Capitolo 16

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Nathan's pov

Le sue labbra sulle mie. Le mie sulle sue. Mentre ho ricambiato il bacio non ho realizzato cosa stesse succedendo. A quanto pare avevo ragione: Summer non ha più autocontrollo, proprio come me. Abbiamo smesso di baciarci giusto perché il tizio che gestisce gli autoscontri ha iniziato ad innervosirsi. E adesso stiamo camminando mano nella mano, proprio come prima, come se non fosse successo niente. Però è successo e sento ancora la pressione delle sue labbra, la delicatezza con cui mi ha baciato. Nessuno mi ha mai baciato così, forse perché non ho mai desiderato così tanto una persona.

«Va tutto bene?» Le chiedo ad un certo punto, mentre ritorniamo verso la mia macchina. Sarà tardi, qualche ora indistinta del mattino, per cui tutte le attrazioni del luna park stanno chiudendo. I bambini non ci sono più, perché i genitori li hanno riportati a casa, e ci sono solo poche persone adesso. Se tra noi due c'è silenzio e non mi concentro sulle conversazioni degli altri riesco anche a sentire i grilli. «Sei silenziosa.» Ma la mia domanda è un'altra, una che spero che colga senza che io pronunci ad alta voce. Sei in silenzio perché non sai come dirmi che te ne sei pentita?

Autumn scuote la testa, tirando su con il naso. Solo in questo momento mi accorgo che è di nuovo sul punto di piangere. Non la stavo guardando perché ho paura di quello che vedrei riflesso nei suoi occhi, ma adesso mentre mi piange davanti non posso fare altro che fissarla e chiedermi cosa diavolo ho sbagliato. «Sono terrorizzata, Nate.» Corrugo la fronte e lei si stringe le braccia al petto, come se volesse abbracciarsi da sola. Io ho paura anche solo di muovere un muscolo, ho paura di rovinare tutto tra noi. «Thomas si vendicherà e ho paura di come. Sarebbe capace anche di venire tra qualche minuto fuori la mia porta per farmi una scenata.» Non nomina neanche il padre, forse perché in questo momento è più facile preoccuparsi del suo ragazzo che dell'uomo che avrebbe dovuto amarla di più al mondo, ma che di fatto non fa altro che trattarla male.

Mi mordo il labbro. Sarebbe da Thomas. Nella sua testa Autumn l'ha umiliato davanti a tutti, se ne è andata durante la festa e chissà cosa si sono detti prima. Ignoro il presentimento che se mi muovo faccio qualcosa di sbagliato e la abbraccio di nuovo. Non faccio altro che consolarla e ogni volta mi rendo sempre più conto di quanto lei sia forte. Potrà anche piangere tanto, ma resiste. Ed infondo è questo quello che conta sul serio. «Thomas non farà niente, Summer. Ci sarò io, okay?» E lei annuisce. Posso anche passare tutto l'anno fuori la sua porta come una guardia inglese, non m'importa. Quell'idiota non potrà alzare neanche un dito, o la voce, che il mio pugno sarà già sul suo naso. Così completo il lavoro di Morgan, almeno. Le lascio un bacio sulla fronte, scostandole alcuni capelli da davanti al viso, e cerco di fare un sorriso dolce. «Andiamo.»

Non sono mai stato a casa di Autumn, non ce ne è mai stato bisogno, quindi lascio che il silenzio in macchina sia rotto da lei che mi indica dove devo andare con la macchina. Il suo appartamento è a solo dieci minuti di auto dal mio college, circa mezz'ora a piedi. Summer non ha la macchina, così mi annoto mentalmente quella vocina che le vorrebbe chiedere se vuole un passaggio ogni mattina. Solo per passare dieci minuti in più con lei. Quando spengo il motore, si sta torturando le mani. Le intreccia tra loro, fa scricchiolare le dita e guarda fuori dal finestrino, come se cercasse qualcosa. Ci metto un po' a capire che sta cercando Thomas. «Tu... rimani con me?» Finalmente si gira a guardarmi. Vorrei baciarla di nuovo, levarle il dolore e la paura che sta provando solo per vederla sorridere un'altra volta. Dovrebbe essere il nostro giorno, questo, invece è terrorizzata a morte.

«Sì, Autumn, resto con te.» Mi porto una mano tra i capelli. «Non succederà niente.» Non ho idea se intendo tra noi o per Thomas. Certo, vorrei che succedessero cose tra noi, ma non quando lei sta così. E per quanto a Thomas spero sul serio che non si faccia vivo, in primis perché potrebbe dare ancora più di matto sapendo che io e Autumn dormiamo insieme. Ma sono sicuro che penserà a tutto tranne che abbiamo dormito.

Lei annuisce e mi prende la mano appena siamo vicini. Non prendiamo l'ascensore, ma saliamo le scale in silenzio e vicini. Summer trema quasi, mentre io penso a qualche stronzata da dire per farla ridere. Strano come ho sempre qualche battuta pronta, tranne adesso che mi sarebbero utili. Autumn prende dalla borsa le chiavi di casa e apre una porta massiccia, il che mi lascia sollevato. Thomas non può sfondarla neanche volendo. «Bene.» Summer si schiarisce la voce. «Questa è casa mia.» La prima parola che mi viene in mente, appena entro, è che è spoglia. Non ci sono quadri, non ci sono foto. C'è il giusto indispensabile per vivere. Un divano, una tv, un tavolino all'ingresso. La sua camera è più come me l'ero immaginata. C'è una foto, appesa vicino all'armadio. Riconosco una piccola Autumn sulle spalle di una donna giovane. Ha gli occhi blu come i suoi e i capelli ricci. È la fotocopia della ragazza al mio fianco. «È tua madre?»

Fa cenno di sì con la testa. «Almeno le assomiglio. Alcune volte mi guardo allo specchio e la rivedo.» Fa un sorriso nostalgico, triste. Non ho idea di come sia perdere un genitore. I miei stanno insieme dal tempo del college, a un paio d'ore da qui. Non sopporterei mai perdere mia madre o mio padre. Ma lei è forte, più di quel che crede.

«Autumn...» Inizio, ma lei mi interrompe con una mano alzata. Guarda tutto tranne che me. «So che ti aspettavi questo momento in modo diverso, Nathan. So che dovrei avere un sorriso a trentadue denti e praticamente saltellare in giro per casa per ciò che è successo tra noi. Mi dispiace tanto, lo giuro, ma io non riesco a non pensare a nient'altro se non a...-» Non finisce neanche e scuote la testa. «Farà male anche a te se scopre cosa è successo.»

«Summer, non me ne frega un accidenti di come dovresti sentirti. Non c'è un manuale che te lo impone o qualcosa del genere. Voglio che tu stia bene e che tu sappia che quel deficiente non si avvicinerà neanche a te. Sono qui, va bene? Non me ne vado. E non mi farà male. Se proprio succederà si troverà Luis, Kyle e Jasper che lo aspettano sotto casa.» L'ultima frase la fa sorridere e prima che lei  possa capire cosa sta succedendo, poso le mie labbra sulle sue. Adesso so che non rovinerò proprio niente. Lei mi piace, non ha senso negarlo. E ogni tocco tra noi è come una ventata di aria fresca dopo aver passato un'intera vita chiuso in un posto con poca aria.

«Mi piaci, Nate Hill.» Ha le guance arrossate mentre lo dice. «Voglio che tu lo sappia.» Sento il mio cuore sciogliersi un po'. Non prenderò mai più in giro Kyle quando sorride per qualcosa di dolce che gli dice Morgan. Adesso so cosa si prova. E vorrei provarlo ancora, ancora e ancora.

«Tu piaci a me, Summer.» Le nostre labbra sono di nuovo vicine, a separarci non è neanche il palmo di una mano. «Da morire.» Spero solo che quando la bomba scoppierà, perché so che succederà, lei si ricordi di questi momenti e delle mie parole.

~ Angolo autrice ~
Capitolo di sosta, so che è noioso ma era necessario. Vi ricordate quando ho detto che sarebbe comparso un ex personaggio di Mr. Arroganza? Signori e signore tenetevi forte, dal prossimo capitolo inizia il vero dramma con il suo arrivo :)

Off limitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora