica Ceca, e ho visto uno dei ragazzi con cui andavo a scuola suonare la tromba sul palco con una sciarpa oscena intorno al collo, ho deciso che quella storia doveva essere raccontata.
-vievie

YOUNGBLOOD - minsung.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora