Capitolo 7: "The Touch"

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In fin dei conti, in certi momenti, non puoi fermarti troppo a pensare. A volte bisogna solo cercare di agire nel migliore dei modi per affrontare la situazione. Harry trasse un profondo respiro, l'aria gelida che gli arrivò dritta ai polmoni. Come la realtà, anche l'aria era troppo rigida. Si strinse maggiormente nella sua felpa che fungeva da pigiama. Era seduto in una piccola amaca che lui e Niall avevano comprato e agganciato fra due alberi, sul lato destro del loro giardino, vicino lo steccato che separava una casa dall'altra. Il quartiere era sempre molto tranquillo, abitato per lo più da famiglie o studenti universitari che non avevano molti soldi, ma potevano permettersi un alloggio decente.
Harry si coricò per poter rivolgere il suo sguardo alle stelle che lo sovrastavano. Erano circa le due di notte ed in casa dormivano tutti beatamente. Louis dopo una doccia veloce si era infilato dei vestiti che il riccio gli aveva prestato e con riluttanza a sguardo basso aveva accettato di dormire in camera del più grande. D'altronde Harry sapeva bene come si trattassero gli ospiti, e non aveva intenzione di passare per una persona maleducata o poco accorta ai bisogni altrui. E poi lui era un tipo notturno, quindi non avrebbe poi sentito così tanto la mancanza del suo letto. I suoi piedi nudi divennero gelidi in poco tempo e il ragazzo si maledisse per non essersi portato dietro almeno una coperta. Aveva provato a riposare nel divano, ma i suoi pensieri erano troppo rumorosi e non volevano lasciarlo in pace, come sempre. Forse era una cosa comune a tutti gli artisti.

Louis era un bravo ragazzo, lo si vedeva da lontano. Il riccio non aveva dubbi su questo. Sentiva attorno a lui un'aura dai colori luminosi ma caldi. Emanava bontà e ti trasmetteva calma solo con un piccolo tocco. Ma c'era qualcosa che non quadrava. Non ricordava nulla di sé, il che era già abbastanza strano. Ma quello che aveva rivisto, per la prima volta, era stato proprio ciò che il riccio si era vagamente immaginato sotto la doccia. Infatti mentre le sue mani accarezzavano le sua pelle, si era ritrovato a chiedersi come fosse un ragazzo così bello da bambino, se fosse stato un tipetto calmo o uno scalmanato. Se la sua mamma lo avesse amato come meritava.
E in cucina, durante la cena, Louis gli aveva accennato di aver rimembrato proprio sua mamma. Era inutile mentire a se stessi, Harry dovette arrendersi alla verità. Tutto ciò gli incuteva ansia e un peso non indifferente sembrava improvvisamente essersi posato sul suo petto, non facendogli arrivare ossigeno sufficienza. Perciò aveva optato per l'aria notturna. Le pareti di casa sembrava cominciassero a stringersi attorno a lui. Si sentiva sopraffatto.

Non aveva idea di cosa fosse giusto e cosa no, ma perlomeno il suo istinto gli suggeriva di lasciare le cose al caso. Sentiva dentro di sé che la cosa più corretta era non forzare nulla.
"Se una cosa deve succedere, stai tranquillo che succederà Haz." Chiuse gli occhi al ricordo di sua mamma, che come sempre lo riempiva di lezioni di vita. Era cresciuto così, fra parole importanti dette con dolcezze, contornate da carezze.
"Non forzare nulla, altrimenti rovinerai tutto". Forse sua madre aveva ragione. Magari se avesse lasciato decidere al fato, non sarebbe andato tutto a rotoli. Nonostante si sentisse meno spaventato, decise di rimanere a dormire fuori. Si accoccolò su se stesso, stringendosi le braccia al petto e nascondendo le mani dentro la felpa. Non era proprio la stagione giusta per fare una cosa del genere, ma in quel momento niente gli sembrava giusto. Perciò strizzò forte gli occhi e cercò di non lasciarsi infastidire dal freddo. Solo dopo un'ora riuscì a prender sonno.

I raggi caldi del sole filtravano dalla finestra arrivando diretti al viso del giovane misterioso ragazzo che, infastidito, affondò il viso nel cuscino per sfuggire al risveglio. Lentamente però si ritrovò a prendere coscienza, quando strusciandosi nelle lenzuola bianche e profumate che lo avevano avvolto durante la notte, ricordò che quelle coperte non erano le sue, che il materasso morbido su cui stava riposando, non gli apparteneva e che quel profumo così buono e inebriante non era fruttato come la sua pelle. Lentamente aprì gli occhi, girandosi sulla schiena. Era di Harry. Tutto quello che lo circondava era di Harry ed anche i vestiti che indossava come pigiama lo erano. Si sedette piano, adesso molto più sveglio e cosciente. Improvvisamente non si sentì più così assonnato. Concentrandosi poté sentire anche un vago odore di pancakes, sinonimo che Niall o Harry fossero già svegli. Decise di prendere coraggio e di uscire da quel bozzolo che lo teneva al caldo. Non lo face solo perché era affamato, assolutamente. Lui era molto più nobile di così. I suoi piedi nudi, quando vennero a contatto con il parquet freddo, gli mandarono brividi ovunque. Comunque andò in bagno per sciacquarsi velocemente e fare pipì. I suoi capelli erano arruffati e i suoi occhi gonfi erano più blu del solito, ma non se ne curò. Scese in cucina e con sua sorpresa trovò Harry da solo in cucina, davanti al piano cottura che canticchiava e preparava la colazione. Il tavolo apparecchiato per tre e un grande piatto pieno di pancakes al centro. Una brocca di vetro lasciava ammirare a Louis il colorito aranciato della spremuta fresca.

𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝  𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora