Capitolo 3

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Nathan's pov

Quella stessa mattina riesco a ritornare in camera senza che Kyle o Luis si accorgano che me ne ero andato. Io e Morgan siamo rimasti a parlare fino all'alba e stranamente il mio migliore amico non è andato a correre. Beh, meglio così. «Primo giorno di college del secondo anno.» Il mio gemello circonda con le braccia prima le mie spalle e poi quelle di Kyle, avviandoci in caffetteria.

Mia sorella è già seduta, con quattro cappuccini davanti. Ha due occhiaie che fanno paura, ma appena ci vede le scappa un sorriso. Kyle si allontana per lasciarle un bacio sulla fronte e io e Luis ci guardiamo, facendo una faccia disgustata. È il nostro modo di prenderli in giro: ogni volta che si baciano davanti a noi, o dicono qualcosa di dolce, o se ne vanno mano nella mano; noi ci guardiamo e fingiamo di essere disgustati. Ma in realtà io non potrei essere più felice per loro, anche se adesso litigano ogni giorno e non solo la domenica, il giorno in cui i nostri genitori ci costringevano a vederci per forza.

«'Giorno.» Morgan scompiglia i capelli sia a me sia a Luis. «Ho preso per voi tre trogloditi un cappuccino a testa con doppia porzione di panna, come piace a voi.» Si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorride. «Mezz'ora ed iniziano i corsi. Non sono più nella pelle.»

Luis le inizia ad elencare per la quinta volta in due giorni tutti i professori più severi, i gruppetti da cui dovrebbe stare alla larga e i corsi migliori. Io e Kyle rimaniamo in silenzio, il mio migliore amico ascolta attentamente mio fratello, mentre io mi rilasso pensando a questi ultimi minuti di libertà. Poi inizieranno i corsi, dovrò studiare, avrò l'ansia per gli esami e chissà che drammi succederanno. Quando sono nervoso sarei capace anche di iniziare una rissa, ma fortunatamente non succede spesso.

Un ragazzo che avrà più o meno la nostra età, si avvicina ad ogni tavolo bisbigliando qualcosa. Lo guardo incuriosito, poi confuso quando si ferma al nostro tavolo. «Qualcuno di voi conosce Nathan Hill?»

Morgan si gira subito a guardarmi. Corrugo la fronte e guardo il ragazzo davanti a me. È alto, con un piercing al naso ed i capelli biondi e ricci. Gli occhi sono castani, grandi, e se si impegnasse potrebbe fare una faccia da cerbiatto niente male. Però non l'ho mai visto in vita mia, per cui non ho idea del perché mi stia cercando. «Sono io.» Mi schiarisco la voce. «Perché?»

Il ragazzo cambia subito espressione. Indurisce la mascella e parla con voce autoritaria. «Devi venire con me. Il direttore vuole vederti.»

«Il direttore?» Ripete il mio gemello, con espressione preoccupata. Diciamo che essere chiamato il primo giorno di college, del secondo anno, nell'ufficio del direttore non è esattamente il massimo.
Anche se con un groppo alla gola, annuisco e mi alzo, dicendo ai miei amici che ci vediamo tra poco. Spero.
Il ragazzo mi fa cenno di seguirlo, ma per fortuna nessuno in questa caffetteria ha capito i guai in cui sono dentro. Mentre camminiamo verso l'ufficio del direttore, penso a tutte le cose che ho potuto fare per essere richiamato. La conclusione è che non ho fatto assolutamente niente, quindi mi tranquillizzo un po'. L'anno scorso ero uno degli studenti con i voti più alti, quindi magari mi vuole parlare per quello.

Il ragazzo con il piercing apre una porta, appena arrivati in un corridoio isolato al piano di sopra. Immagino che sia qui l'ufficio del direttore.
Mi fa cenno di andare, così entro senza troppe cerimonie. Anche se non vorrei, so che devo, e meglio levarmi il pensiero. Se esistessi mi farei prendere ancora di più dal panico. Mi schiarisco la voce appena vedo un uomo sulla sessantina seduto alla scrivania. Ha le spalle larghe, una postura dritta come una corda di violino e degli occhi blu che mi trafiggono appena si accorgono di me. No, non vuole di certo farmi i complimenti per i miei voti. «Salve, signor direttore.»

Pagherei oro per avere in questo momento Luis di fianco a me. Ho sempre fatto tutto con lui, persino i casini al liceo, quindi sono abituato a finire nell'ufficio del preside con il mio gemello. Ma questo non è il preside e non c'è mio fratello. Dio, non ho capito neanche che diavolo ho fatto di sbagliato.
«Si sieda, Nathaniel.»

«È solo Nathan, in realtà.» Mi siedo sul bordo della sedia difronte a lui, in punta, pronto ad andarmene appena mi dilegua. Ho solo voglia di correre via da qui, perché qualunque cosa abbia combinato sono nei guai. Aspetto che il direttore parli, ma si prende tutta la calma del mondo. Fa scricchiolare le dita della mano sinistra, accende il computer, fischietta e così passano i primi cinque minuti. Il cuore batte così veloce nel mio petto che potrebbe venirmi un infarto da un momento all'altro. «Potrebbe dirmi perché sono qui, signore?»

Lui inarca un sopracciglio e si mette ad osservarmi, picchiettando con le dita contro il legno della scrivania. È incavolato nero e non ho la più pallida idea del perché. «Sono nuovo, signor Hill, ma prendo questo college molto seriamente. Non accetto persone che infrangono le regole e che si comportano come se questo posto li appartenesse. Capisco che lei è al college e che questo la scombussola, capisco che non vuole solamente studiare, ma quello che ha fatto è inaccettabile.»

«Non capisco.» Mormoro, schiarendomi di nuovo la voce. Non ho idea di che cosa sta parlando. O c'è un altro Nathan Hill, o non lo so.

«Lei è andato nel dormitorio femminile ieri notte, Nathan.» Vengo pervaso da un senso di colpa. E soprattutto, di vergogna. Anche se ero da Morgan, non oso immaginare che sta pensando lui adesso di me. «Le telecamere lo hanno ripreso chiaramente e grazie al suo viso siamo risaliti al nome.» Fa un sorriso glaciale, che mi congelerebbe sul posto se non fossi già immobile di mio.

Potrei dire semplicemente che ero andato da mia sorella, e probabilmente lui potrebbe capire. Ma per qualche strano motivo sento che metterei nei guai anche Morgan, perché è lei che mi ha fatto andare lì. I ragazzi non possono andare dopo le dieci nel dormitorio delle ragazze, e viceversa, neanche per questi casi. «Mi dispiace» Dico, quindi.
Ragiono sulle sue parole: le telecamere lo hanno ripreso. L'anno scorso non c'erano. Forse è per questo che non c'era la guardia, perché è stata sostituita dalle telecamere. Se è così, molti ragazzi finiranno nei guai proprio come me.

«Sono davvero sorpreso dal suo comportamento, signor Hill. I suoi voti sono eccellenti, ma non si può dire lo stesso del comportamento.» Mentre parla, sento un rumore dietro di me, come se qualcuno stesse aprendo la porta. Non mi giro perché è maleducazione, ma non riesco a trattenermi quando il direttore rivolge la sua attenzione a chi è entrato.  «Non ti ho per caso insegnato a bussare?»

Sull'uscio della porta c'è una delle ragazze più belle che abbia mai visto in vita mia. Ha i capelli ricci e scuri, gli occhi di un blu intenso, come quello del mare aperto. È più bassa di me, magra, ma ha le forme giuste. Mi lancia una veloce occhiata, poi concentra la sua attenzione sul direttore. «Pensavo che non fossi ancora arrivato. Terrorizzi gli universitari anche di prima mattina, adesso?»

Chiunque sia, ha tutta la mia stima per il coraggio.

~ Angolo autrice ~
E adesso sappiamo cosa ha pensato Nathan la prima volta che ha visto Autumn (scoprirete il suo soprannome tra pochissimo). Comunque niente panico: i capitoli non saranno sempre così, ovvero che gli stessi eventi non verranno mai narrati sia dal punto di Nathan sia dal punto di Autumn, perché mi rendo conto che è abbastanza scocciante rileggere le stesse frasi e situazioni due volte. Questa era un'eccezione, solo perché volevo che sapeste cosa ne pensa Nathan di Autumn e per spiegare bene come mai è finito nei guai. Grazie a tutti come sempre, buona giornata 🥰
-sil

Off limitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora