- Quanto tempo ho dormito? -
- Qualche ora. Hai avuto un brutto incidente di percorso mentre stavi tornando. -
- Grr... mi fa male tutto il corpo. Non riesco a muovere le gambe. -
- Evidentemente ti sei sforzato troppo durante il viaggio di ritorno a casa. Sei stato incauto e stupido. Non avresti dovuto rischiare la tua vita in questa maniera. É grazie alla signora Suzette se tu sei ancora tutto intero. - il tono di Felix divenne severo e cupo.
Il giovane provò a sedersi sul sottile materasso sul quale era stato appoggiato precedentemente: fece una smorfia di dolore, ma cercò di reprimerla con la poca forza che aveva in corpo.
- Non sei imbattibile, Aureus. - disse il fabbro, avvicinandosi a suo nipote – Non puoi pensare di andare contro bestie selvagge come draghi o grifoni. Se quella creatura ti avesse colpito con più forza, saresti potuto morire sull'istante. Avevi gravi ferite ovunque, ti avrebbe potuto uccidere un'emorragia. Che questo ti sia di lezione per le prossime volte. -
Il diciassettenne manteneva il suo sguardo chinato e non rivolse gli occhi allo zio: era arrabbiato.
Stava parlando di una situazione che non conosceva e che non avrebbe avuto modo di capire se non gli avesse lasciato il dono della parola.
Aureus detestava i discorsi fatti su argomenti dei quali gli altri non erano informati, perciò non apprezzava che si parlasse dei suoi sentimenti, siccome nessuno sarebbe stato in grado di cogliere il suo stato d'animo.
Ma lo faceva ulteriormente adirare doversi rendere conto che qualcuno lo avesse compreso nel profondo del proprio animo.
Non si faceva definire carta bianca, il ragazzo appariva con un lato diverso al passare di ogni secondo e desiderava sorprendere le persone con tratti che nessuno potesse mai neanche immaginare.
- Non chiamarmi mai più in quella maniera. -
Felix si girò di scatto: risultava turbato.
Era la prima volta che il ragazzo parlasse con così tanta serietà da sembrare intento a distruggere qualsiasi cosa gli capitasse davanti.
Non sapeva come reagire ad una situazione simile.
- Se, per una buona volta, evitassi di parlare da saccente, allora potresti avere più relazioni con gli altri. Non ho bisogno dei tuoi consigli da maestro di vita, me la cavo da solo. Ah, no, tu sei l'uomo che ha vissuto mille peripezie per giungere dove si trova adesso, tu sei l'uomo che fa tanto il gradasso su certe questioni, ma, in realtà, ha paura di avere un confronto che non sa reggere! -
Un rumore interruppe il discorso del giovane, il quale, restò ammutolito dalla scena.
Il palmo della mano di Felix aveva avuto un impatto contro la guancia del nipote, che osservava il suo parente con uno sguardo misto tra sorpresa e rabbia.
Il fabbro guardò le sue cinque dita, chiuse gli occhi e fece un grande sospiro.
Poi la vista ritornò tra i suoi sensi attivi ed iniziò a sbattere i pollici tra di loro velocemente.
Era nervoso.
Non aveva mai usato la violenza contro Aureus, farlo lo faceva sentire debole.
Preferiva risolvere le faccende con le parole, che con l'uso della forza.
Ciò era un altro elemento che segnava il contrasto etico tra i due. Secondo il suo modus vivendi, ogni rissa era un discorso tra uomini che non sapevano parlare.
STAI LEGGENDO
TOD: Atto I - Shadow may come.
FantasíaCorreva l'anno 828 nell'impero derundiano. Diventare un cavaliere non era solo un obiettivo per i giovani imperiali: rappresentava una vera e propria evoluzione mentale. Qui, in tale contesto politico e sociale, si articolò la figura di un fanciullo...