Lo specchio del bagno della mia camera d’hotel rifletteva la donna che ero diventata. Più mi guardavo e più mi accorgevo che ero cambiata.
Stavo indossando un vestito nero lungo con delle decolté tacco 12 anch’esse nere e mi meravigliai di tutto questo, tanto da dovermi chiedere dove fosse finita la Myra tutta scomposta e vestita così come capitava.
Qualcuno bussò alla porta risvegliandomi dai miei pensieri mi avvicinai e l’aprì lentamente, rivelando così un Harry elegantemente vestito. I suoi occhi mi scrutavano dalla testa ai piedi mentre il mio sguardo era sul suo corpo scolpito e fasciato dall’abito pressoché elegante. Harry lo era sempre, qualsiasi cosa mettesse, fosse anche una busta di plastica, era semplicemente e dannatamente elegante.
«Ciao My.» Disse sorridendomi.
«Harry.» Risposi ricambiando il sorriso, che non fu mai bello tanto quanto il suo.
«Vogliamo andare?» Mi porse il suo braccio e io annuì.
Prima di mettere la mia mano attorno al suo muscoloso braccio, mi allungai per prendere il capotto e la borsetta dall’appendiabiti affianco alla porta. «Andiamo.» Lo vidi annuire e insieme ci dirigemmo verso la sua auto parcheggiata proprio di fronte l’hotel.
«Dove mi porterai?» Chiesi sedendomi nella suntuosissima auto.
«Pazienta ancora qualche minuto e lo scoprirai con i tuoi occhi, My.» Mi rispose accendendo la macchina.
Un’improvvisa ondata di calore mi rivestì, slacciai il capotto, allacciai la cintura e mi riposizionai perfettamente nel sedile.
Harry era concentratissimo alla guida, con le braccia tese e le mani ferme sul volante. Mi fermai per qualche secondo sul suo viso, che trovavo sempre perfetto anche se spesso non lo era. Avevo in mente tantissime cose da dire, forse banali, ma almeno avrei rotto il ghiaccio, ma sfortunatamente nessuna di queste riusciva a venire fuori. Mi limitavo ad alternare lo sguardo tra il paesaggio e il suo corpo.
«A volte mi fai paura.» Sbottò improvvisamente risvegliandomi dai miei assurdi pensieri.
Lo trovai a guardarmi per un breve secondo dopo di che riportò lo sguardo sulla strada con un sorrisetto compiaciuto in viso.
«Per quale motivo farei paura?» Chiesi Sorridendo.
«Mi fissi come se stessi organizzando nella tua mente un omicidio. Dove io sono la vittima.» Rise.
Lo guardai scioccata. «O mio Dio!» Mi coprì la faccia con le mani. «Davvero pensi questo?» Chiesi non riuscendo più a trattenere le risate.
«Hai quella faccia da “Ti ammazzerò quando meno te lo aspetti”» Rispose tornando quasi serio.
«Harry!» Lo richiamai «Non puoi dire questo al nostro primo appuntamento.» Mi imbronciai, ma ero comunque nella fase scherzosa.
«È un appuntamento?» Chiese girandosi e sorridendomi. Bastardo.
«Beh…Io…» Ero in un evidente imbarazzo.
Harry spostò la mano dal volante e l’appoggiò delicatamente sul mio ginocchio e strinse la presa leggermente. «Lo è.» Mi guardò per sorridermi e poi ritornò a guardare la strada.
Ogni parte di me, qualsiasi parte di me, fu attraversata improvvisamente da un calore inspiegabile. Cos’erano queste scintille che sentivo, cos’era tutto questo? Come potevo veramente essere interessata a lui. Non lo conoscevo così bene, eppure mi sentivo come se lo conoscessi da tutta una vita.
La macchina si fermò accanto ad un ristorante perfettamente illuminato. Spalancai gli occhi quando mi ritrovai di fronte a tutta quella bellezza.
«Ti piace?» Mi chiese slacciandosi la cintura.
STAI LEGGENDO
The Interpreter
Любовные романыQuando due persone, con un differente linguaggio, voglio farsi capire si servono di un interprete. Ma per il linguaggio dell’amore, non si ha bisogno di nessun interprete.