«Harry…» Ansimai agitandomi sotto il suo tocco veloce e furtivo. «Harry, ti prego…» Piagnucolai cercando di sfuggire da sotto la sua presa.
Avevo riso di lui quando si era completamente sporcato di gelato la sua maglietta preferita e adesso mi ritrovavo a subire una tortura fastidiosissima, ossia il solletico.
«Prometti che non riderai più di me e ti lascio andare, My.» Mi disse col fiato sul mio collo.
«Te lo prometto, davvero. Ma lasciami andare.» Mollò la presa sui miei fianchi e io potei rilassarmi. Mi asciugai le lacrime dagli occhi e lo guardai facendogli la lingua.
«Sei proprio una bambina, My.» Scosse la testa avvicinandomi di più al suo petto.
Mi accoccolai su di lui e lo strinsi tra le mie braccia, stavo bene ed era uno dei pochi momenti di tranquillità che riuscivamo ad avere. Quella mattina era iniziata bene, e stava finendo discretamente bene. Harry ed Io dopo la nostra lunghissima passeggiata avevamo deciso di tornare al mio Hotel, e nonostante tutto con lui non mi trovavo mai a disagio, e non dovevo mai fingere di essere quella che non ero, perché lui riusciva a far si che il tutto fosse più che naturale.
«Pensavo a come sarebbe se venissi in tour con me.» Mi disse improvvisamente.
Alzai lo sguardo sul suo viso e lo vidi sorridermi, ricambiai e mi sistemai meglio così da poterlo vedere interamente. «Eleanor e Sophia a volte lo fanno. Voglio dire, non sarebbe sbagliato se anche tu venissi…» Alzò le spalle.
Sembrava così innocente e per un momento mi persi ad osservarlo, cercando di capire se fosse vero, se veramente fosse lì, sul letto, con me.
«Non lo so, non voglio immischiarmi nella tua vita…» Sospirai frustrata.
«Ma ormai ci sei già dentro.» mi baciò la testa.
Chiusi gli occhi e presi un lungo respiro per poi riaprirli e trovandomi ancora più disorientata di prima.
«È il tuo di sogno, non il mio…» Poggiai una mano sul suo muscoloso petto e baciai una delle sue rondini.
«Potrebbe diventare anche il tuo. Avresti un sacco di porte aperte e potresti lavorare con noi, per sempre.» Esclamò esaltato.
«Voglio riuscire a guadagnarmi tutto con le mie fatiche, non perché sono la tua ragazza…» Sbuffai allontanandomi leggermente da lui.
Velocemente mi tirò nuovamente verso di se. «Sei la mia ragazza?!» Chiese con un sorriso sornione in faccia.
Non aveva ascoltato mezza parola di ciò che gli avevo detto, e questo mi fece arrabbiare di più. Lui pensava solo a questo, mai a qualcosa di serio e importante. Solo questo.
«Non mi hai ascoltata. Riesci sempre a prendere le parole spicciole di un discorso, mai quelle serie.» Mi voltai contrariata dandogli le spalle.
Lo sentì sbuffare e avvicinare una mano alla mia vita. «So quel che hai detto.» Fece una pausa, e la stanza cadde nel silenzio più profondo. «Non voglio che tu mi usi per avere carriera, non almeno se non lo desideri anche tu.»
«E invece sembra proprio sia così. Sto bene con la mia vita Harry. Sto bene a Londra e sto bene anche con te. Perciò smettila di essere così, quando tornerai dal tour, mi ritroverai ad aspettarti a braccia aperte.» Mi alzai dal letto e rimasi ferma davanti a questo contorcendomi le dita e spelacchiando il maglione. «Quello di cui ho paura, è se tu sarai capace di aspettare.» Chinai il capo e mi senti come una morsa allo stomaco quando lo sentì sospirare e non dire nulla.
Dopo innumerevoli minuti di silenzio da entrambi, lui finalmente si decise a parlare. «Credi che io riuscirei, anche solo per un secondo di metterti da parte? Sto cercando di avere una relazione al di fuori dello spettacolo, una relazione con la quale potrei confrontarmi e sentirmi me stesso. Non sto cercando i riflettori con te, non li voglio. Sii per un attimo comprensiva nei miei confronti.»
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The Interpreter
RomanceQuando due persone, con un differente linguaggio, voglio farsi capire si servono di un interprete. Ma per il linguaggio dell’amore, non si ha bisogno di nessun interprete.