Inverno.

306 14 2
                                    

E anche in quel piccolo paesino l'inverno era arrivato. Silenzioso e invadente si era infiltrato nelle case e nelle vite di tutti senza neanche bussare, senza neanche avvertire. Negli armadi ritornavano i maglioni, i cappotti e sempre più studenti riprendevano la cattiva abitudine di passare gran parte dei pomeriggi distesi sul letto, con zero voglia di aprire libri, troppo stanchi per fare qualsiasi cosa. Sempre con la testa a girovagare nei ricordi delle estati precedenti, che di sedentario, come loro in quel periodo, non avevano avuto nulla. C'era chi era al suo primo anno di liceo o chi all'ultimo. C'erano volti felici, spensierati e c'erano volti spenti e ansiosi. C'era chi amava le giornate grigie come quella e c'era chi, invece, preferiva essere baciato sempre dai raggi del sole . Jeongguk, un adolescente come tutti gli altri, quella mattina, stava fermo alla fermata dell'autobus, con un volto di chi, lì, non voleva proprio starci. Accanto a se stava un gruppo di ragazzini rumorosi, allegri, spensierati che sembravano conoscerlo, ma nessuno di essi, in quella grigia mattinata osò rivolgergli la parola. E lui stava lì, con il viso metà coperto da una soffice sciarpa nera, che lasciava intravedere un paio di occhi scuri insonnoliti e delle guance arrossate per il freddo. 

L'autobus stava perdendo più tempo del solito ad arrivare e sempre più gente cominciava ad ammassarsi sotto il tettuccio della fermata. Così tanta che inevitabilmente egli finì in un angolino, con tutte le vie d'uscita bloccate e una ragazza davanti. La ragazza, prima girata di spalle, si voltò e cominciò a guardarlo attentamente. La ragazza, però, si rivelò un ragazzo con i capelli un po' lunghi. Il ragazzo, però, si rivelò carino seppur gli stesse vicino, fin troppo. 

Passarono i minuti, ma lo sconosciuto non voleva saperne nulla di spostare gli occhi su qualcos'altro che non fosse lui. Jeongguk odiava essere fissato, sentiva già il disagio crescere inesorabilmente dentro di lui. Si ritrovò a pensare se magari quel giorno avesse accostato male i colori dei vestiti tra loro o se stesse guardando qualcun'altro dietro. Impossibile, si disse. Quel giorno si era vestito interamente di nero, idea originale da parte sua, che non aveva nessun'altro colore all'interno del suo guardaroba, se non quello. Dopo fece un passo indietro e capì di essere decisamente all'angolo, perciò non poteva star guardando... "Ehi"... qualcun'altro. O magari era anche ceco e lui si stava facendo solo paranoie inut..."Ehi! Non vorrai mica perdere l'autobus, vero?" 

Tutti i suoi pensieri svanirono quando a distrarlo fu il ragazzo poco prima intento a fissarlo. Lo stava chiamando dall'ultimo scalino dell'entrata del bus. Jeongguk, stordito dal perché egli stesse parlando proprio con lui, non si movve e rimase a guardarlo non capendo la situazione. Un totale cretino, pensò l'altro, aspettando un qualsiasi movimento da quella goffa statua dalle sembianze umane. Lo aveva osservato abbastanza da poter dire che non sembrava un genio, non ne aveva proprio la faccia, ma non pensava neanche potesse essere così rimbambito. 

Nel frattempo l'autista si stancò di aspettare e rimise in moto, partendo. Bastò il rumore dell'accensione per far ritornare al mondo quel finto emo che, successivamente a un primo senso di smarrimento, si mise a correre per raggiungere la porta di dietro che con le gambe allenate che si ritrovava ci riuscì senza problemi. "Afferra la mia mano!" gridò il ragazzo con il mullet allungando le sue dita affusolate verso lo sventurato. 

Fu un attimo e i suoi piedi persero contatto con l'asfalto per poi incontrare il pavimento degli scalini del bus. Barcollò un po' all'indietro, ma l'altro lo strinse ancora di più a se per non farlo cadere fuori. Sarebbe stato un problema portarlo sopra il veicolo una seconda volta .        "Grazie" disse Jeongguk, balbettando un po' per l'affanno, un po' per l'imbarazzo.                "Nulla" rispose l'altro con un sorriso timido.

"Bene, ora che hai recuperato il tuo amico, TUTTE E DUE POTRESTE LEVARVI DA LA' DAVANTI? NON POSSO CHIUDERE SE CI SIETE VOI!" sentendo l'autista i due si spostarono un po' , in modo da permettergli di chiudere le porte e rimasero un po' in silenzio sotto gli occhi di tutti, finché non si accorsero di avere ancora le mani unite. Fu Jeongguk, che ancora con il cuore accelerato per la corsa, preso dall'adrenalina, si affrettò a staccarle bruscamente, chinando poi, la testa per l'imbarazzo. L'altro sorrise e con un po' di rossore sulle guance fece un passo di lato appoggiandosi ad un sedile per non perdere l'equilibro. 

L'autobus finalmente arrivò davanti la scuola e una volta aperte le porte tutti i ragazzi all'interno si affrettarono a uscire per dirigersi nell'atrio. Jeongguk una volta fuori, venne sopraffatto da diversi brividi di freddo e si alzò un po' di più la sciarpa, facendola arrivare fin sopra il naso. 

"Comunque piacere, sono Taehyung, Kim Taehyung." un largo sorriso entrò nella visuale del ragazzo infreddolito e per un attimo gli sembrò abbagliarlo. 

"Io sono Jeon Jeongguk. Scusami per questa mattina..." detto questo si portò le mani davanti la bocca e ci mandò sopra aria calda nel vano tentativo di scaldarsi e di scappare un po' dal suo sguardo. 

"Quindi... vai qua?" Taehyung indicò con un dito la scuola davanti a se. 

"Sì, pure tu?" voleva sapere un po' di più sul suo conto. Era carino e l'aveva aiutato. Sarebbero potuti diventare amici magari, ma da parte dell'altro partì una lieve risata. Forse si conoscevano già o avevano partecipato a qualche laboratorio insieme e lui non se ne ricordava. Oddio stava facendo proprio una figura di merd... 

"No, io ho finito la scuola da un anno ormai, lavoro al bar di fianco." e di nuovo indicò l'edificio di lato. 

Infatti, troppo bello per dimenticarne l'esistenza.

"Andavo nella tua stessa scuola, ci siamo scontrati qualche volta in corridoio, ma non ho mai avuto il coraggio di parlarti...questa è una situazione originale per iniziare una conversazione almeno" i suoi occhi erano fissi in quelli dell'altro.

"Non avevi...coraggio?" domandò.

"Già.." rispose semplicemente.

La campanella sarebbe suonata a momenti perciò decise di salutare Taehyung e di incamminarsi verso l'entrata sotto il suo sguardo attento, quando con una corsa lo raggiunse e gli porse qualcosa.

"Tieni, sono dei guanti" Taehyung prese i polsi di Jeongguk e con delicatezza glieli mise. Calò un silenzio imbarazzante e così sotto lo sguardo dell'altro disse solo: "Avevi le mani fredde...perciò ho pensato che un paio di guanti ti sarebbero potuti servire e a quanto pare i miei ti stanno alla perfezione perciò te li puoi tenere, io ne ho altri a casa, ne ho così tanti che non so più dove metterli ahah... quindi NON TI AZZARDARE A RIDARMELI...cioè..prendili come un regalo di nuova amicizia?? Ah non lo so, sono un imbranato in queste cose..." 

"Taehyung io-" 

"NO ZITTO! Ecco, non dovevo parlare, lo so. Rovino sempre tutto, ma in realtà non ho rovinato nulla, o non ancora almeno, ma se diventa qualcosa potrei rovinarla e io-"

"TAEHYUNG!" finalmente quella macchinetta la smise di scimmiottare parole senza senso e prestò attenzione all'altro.

"Grazie per il regalo, ma ora devo andare, è suonata la campanella" Jeongguk gli sorrise, il primo sorriso di quella mattina se l'era guadagnato quel tipo strambo.

"Hai ragione... allora ci vediamo al mio bar?" chiese speranzoso portandosi una ciocca ribelle dietro l'orecchio.

"Certo! Ci vediamo Taehyung" e con un largo sorriso il ragazzino scomparì dalla vista del maggiore che una volta arrivato al bar cominciò a darsi pugni in testa per quanto stupido fosse stato. Audace con le femmine, ma imbranato con i maschi? Un idiota.

Il ragazzino, invece, arrivato in classe, si sedette e cominciò la sua giornata normalmente. Ascoltò l'insegnante, perse un quarto d'ora di lezione di matematica stando in bagno, mangiò di nascosto tutte le ore, tutto come al solito. Tranne per il suo viso, che sotto quella grande sciarpa nascose per tutta la giornata un sorriso.

Arrivò la ricreazione e Jeongguk dovette togliersi i guanti per mangiare. Se li mise di lato in bella vista e li guardò attentamente.

Strano

Era stato fermo per tutta la mattinata eppure il suo cuore non aveva alcuna voglia di calmarsi.



Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

➤ kookv™Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora