"You're the habit that I can't break
You're the feeling I can't put down
You're the shiver that I can't shake
You're the habit that I can't break
You're the high that I need right now
You're the habit that I can't break"
-Louis TomlinsonNiall fece molta attenzione a non svegliare la sua ragazza quando cercò di districarsi dalla sua presa ferrea per potersi alzare dal letto. Senza far rumore scivolò fuori dalla stanza ancora buia per via delle finestre coperte dalle tende blu scuro.
Melissa era una ragazza un po’ pigra e sicuramente amava dormire. Inutile dire che Niall aveva capito a sue spese che non bisognava mai disturbare il suo sonno se non per motivi gravi. Fu per questo che sorrise alla sua figura delicata che si stringeva le coperte addosso, non percependo più nessun corpo caldo a tenerle compagnia.
I suoi capelli rossi sparsi sul cuscino come raggi di quel sole che era diventata nella vita di Niall. Il biondo si richiuse poi la porta alle spalle e si rivestì in bagno dopo essersi dato una lavata veloce. Ormai aveva molto di suo a casa della sua ragazza, quindi non era più scomodo e imbarazzante come le prime volte sgattaiolare fuori casa sua per andare a lavorare o per andare semplicemente a casa sua. Quando raggiunse il vialetto di casa sua la strada era silenziosa e le tende ancora tirate. Spense l'auto e rimase seduto a prendere un gran bel respiro. Dopo qualche momento si fece coraggio e uscì dalla macchina. Qualche istante dopo desiderò ardentemente ritornare indietro. Ebbe l'impulso di ritornare nel suo sedile e guidare verso Melissa per nascondersi con lei sotto le sue coperte.Ma no, non poteva farlo. Mettere tempo sarebbe solo stato inutile. Aprì il portone di casa piano e se la richiuse alle spalle con altrettanta delicatezza. Con un veloce sguardo notò come la cucina ed il salotto fossero vuoti. Nel ripiano della cucina ancora sani i cartoni della pizza che aveva comprato. La sera prima era tornato a casa per cena, come aveva detto ai due ragazzi. Ma quando aveva superato la soglia di casa erano quasi le nove di sera. La loro cena calda fra le sue mani. Aveva poggiato tutto sul bancone e poi aveva salito le scale per assicurarsi che fosse tutto okay. Ciò che aveva visto l'aveva scioccato non poco. Harry teneva un braccio attorno alla vita nuda di Louis che riposava sul suo petto scoperto. I loro capelli arruffati, le guance ancora rosse e i loro vestiti sparpagliati fino a davanti l'entrata della stanza. Un leggero lenzuolo bianco a coprire le loro gambe. Il quadro caduto per terra probabilmente per sbaglio. Rimase esattamente due minuti a fissare quella scena con la bocca aperta, poi aveva chiuso tutto dietro le sue spalle, aveva sceso le scale velocemente e afferrato al volo solo il suo cartone di pizza e si era precipitato da Melissa. Sicuramente l’ultima cosa voleva era essere presente per un loro eventuale secondo round o cose del genere. Ma adesso aveva la prova che forse davvero un secondo round ci era stato, perché a quanto pare non avevano nemmeno lasciato la loro stanza per notare che le loro pizze erano già arrivate. Inghiottì il suo nervosismo in un riflesso involontario. Incrociò le dita, pregando che Louis non fosse scappato via da Harry e che fosse ancora con lui.
“Ti prego, fa che quello non era un addio. Fa che entrambi abbiano accecato la verità delle cose e la stiano affrontando insieme. Ti prego, fa che io non debba raccogliere di nuovo i pezzi del cuore distrutto del mio migliore amico".
Salì le scale con il labbro fra i denti e mille preghiere fra i suoi pensieri. Con una mano tremante, aprì la porta della stanza da letto del suo coinquilino e per un momento credette di poter svenire. Erano ancora lì. Entrambi. Harry non era scappato. Louis era rimasto. I loro corpi erano intrecciate romanticamente e i loro occhi erano ancora chiusi e rilassati. Per la terza volta da quella mattina si chiuse la porta alle spalle e ritornò al piano di sotto, stavolta con una sensazione di relax e positività a riempirli il cuore. Ce l'avevano fatta.
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𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON
Hayran Kurgu[DAL TESTO]: Prese una manciata di colori e li sistemò sulla sua tavolozza. Voleva imprimere in quella tela bianca delle emozioni. Improvvisamente si sentì sopraffatto dal bisogno di disegnare e lasciò che le sue mani vagassero e dipingessero senza...