Roma. La più antica città Italiana. Quando compì 16 anni espressi il desiderio di andare a Roma e poterla visitare e in quel momento,mentre i miei piedi toccavano il suolo Romano, mi sentivo come se veramente tutto, nella vita, potesse accadere.
Quella mattina mi ero svegliata alle 08:00 e con tutta la mia vitalità mi ero precipitata per un piccolo giretto, prima di presentarmi negli studi di Cinecittà. Vagai per le grandi e affollate vie Romane con gli occhi lucidi ed emozionati.
Tutto questo, dall’essere qui al dover affrontare un passo importante per la mia carriera, mi ricordava che nonostante tutto ero riuscita ad ottenere la mia vittoria.
Guardai l’orologio e mi accorsi che era arrivato il momento di porre fine alla Myra turista, e rivestire i panni della Myra professionale.
Chiamai un taxi, e in un attimo ero agli studi. Rimanevo sempre affascinata da queste cose, e questa non fu un’eccezione. Macchine e persone erano ovunque e io mi sentivo come se fossi un pesce fuor d’acqua fin quando la suoneria non mi risvegliò dai miei pensieri.
«Pronto?» Risposi senza guardare il mittente.
«Myra, brutta stronzetta. Come va a Roma?» Urlò Janice dall’altra parte del telefono.
«Jan!» Risposi contenta continuando a camminare alla ricerca dell’entrata. «Molto bene. Roma è bellissima. Sono agli studi.»
«Noo, com’è? Hai intravisto famosi?» Chiese con un pizzico di felicità nella voce.
«No, e anche se fosse, non ne conosco nemmeno uno.» Alzai le spalle. «Piuttosto, hai parlato con Adam?» Chiesi fermandomi davanti a quella che doveva essere l’entrata.
«Che c’entra Adam con i personaggi famosi?» Chiese dubbiosa.
«Oh, Adam c’entra sempre. È il tuo ragazzo.»
«Mmh….è passato solo un giorno, My. Stasera gli parlerò.»
«Sei sicura? Lo farai sul serio? Guarda che se mi menti lo verrò a scoprire.» La minacciai.
«Parola di scout.» Rispose.
«Ma quale scout?! Tu non hai mai fatto la scout.»
«E ma ho sempre sognato di dirlo. Non rovinare i miei sogni.» Sbuffò.
«Lo farai?» Chiesi dopo aver smesso di ridere.
«Lo farò.» Disse a tono basso, e mi immaginai che stesse annuendo.
«Perfetto.» Alzai gli occhi e notai Paul guardarmi. Mi salutò e io ricambiai sorridente. «Ora devo andare. Ci sentiamo dopo.»
«Si, si abbandonami per quei 5 ragazzi.» Rise. «Ciao amica.»
«Ciao bella.» Risposi e staccai la chiamata riponendo poi il telefono nella tasca del capottino.
Mi avviai verso Paul che mi salutò e mi accompagnò all’interno degli studi. Erano enormemente giganti. Senza qualcuno che mi indicasse la strada mi sarei sicuramente persa.
«Hai avuto modo di visitare Roma?» Chiese mentre mi camminava affianco.
«Si, ma solo qualcosa.» Mi sistemai meglio la borsa sulla spalla.
«Avrai sicuramente modo di visitarla meglio.» Mi sorrise e io ricambiai.
Arrivammo davanti ad una porta bianca con scritto sopra “One Direction”, Paul bussò e da dentro si udì un “Avanti” corale. Aprì la porta e dentro c’erano i ragazzi intenti a prepararsi.
Louis si sistemava i capelli davanti allo specchio, Zayn era chinato per legarsi le scarpe, Liam si sistemava la cravatta, Niall Accordava la chitarra ed Harry era seduto da una parte con il telefono in mano.
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The Interpreter
RomanceQuando due persone, con un differente linguaggio, voglio farsi capire si servono di un interprete. Ma per il linguaggio dell’amore, non si ha bisogno di nessun interprete.